Amazon.com ha continuato a vendere un prodotto alimentare ritirato dagli scaffali dei supermercati americani per sei mesi dopo la data del provvedimento. La notizia è riportata da Food Safety News. Al centro delle polemiche c’è il burro di soia, un sostituto del burro di arachidi, a marchio I.M. Healthy prodotto da Dixie Dew Products Inc. I Centers for Disease Control (CDC) hanno attribuito al prodotto la causa di un’epidemia di E. Coli, che a colpito 32 persone residenti in diversi stati americani, che si è ufficialmente conclusa nel mese di maggio, anche se i CDC non hanno escluso l’insorgenza di sporadici casi nei mesi successivi, a causa della lunga scadenza del burro di soia.
In virtù della lunga shelf life degli alimenti coinvolti, numerosi prodotti I.M. Healthy a base di burro di soia sono tutt’ora oggetto di richiamo, dopo l’allerta lanciato dalle autorità federali lo scorso 7 marzo. Nonostante il provvedimento fosse in corso da sei mesi, in settembre era ancora possibile acquistare i prodotti richiamati sul sito di Amazon. La società si è affrettata a rimuovere il burro di soia incriminato dal catalogo solo dopo un richiamo da parte di Food Safety News. Si tratta di un ritardo inaccettabile per un sito che fa della rapidità un vanto.
Amazon.com, che non sembra avere una pagina dedicata ai richiami di prodotti (alimentari e non), dichiara di sospendere la vendita di prodotti richiamati non appena l’azienda viene a conoscenza del provvedimento e di avvisare tutti i consumatori che li hanno acquistati. Qualcosa, almeno in questo caso, non deve aver funzionato.
La vendita di alimenti sottoposti a richiamo su negozi online è un problema da tenere in seria considerazione. Dal luglio 2015, anche nel nostro paese Amazon vende direttamente – e attraverso migliaia di venditori terzi – prodotti alimentari freschi e a lunga conservazione. Amazon è solo uno degli innumerevoli siti di e-commerce che popolano il mondo virtuale. Viene spontaneo chiedersi: quanti di questi negozi online fanno attenzione alle campagne di richiamo e alla sicurezza alimentare?
Fonte immagini: Food Safety News
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
La domanda è un’altra: chi e come possone essere effettuati i controlli su queste aziende?
La risposta è semplice. Manda andare ai loro depositi o alla sede legale. E’normale per esempio che Amazon non applichi la normativa in materia di informazioni sugli alimenti in quasi tutti i paesi UE perché nessuna autorità – salvo in Germania – si è fatta sentire? A volte volere è potere.
Forse questo, in virtù del sistema delle allerte sul mercato UE non sarebbe avvenuto.
Però si pone veramente il problema di verificare se Amazon disponga di sistemi di assicurazione qualità e gestione del rischio gestiti da personale adeguato di livello direttivo in grado di prendere decisioni all’unisono con i sistemi regolatori nazionali ed internazionali e con preparazione e procedure adeguate al proprio peculiare sistema di approvvigionamento da una parte e di distribuzione dall’altra.
E’ bene che ciascuna organizzazione di controllo ufficiale (almeno una per stato europeo) verifichi che Amazon , e qualsiasi altro operatore analogo on line , prima di essere autorizzata ad operare nel settore alimentare, disponga di tutti i sistemi di autocontrollo previsti dai Regolamenti UE, e ne verifichi l’efficacia.