Da sempre gli esseri umani trasformano le piante che coltivano per migliorarne le caratteristiche e renderle più appetibili. Un progresso di millenni che negli ultimi anni è stato accelerato da nuove tecnologie. L’ultimo successo in questo campo è il sistema CRISPR/Cas, un metodo ideato pochi anni fa dai gruppi di ricerca di Jennifer Doudna ed Emmanuelle Charpentier. Si tratta di una proteina, guidata da un tratto di Rna “navigatore”, che permette di intervenire su un punto preciso della sequenza di Dna di un organismo per modificarlo. È una specie di “forbice molecolare” che “ritaglia” le caratteristiche desiderate di un essere vivente, in questo caso una pianta. Una vera rivoluzione su cui si è concentrata la ricerca: uno degli studi più recenti mostra come sarebbe possibile utilizzare il polline per veicolare le modifiche desiderate nelle piante su cui è più complesso intervenire.
Quello che troveremo tra qualche anno sui banchi del mercato dipenderà anche dai successi di questa tecnica che, nonostante difficoltà e ostacoli legislativi, potrebbe rivoluzionare l’agricoltura. In termini letterali, i prodotti ottenuti con CRISPR/Cas, o con altre tecniche di editing genetico, sono geneticamente modificati, anche se con metodi molto diversi da quelli usati per i vegetali Ogm ora in produzione. “Tecnologie di questo tipo permettono di cambiare anche singole lettere del codice genetico, non solo frammenti di Dna di migliaia di lettere, come si faceva per gli organismi transgenici”, spiega Aldo Ceriotti, direttore dell‘Istituto di Biologia e biotecnologia agraria del Cnr. Si tratta di un intervento che non lascia traccia. “Le piante ottenute con questo sistema non contengono materiale genetico di altre specie, e non sono diverse da quelle sviluppate in millenni di storia dell’agricoltura”, aggiunge Mario Pezzotti, presidente della Società Italiana di Genetica Agraria.
In altri termini, si potrebbero ottenere in tempi brevi risultati più efficaci di quelli ottenuti con le piante che sono alla base della nostra alimentazione, create in millenni di “selezione innaturale” realizzata attraverso incroci, o in tempi più recenti trattando i semi con sostanze chimiche o radiazioni per poi scegliere le più utili tra le mutazioni emerse. “CRISPR/Cas, per esempio, permette di trasferire caratteristiche interessanti rinvenute in una pianta che non può essere incrociata con quella su cui si sta lavorando”, spiega Ceriotti. O di recuperare alcuni tratti degli antenati delle piante moderne persi nel processo di domesticazione, come la resistenza a stress ambientali.
E se il costo elevato della ricerca sugli Ogm ha orientato il mercato verso prodotti di largo consumo come mais o soia, la relativa semplicità di CRISPR/Cas potrebbe assicurarne un uso più democratico e diffuso. Sono già in arrivo dei funghi champignon che non anneriscono tagliandoli, si sta lavorando sui pomodori e in prospettiva ci sono altre novità interessanti: “In Europa oggi la vite oggi occupa il 7% delle terre coltivate e richiede il 65% dei fitofarmaci usati in agricoltura”, ricorda Pezzotti. “Renderla resistente ai parassiti vorrebbe dire ridurre drasticamente l’uso della chimica e rendere la coltivazione più sostenibile”. Il Cnr partecipa invece a un progetto internazionale sul frumento con l’obiettivo, spiega Ceriotti “di identificare le proteine del glutine associate alla celiachia, e in prospettiva di rendere possibile una modifica che renda il frumento adatto ai celiaci”.
Ovviamente il procedimento non è semplice: ci sono tratti controllati da pochi geni, ma altri sono molto complessi. L’obiettivo è sfruttare una tecnica efficiente e relativamente economica per ottener e piante produttive e resilienti, in grado di fare fronte ai mutamenti climatici. Sperando che il nuovo metodo sia all’altezza delle aspettative: “È sicuramente più preciso di altri sistemi già disponibili”, assicura Ceriotti, “e consente di velocizzare il miglioramento genetico in modi difficilmente immaginabili fino a poco tempo fa“.
Le difficoltà però non sono solo di ordine scientifico. E se negli Stati Uniti – e in Canada – la ricerca procede in Europa lo scenario è meno sereno, visto che la Corte di giustizia dell’Unione Europea ha riconosciuto questi organismi come Ogm – “basandosi unicamente sul metodo con cui sono ottenuti”, osserva Ceriotti – col risultato di impedirne la produzione e limitare la sperimentazione . “Abbiamo una legge non attuale, nata quando questa tecnologia non era nemmeno ipotizzabile”, sostiene Pezzotti. “Non utilizzare CRISPR significa lasciare l’innovazione ad altri”. Sapendo, per di più, che quando arriveranno le piante realizzate con la nuova tecnologia non saremo in grado di tracciarle, perché sarebbero uguali a quelle ottenute attraverso mutazioni somatiche spontanee.
“Non possiamo permetterci il lusso di perdere tempo”, si legge nel documento con cui un gruppo di scienziati europei chiede una revisione della direttiva. “Se CRISPR/Cas potesse essere applicata in modo diffuso, senza passare attraverso le complesse e costose verifiche richieste per gli Ogm, anche istituti di ricerca o piccole aziende potrebbero utilizzarla, e il ventaglio di varietà disponibili aumenterebbe”, ricorda Ceriotti. In caso contrario, rimarrà nelle mani di poche grandi aziende, e il numero di prodotti con caratteristiche nuove che arriveranno sul mercato sarà più limitato.
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giornalista scientifica
Mi auguro che la tecnica Crispr sia applicata su larga scala e pubblicizzata
Spiace vedere su questo sito un articolo che promuove gli OGM CRISPR/Cas. OGM perché riconosciuti come tali dall’unione europea dietro indicazione di un gruppo di scienziati con pari dignità di quelli citati nell’articolo. Ma le cui voci non compaiono in questo articolo.
Le nuove tecniche di Mutagenesi ed Editing genetico sono complesse e variegate, da non generalizzare sia in negativo, sia in positivo e senza le opportune differenziazioni e campi d’impiego.
Serviranno attente analisi/controlli e distinzioni, per non classificare tutto ingiustamente e scorrettamente nella categoria dei classici ed obsoleti OGM, come ha purtroppo sentenziato la Corte di giustizia europea.