L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ieri ha bocciato buona parte delle 808 indicazioni salutistiche che le aziende alimentari utilizzano sulle etichette. Vittima illustre è il settore dei probiotici che, come è avvenuto nel dossier precedente, non ha superato i test di valutazione. Alcuni sostengono che proprio per evitare brutte figure Danone qualche mese fa ha ritirato la domanda presentata all’Efsa per un parere sulle diciture di Activia e Actimel.
Bocciati i claim dei probiotici
Yakult ha invece mantenuto la richiesta ma non ha superato l’esame. Per il momento la bocciatura riguarda solo i batteri della specie Lactobacillus casei Shirota contenuti nei vasetti, che dovrebbero “aiutare a mantenere le difese immunitarie nel primo tratto respiratorio in caso di raffreddore”. L’Efsa ha ritenuto insufficienti i 12 studi presentati dall’azienda. Yakult sostiene che la richiesta respinta riguarda solo un aspetto e attende fiduciosa il responso sulle altre diciture relative ai benefici per la flora intestinale e le difese immunitarie.
Questo ennesimo parere dell’Efsa, secondo The Guardian, infligge un duro colpo all’industria alimentare, che ha investito in modo massiccio nel settore degli alimenti funzionali. In ogni caso tra aziende produttrici ed Efsa si è aperto un dibattito vivace sul sistema di valutazione dei probiotici e sui contenuti dei lavori scientifici senza approdare ad un punto di equilibrio. L’Efsa infatti chiede alle imprese per la validazione delle diciture salutistiche lavori scientifici simili a quelli dei farmaci e le aziende contestano questo principio.
Gli altri casi
Per correttezza va però detto che alcuni claim salutistici presenti nei messaggi pubblicitari o sulle confezioni di famosi yogurt probiotici sono stati ritenuti non veritieri più di un anno fa. Danacol di Danone e di Pro-Active di Unilever sono stati censurati e multati pesantemente nel 2009 dalle autorità di controllo inglesi (Asa) e americane. Anche in Italia nel 2009 Actimel è stato censurato dal Giurì dell’autodisciplina pubblicitaria.
Ma le decisioni negative dell’Efsa non hanno riguardato solo i probiotici. Sfogliando il dossier si trovano 10 pareri positivi relativi a prodotti contenenti steroli vegetali che sostengono di “aiutare a mantenere il livello di colesterolo” e 12 pareri negativi per prodotti a base di Dha e Epa che promettono erroneamente di “ridurre il livello di colesterolo nel sangue”.
Il quadro è comunque desolante perché, a parte le polemiche sulla questione probiotici e principi attivi di origine botanica, è inevitabile osservare quanto sia elevato il numero di aziende che inventa frasi salutistiche pur di vendere a consumatori un po’ troppo creduloni. A luglio del 2011 finirà l’esame delle 4637 diciture presentate all’Efsa e solo a questo punto si potranno fare considerazioni esaustive. Alcuni propongono che venga redatto un elenco con i nomi delle imprese e dei prodotti che utilizzano frasi ingannevoli per prendere in giro gli acquirenti.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.