Acrilammide, il Belgio insorge contro l’Ue: “Vogliono vietare le nostre patatine fritte”. Il ministro del Turismo belga lancia l’allarme
Acrilammide, il Belgio insorge contro l’Ue: “Vogliono vietare le nostre patatine fritte”. Il ministro del Turismo belga lancia l’allarme
Beniamino Bonardi 5 Luglio 2017Il nuovo regolamento che la Commissione europea sta preparando per limitare la formazione dell’acrilammide nei cibi ha provocato la reazione del ministro del turismo belga in difesa delle patatine fritte, piatto tradizionale in Belgio. Note anche come frites o frieten, le patatine belghe devono il loro gusto particolare alla varietà delle patate utilizzate e al doppio sistema di frittura, prima a bassa temperatura poi ad una temperatura più elevata, per renderle croccanti fuori e morbide dentro. L’acrilammide è una sostanza che si forma in alcuni prodotti alimentari cotti a elevate temperature. Quando la doratura è eccessiva e il colore diventa scuro, si è in presenza di troppa acrilammide.
Di fronte all’ipotesi che la Commissione Ue volesse imporre di sottoporre preventivamente le patate a una breve bollitura, il ministro belga Ben Weyts ha scritto allarmato al commissario europeo per la Salute e la Sicurezza alimentare, Vytenis Andriukaitis, sostenendo che questo avrebbe significato un enorme impoverimento della tradizione culinaria del paese, legata alle patatine fritte, con conseguenze di vasta portata. Il ministro belga del Turismo ha espresso il proprio sostegno alla lotta contro l’acrilammide, invitando, però, a procedere con cautela. A rassicurare i belgi è intervenuto il portavoce della Commissione Ue Margaritis Schinas, dicendo che “non c’è nessuna intenzione di bandire le patatine belghe o di altro tipo, siamo tutti molto attenti alle tradizioni culinarie e alle eredità culturali europee”. Il portavoce Ue ha concluso con un “Les frites c’est chic!”.
Nel giugno 2015, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha dichiarato l’acrilammide e il metabolita glicidammide genotossiche e cancerogene. Sulla base di questa classificazione qualsiasi livello di esposizione risulta potenzialmente in grado di danneggiare il DNA e far insorgere il cancro. Secondo l’Efsa, non è possibile stabilire una dose giornaliera tollerabile negli alimenti, anche se la sostanza è presente in molti prodotti fritti a base di patate, nel caffè, nei biscotti, nei cracker e in diversi tipi di pane. La cosa certa è che il tenore di acrilammide è correlato alle condizioni di lavorazione e che la scelta del metodo di cottura è fondamentale per ridurne la presenza.
In gennaio, l’Agenzia britannica per la sicurezza alimentare, la Food Standards Agency (FSA), ha rilanciato l’allarme osservando che la maggior parte delle persone non ne conosce l’esistenza o non sa che è possibile ridurne l’assunzione. Per questo l’agenzia ha lanciato la campagna Go for Gold, che invita a dorare i cibi, senza abbrustolirli (leggi i suggerimenti).
La Commissione europea sta preparando un nuovo regolamento per limitare la presenza di questa sostanza nei cibi, senza fissare valori limite ma solo abbassando quelli di riferimento attuali. La lobby dell’industria alimentare sta facendo forti pressioni, affinché i valori indicativi non possano essere intesi come limiti massimi.
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Ennesima.caccia alle streghe. Ah muoiono con mosche di acrilammide….ma per piacere….
La storia della bollitira poi è fantastica….