I ricercatori dell’Università scozzese di Stirling stanno conducendo un esperimento che potrebbe avere importanti ricadute sull’industria dell’allevamento di salmoni. La ricerca riguarda mangimi arricchiti con acidi grassi omega 3 provenienti da una pianta, la Camelina sativa, geneticamente modificata.
L’idea nasce da una constatazione drammatica: negli ultimi dieci anni il quantitativo di omega 3 nei salmoni allevati si è dimezzato, a causa del progressivo venir meno delle acciughe e degli altri pesci utilizzati fino a poco tempo nei mangimi. Questi pesci sono infatti sempre meno disponibili, anche a causa dei danni all’ambiente arrecati proprio dall’acquacoltura intensiva. In un precedente studio, gli stessi ricercatori avevano dimostrato che nel 2010 una porzione di salmone da 130 grammi forniva 3,5 grammi di omega 3 (una quantità molto vicina alla dose giornaliera raccomandata). Le cose sono però cambiate, tanto che la concentrazione nel 2016 era dimezzata.
In natura, i salmoni ricavano gli omega 3 dai pesci di cui si nutrono e li concentrano in quantitativi che rendono la loro carne una delle migliori da questo punto di vista. Per questo motivo negli allevamenti per molti anni sono stati utilizzati mangimi particolarmente ricchi in pesci poco apprezzati nell’alimentazione umana, ma con un’elevata concentrazione di acidi grassi omega 3, come le acciughe. Il sistema oggi non regge più. Se anni fa l’80% dei grassi della dieta dei salmoni proveniva da altri pesci, ora questi ultimi rappresentano non più del 20% del totale. Per questo si stanno cercando alternative in modo da assicurare un elevato apporto di acidi grassi “buoni” nella carne. La proposta dell’Università scozzese di Stirling potrebbe essere tra le migliori, visto che, come si legge in molti studi pubblicati dallo stesso gruppo, i test di laboratorio dimostrano che gli omega 3 provenienti dalla Camelina sativa geneticamente modificata vengono assorbiti come quelli derivati dai pesci.
Ma ci sono diversi ostacoli su questo percorso. In Europa e nella stessa Gran Bretagna non tutti gli Ogm sono autorizzati, e se anche lo fossero, l’opinione pubblica europea potrebbe non accogliere positivamente la soluzione del mangime Ogm. È anche vero che, dopo la conclusione del processo della Brexit, il governo inglese potrebbe decidere diversamente rispetto alla UE. In ogni caso anche se l’Europa rifiutasse la proposta, altri mercati come quello americano sarebbero disponibili ad accettare i salmoni.
Poi ci sono obiezioni più radicali che riguardano l’idea stessa di acquacoltura, a causa dei danni all’ambiente e dell’enorme consumo di risorse. La crisi dei salmoni, secondo una parte degli esperti interpellati, potrebbe rappresentare un’occasione per ripensare tutto il sistema, e non dovrebbe essere aggirata cercando soluzioni temporanee, e sempre improntate a pratiche intensive. Nello scenario ipotizzato dai ricercatori britannici, infatti, ci vorrebbero nuovi campi, presumibilmente estesi, di Camelina sativa modificata, che potrebbero rubare ulteriore spazio e risorse alla biodiversità e alle specie autoctone in Gran Bretagna e non solo.
In natura gli omega 3, molto importanti per la salute, si trovano nei cavoli e nei vegetali a foglia verde scuro, nella soia e nei prodotti derivati come il tofu, nella colza, nelle noci e simili, nei semi di lino e i loro derivati. Il problema è che nessuno di questi alimenti assicura i quantitativi che si possono ritrovare nei salmoni. Per questo la questione dei livelli di omega 3 nelle carni del pesce è così importante, e si continuano a cercare soluzioni, come ad esempio l’allevamento di salmoni “giganti” geneticamente modificati, già in vendita in Canada.
