Tempi duri per gli amanti dell’Happy Meal di McDonald’s, almeno per quelli residenti a San Francisco. I ristoranti della città non potranno più distribuire pupazzetti e giochini con i menù speciali per i bambini, a meno che i suddetti pranzi non si mantengano sotto le 600 calorie, i 640 milligrammi di sodio e il 35% dei grassi. Traguardo impossibile per la maggior parte dei menù distribuiti dal colosso dei fast food.
La decisione è stata presa dal San Francisco Board of Supervisors e va nella direzione di altri provvedimenti, come la campagna lanciata da Michelle Obama, per arginare il problema dell’obesità, che in America ha raggiunto livelli preoccupanti, visto che in alcuni Stati supera addirittura il 30%.
Anche l’Italia, in teoria culla della dieta mediterranea e patria del mangiare sano, i bambini in soprappeso sono in continuo aumento. Secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione mondiale della sanità relativi al nostro Paese, più di 1 bambino su 5 tra gli 8 e i 9 anni è obeso (21%) e quasi 1 su 2 è in sovrappeso (45,6%), con una percentuale più elevata nei bambini (48,8%) che nelle bambine (42,2%). Colpa degli stili di vita: troppa tv, poco movimento spontaneo (andare a scuola a piedi, giocare in cortile), alimentazione scorretta.
È lecito chiedersi se provvedimenti come quello di San Francisco siano davvero efficaci per contribuire a invertire questa tendenza. Lo abbiamo chiesto a Gabriele Buracchi, nutrizionista e psicologo, autore di diversi volumi e di un curioso gioco interattivo, lo “schifezzometro”, per insegnare a bambini e a loro genitori l’impatto sulla salute del “cibo spazzatura”: “Sono pienamente d’accordo con l’iniziativa del San Francisco Board of Supervisors. Certo non basta, ma è un segnale importante in una società come quella occidentale, dove mangiare cibi pronti di non sempre eccellente qualità è un’abitudine. Quanti si rendono conto che merendine, bibite e in generale il cibo spazzatura ha effetti devastanti sull’obesità? Pochi a giudicare dalle facce dei genitori che incontro in ambulatorio: quando dico loro che i grassi idrogenati, anche quando non fanno immediatamente ingrassare, si “spalmano” sulle arterie dei propri figli cadono letteralmente dalle nuvole”.
Eppure, anche quelle mamme che organizzano la festa di compleanno dei figli nei fast-food sanno bene che l’hamburger e le patatine (fritte giustappunto nei grassi idrogenati), non fanno bene alla salute. Però si pensa che sgarrare una volta ogni tanto non sia un gran problema: “Nessuno è mai morto per un pranzo da McDonald’s, è chiaro – sottolinea Buracchi -. Ma la cosa grave è il messaggio educativo che passa. Se da bambino ti ci portano una volta ogni tanto, diventa un comportamento normale ed è probabile che, diventato adolescente, tu ci vada tutti i giorni. Negli Stati Uniti anche alcune mense scolastiche sono affidate queste grandi catene del fast food. Nessuno ci trova niente di strano”.
Un’ipotesi che farebbe sorridere un qualunque genitore italiano. Ma che non è poi così fantascientifica se pensiamo che, non più di un anno fa, l’allora ministro dell’Agricoltura Luca Zaia compariva in pubblico con un grembiulino di McDonald’s per lanciare “McItaly”, il primo panino con ingredienti made in Italy della catena. Panino poi definito “orrendo” dal critico gastronomico del “Guardian”.
Secondo Buracchi, il problema è quindi culturale, prima che alimentare: “Nei quartieri di alcune città (per esempio la mia, Firenze), l’area giochi di McDonald’s è l’unica possibilità per far giocare i bambini al coperto negli interminabili pomeriggi d’inverno. In questo senso proibire i gadget è doveroso, ma insufficiente”.
Tanto più che stiamo parlando di cibi studiati per piacere ai bambini, con o senza giochino.
Alberta Cremonesi
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