Dietrofront del Ministero della salute sul ruolo del lisozima utilizzato nella produzione del Grana Padano che l’Italia considera un coadiuvante tecnologico e non un additivo della categoria dei conservanti. Il sottosegretario alla Salute Luca Coletto, in risposta alle interrogazioni dei parlamentari Davide Zanichelli (M5S) e Antonella Incerti (Pd), che chiedevano chiarimenti in seguito alle polemiche scoppiate nei mesi scorsi intorno al “caso lisozima”, con tanto di ricorso al Tar del Consorzio del Parmigiano Reggiano, ha detto che la decisione ultima spetta all’Europa
La “promozione” da additivo alimentare a coadiuvante tecnologico era stata avallata dal Ministero della salute guidato dalla ministra Beatrice Lorenzin, l’8 maggio 2018 con una circolare. Il Consorzio di tutela del Grana Padano aveva chiesto il passaggio di categoria al Ministero, sostenendo che a fine stagionatura (dopo circa 9 mesi), quando il formaggio raggiunge gli scaffali dei supermercati, il lisozima non esercita più la funzione conservante e quindi va considerato un coadiuvante. L’assenza di rischio microbiologico è dovuta alla minore umidità, alla maggiore concentrazione di sale e alle modifiche chimiche dell’impasto.
Un coadiuvante tecnologico è una sostanza utilizzata temporaneamente durante la lavorazione e per questo motivo alla fine del processo possono rimanere solo alcune tracce nel prodotto finito. A differenza degli altri coadiuvanti, però, i 12,5 g di lisozima d’uovo aggiunti in ogni forma di Grana Padano restano sino al termine della stagionatura.
La nota del Ministero ha permesso per diversi mesi, di etichettare il Gran Padano come “senza conservanti”, con un evidente vantaggio di marketing (anche se il lisozima d’uovo doveva comunque essere indicato in etichetta perché rientra nell’elenco degli allergeni). Questa situazione ha mandato su tutte le furie i produttori di Parmigiano Reggiano, che invece producono il formaggio senza l’impiego di additivi e conservanti e, insieme a Trentingrana, erano gli unici a poterlo vantare in etichetta.
Ora è lo stesso Ministero a fare marcia indietro, dichiarando che “le determinazioni finora assunte dal Ministero non possono in ogni caso mettere in discussione l’applicazione della disciplina di stretta derivazione comunitaria, che regola la materia dell’etichettatura degli alimenti”. Insomma, quanto deciso da Roma non può scavalcare la normativa europea sulle etichette, dove si stabilisce che il lisozima è un additivo identificato dalla sigla E1150. Al Consorzio del Grana Padano non resta che portare la sua battaglia in Europa.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
La Ministra Grillo è evidentemente una persona seria al contrario della Lorenzin, poi certo ci sono i sottosegretari, i tecnici e le varie commissioni.