“Perché non pubblicate le notizie sugli interventi dei Nas quando riguardano sequestri di prodotti alimentari?” La domanda posta alla redazione da Luca è comprensibile, anche perché le azioni portate avanti dei carabinieri del Nas sul fronte alimentare sono frequenti, basta solo ricordare quelle della settimana scorsa. A Rovigo durante un controllo presso una ditta di autotrasporti, i carabinieri hanno sottoposto a sequestro amministrativo oltre 6 tonnellate di prodotti ittici freschi (salmone, totani, pesce spada e tranci di tonno per un valore di circa 100 mila €) perché le etichette non riportavano le informazione in lingua italiana e la merce non aveva la pre-notifica dell’Ufficio veterinario. In provincia di Cuneo, in un pastificio i Nas hanno rilevato gravi carenze igienico-sanitarie per la presenza di sporcizia e residui di lavorazione in locali che sono stati chiusi in attesa del ripristino dei requisiti igienico-sanitari. A Caserta una nota industria dolciaria italiana ha accusato di truffa e ricettazione un dipendente, perché in modo truffaldino ha convinto l’azienda a ritirare dal mercato cioccolatini e snack di un marchio diffuso tra i bambini per destinarli alla distruzione. Il dipendente ha quindi collocato presso due ditte di prodotti dolciari gli snack ritirati che hanno guadagnato complessivamente 57 mila €. A Salerno, invece, le autorità hanno sottoposto a sequestro amministrativo circa 10 tonnellate di soia Ogm priva di documenti sulla tracciabilità e hanno contestato al titolare la non corretta registrazione dei fitofarmaci, elevando una sanzione di circa 1.800 €.
Il problema è che i Nas nei comunicati non indicano il nome delle aziende, degli imprenditori, delle catene di supermercati o degli esercizi commerciali implicati e questo rende la notizia poco interessante per i lettori. L’informazione sarebbe invece utile ai consumatori, per meglio intendere la serietà degli operatori coinvolti. Paradossalmente vengono identificati e resi noti i nomi dei responsabili di reati come furti e truffe, anche di modesto valore, e non sono diffusi i marchi e le imprese che talora mettono a rischio la salute pubblica (!)
Un altro aspetto su cui riflettere è rappresentato dall’incertezza della punizione in sede penale. L’allora sostituto procuratore presso il Tribunale di Torino, Raffaele Guariniello, invocò a lungo l’istituzione di sezioni dedicate ai reati alimentari ma il progetto è rimasto inascoltato. Adesso molti procedimenti si perdono tra le migliaia di fascicoli che incombono sulle Procure e i Tribunali d’ogni parte d’Italia e spesso arrivano a giudizio in prossimità del termine di prescrizione, che è particolarmente breve per i reati di tipo contrvvenzionale (come quello di cui all’articolo 5 della legge 283/1962).
L’altro elemento ancora più importante è che buona parte di questi interventi, quando arrivano davanti al giudice si risolvono in un’assoluzione o in una multa di poche migliaia di euro. A lasciare davvero l’amaro in bocca è che la procedura penale non prevede che i Nas seguano la vicenda e quindi non si conosce la fine della storia. In teoria un decreto di 32 anni fa (conosciuto come “legge sul metanolo” del 7 agosto 1986, n. 462) obbliga il Ministero della salute a pubblicare ogni anno sulla Gazzetta ufficiale e sui giornali le sanzioni passate in giudicato relative ai reati alimentari. Per vari motivi, dal 2013 l’elenco delle sentenze non viene pubblicato.
Insomma, i controlli alimentari in Italia ci sono e sono anche tanti. Il più delle volte le vicende si risolvono con multe poco rilevanti e i soggetti coinvolti restano sconosciuti al pubblico. Anche quando la vicenda finisce davanti al giudice, e il soggetto a distanza di qualche anno dall’incidente viene riconosciuto colpevole, sempre che il reato non cada in prescrizione prima che venga emessa la sentenza definitiva. A maggior ragione ove si consideri che i nomi dei responsabili sono oscurati tramite ‘omissis’ nelle sentenze rese pubbliche in rassegne giurisprudenziali.