Il futuro dei salmoni per l’alimentazione umana difficilmente potrà evitare le modifiche genetiche, ma resta da vedere quali proposte verranno considerate migliori per la salute umana, animale e per quella del pianeta.
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Giornalista scientifica
“Il futuro dei salmoni per l’alimentazione umana difficilmente potrà evitare le modifiche genetiche, ma resta da vedere quali proposte verranno considerate migliori per la salute umana, animale e per quella del pianeta.”
Non concordo con questa conclusione e visione pessimistica sulle sorti degli allevamenti per diversi motivi, di cui il primo è che non è obbligatorio ne accettato dalla stragrande maggioranza dei consumatori, la modificazione genetica ne l’alimentazione con mangimi OGM.
Ci sono altre strade per alimentare e selezionare le razze e gli alimenti più adatti per nutrire gli animali allevati e quella OGM è veramente la peggiore, oltre che una vera incognita scientifica sugli sviluppi futuri non prossimi, ma sul lungo e lunghissimo periodo.
Forse la nuova tecnica della mutagenesi, senza innesti di geni estranei alla specie, potrebbe essere una via percorribile ed accettata, ma c’è ancora molta strada di ricerca da fare e se si faranno giuste scelte d’indirizzo senza penalizzare la ricerca scientifica con decisioni poco comprensibili, come quella recentemente emessa dalla Corte di Giustizia Europea in tema di etichettatura.
Mi chiedo il perchè di tutto sto casino quando gli omega 3 si trovano naturalmente in noci, olio e semi di lino, semi di canapa, alghe e via dicendo.
In effetti l’unico vero vantaggio del salmone è che è buono e ha poche spine. Per quanto rigurada gli omega 3 occorre vedere la quantità di polinsaturi e in particolare di LA e ALA. I polinsaturi si trovano anche nelle aringhe 2,61/100g nel capitone 5/100g e nelle noci 40/100g. Basta quindi mangiare 3 noci (6 gherigli 24g medi) per assumere la quantità di riferimento di LA e ALA pari a circa 9g di acidi polinsaturi. Costo circa 17-18 centesimi di €.
E poi senz’altro da valutare quanti di questi acidi grassi Omega 3 rimangono a fine cottura!
Ma per l’essere umano è assolutamente necessario mangiare salmoni?
Ai salmoni sono forniti anche mangimi con olio di palma, basta fare una piccola ricerca nelle pubblicazioni . Oltre a quello, si usano oli di colza, di lino, soia e altri compresa la camelina (o capelina). Nell’ultimo periodo si passa al pesce per ripristinare un po’ gli omega 3. E’ interessante il fatto riportato in diverse ricerche che i salmoni alimentati con oli vegetali i contenuti di diossine sono più bassi di quelli alimentati a solo pesce.
Non sono d’acccordo con l’idea che la modifica genetica dei salmoni sia l’unica via. Lo è se si pensa solo al profitto e agli animali da allevamento come cose.
Lavoro nel settore e mi chiedo perché non educare a un consumo alimentare vario, dove alcuni alimenti come il salmone sono saltuari, costano cari e sono più i meno selvatici.
Gli omega 3 come ben spiegato nell’articolo, sono in molti altri alimenti, quindi quale senso ha trasformare l’allevamento del salmone in un’industr se non per soldi? E quando questa si rivela fallace cercare una soluzione ancora peggiore è non ripensare il tutto?
Concordo su tutto, purtroppo l’iniziativa sul cosa fare o non fare è sempre degli imprenditori produttori che investono per fare business e non sicuramente nelle migliori scelte dietetiche ne salutari.
Sta’ a noi consumatori meglio informati e soprattutto ai nutrizionisti liberi da conflitti d’interesse, indirizzare le produzioni verso quei prodotti, che prima di tutto non sono dannosi per la salute e se possibile migliorino anche lo stato generale di benessere con prevenzioni ed integrazioni utili.