Baby refuses to eat

Questa volta i medici  dell’Associazione Culturale Pediatri si sono proprio arrabbiati. E lo hanno detto forte e chiaro, in un comunicato che non lascia dubbi sulla loro posizione: i colleghi della Federazione Italiana Medici Pediatri  e della Società Italiana Pediatria  hanno fatto male, anzi malissimo a concedere il proprio avallo all’iniziativa dell’Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari che, pur essendo all’apparenza una campagna di informazione volta alla sicurezza degli alimenti, sarebbe, in realtà, un’operazione di marketing finalizzata alla promozione dei cibi industriali fino dalla primissima infanzia. Per questo, tutti i pediatri sono invitati dall’ACP a non aderire, a cominciare dal rifiuto di appendere nelle sale d’attesa i poster o di distribuire ai genitori i volantini della campagna “Nutrizione e sicurezza specializzata”, per non essere veicoli di una pubblicità dannosa, mascherata da informazione.

logo aiipa bambini

Nella locandina diffusa si legge “Gli alimenti per la prima infanzia sono prodotti specifici per lo svezzamento, pensati per le esigenze nutrizionali del bambino in crescita fino ai tre anni e che per legge assicurano il rispetto di rigorosi standard di sicurezza alimentare e di tracciabilità, senza ogm, coloranti e conservanti”. Ebbene, l’ACP sottolinea che dal 2008 il regolamento europeo (in base alla legge 396/2005) regola il livello tollerabile di fitosanitari, che l’EFSA controlla i valori suggeriti e che il Ministero della salute compie continue analisi insieme a quello dell’Agricoltura e alle Regioni. Il risultato di tutto ciò si può riassumere in un numero: solo lo 0,6% della frutta fresca e lo 0,3% dei cereali italiani, in media, risulta fuori dai limiti, contro una media europea del 3,5%. L’Associazione ritiene che le affermazioni della locandina siano discutibili e fuori luogo anche quando si parla di latte artificiale. In particolare l’attenzione cade sulla frase: “Dopo l’anno il latte di crescita contribuisce a fornire un apporto equilibrato di nutrienti come ferro, calcio, vitamine, adeguato alle loro esigenze.

L’ACP ricorda che l’Europa ha dichiarato questi alimenti non necessari. Nel rapporto della bocciatura, la Commissione ricordava altri punti essenziali quali, per esempio, il fatto che alcune formule possono avere un contenuto di composti quali zuccheri e aromi non raccomandati, perché potenzialmente attivi sullo sviluppo del gusto, e perché implicati nell’insorgenza dell’obesità infantile. C’è di più. Il fatto di spingere verso il consumo di latte artificiale può sottintendere la presenza di carenze in quello materno, e questa è un’informazione scorretta, che può essere mal interpretata.

Fresh baby food in bowl with spoon

Ma i pediatri vanno oltre, ed evidenziano una sorta di consigli ai genitori su come nutrire il bambino:

  • – Dai sei mesi in poi, i genitori che ricorrono all’alimentazione complementare del bambino possono farlo usando il cibo consumato in famiglia;
  • – La dieta di tutta la famiglia deve essere sempre ricca di frutta e verdura fresche, meglio se a filiera corta e biologiche (acquistabili anche attraverso i gruppi di acquisto solidale o GAS);
  • – L’assunzione di alimenti industriali penalizza l’aspetto culturale del cibo, uniformando la dieta e mortificando le diversità provenienti dalle diverse culture; tale scelta spinge inoltre i genitori a delegare alle aziende le decisioni sulla nutrizione dei figli;
  • – L’ACP si impegna a intensificare gli sforzi per aumentare ulteriormente la sicurezza degli alimenti, di concerto con le associazioni dei consumatori;
  • – La spinta verso gli alimenti industriali è poco etica anche perché penalizza le famiglie meno abbienti e le spinge ad acquistare cibo industriale di scarsa qualità, noto fattore di rischio per l’obesità che già colpisce quelle fasce di popolazione più di altre; inoltre questi alimenti hanno un grosso impatto sull’ambiente per l’eccesso di imballaggi, la lavorazione industriale e il trasporto;
  • – Come dimostrato in molti studi, l’obesità si combatte preferendo alimenti preparati in casa a partire da materie prime di qualità, e in questo modo, oltretutto, la spesa alimentare complessiva è minore;
  •  L’ACP ritiene doveroso rendere nota l’eventuale fonte di finanziamento di questo genere di iniziative, e sottolinea così il rischio (sempre presente, come hanno dimostrato recenti casi macroscopici emersi negli Stati Uniti, ndr) di conflitti di interesse le cui prime vittime sarebbero proprio i bambini.

In sintesi, l’ACP chiede che i medici non si facciano portavoce dell’industria, creando confusione nei genitori. No al marketing sulla pelle dei bambini!

 

 

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ezio
ezio
4 Dicembre 2016 12:41

Il vero problema è che chi agisce in conflitto di professione per interesse, se ne frega altamente di queste raccomandazioni, in quanto proprio perché agisce in conflitto con la propria missione.
Le associazioni in primis, dovrebbero procedere oltre, alle generiche raccomandazioni che cadono puntualmente nel vuoto ed espellere direttamente i responsabili di queste sponsorizzazioni.