Il costo della sanzione è quasi sempre inferiore alla parcella dell’avvocato. Anche in questo caso però le possibilità che la notizia venga diffusa è molto remota. Per tutte queste ragioni gli interventi dei Nas sono forse efficaci ma bisognerebbe comunicare i nomi dei soggetti coinvolti, quantomeno nei casi in cui gli accertamenti conducano a sequestri o altre misure restrittive con potenziale impatto sulla salute pubblica. Altrettanto importante è fornire informazioni sull’esito dei provvedimenti siano essi di condanna o assoluzione.
Roberto La Pira e Dario Dongo
© Riproduzione riservata
[sostieni]
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
“NAS tante multe ma poche sanzioni”…
Buongiorno, nella mia attività ventennale di consulente nel settore agroalimentare, ho assistito diverse volte ad ispezioni igienico sanitarie condotte dal reparto NAS, a seguito del quale veniva emessa sanzione amministrativa per violazione delle procedure di autocontrollo. Una volta è stata emblematica perché l’azienda in questione, e vi posso garantire serissima, è finita sui giornali per un sequestro preventivo effettuato per detenzione di prosciutti crudi con TMC superato …non entro nel merito della qualità del prodotto, sottolineo però la tempestiva manipolazione della notizia da parte di giornalisti poco preparati in materia e poche ore dopo l’ispeziine la notizia era online, riportando la “distorsione” sulla detenzione di prodotti avariati. Questo per dire che, a volte riportare i “nomi” può essere pericoloso quando non si conosce il dettaglio della contestazione oltre che la materia. Il rischio è di danneggiare l’operato di un’azienda che lavora in qualità . C’e una bella differenza tra un TMC e una data di scadenza come c’è differenza tra imprenditore che sbaglia una procedura e l’imprenditore che froda a rischio della salute del consumatore.
Io penso che le notizie debbano essere diffuse solamente quando si è accertato un reato con possibili conseguenze sulla salute umana o per frodi alimentari gravi con dolo evidente.
Nel settore della ristorazione quanti imprenditori sarebbero coinvolti in frode alimentare solamente dalla verifica dei menù?
Nella mia esperienza su tutto il territorio nazionale il 99% , semplicemente applicando quanto previsto dal Reg. 1169/11.
Grazie
Concordo.
Alessandro Garini sono un’agente della polizia locale di Roma, ho inoltrato diverse annotazioni di reato per frode in commercio o maltrattamento animali, come nel caso dei crostacei e pesci agonizzanti su un letto di ghiaccio di un noto ristorante…tropo spesso vengono assolti per la tenuita’ della pena. La tutela del consumatore non interessa a nessuno.
Penso vadano ben distinte le segnalazioni per inadempienze solo formali da quelle sostanziali e potenzialmente pericolose per la salute dei consumatori.
Due livelli molto diversi d’intervento delle autorità sanitarie e della repressione frodi, ma quando è in gioco la salute, le ammende tacite non bastano e divulgare è la più efficace delle punizioni e quindi della prevenzione.
Naturalmente dopo analisi certe e confermate e non solamente un semplice ritiro precauzionale.
Caro luca,
sul canale nove, puoi seguire il programma: “operazione nas”..
ARIANNA, comprendo benissimo cosa vuol dire e conosco il vostro lavoro sul territorio e lo ritengo fondamentale come il lavoro svolto dai NAS e da tutti gli enti di controllo ufficiale. Dico solamente che non può una sanzione amministrativa, legata ad una mancata applicazione di una procedura HACCP diventare motivo di ridondanza mediatica giornalistica. Sono consumatori anche i dipendenti dell’azienda che subisce ingiustamente un ritorno pubblicitario negativo e che potrebbero in conseguenza perdere il lavoro. Dico quindi che, trovo fondamentale informare e fare nomi e cognomi, però solamente con una sentenza formulata e non con un verbale di accertamento.