La questione dei vasetti di Pesto di Pra’ della ditta Bruzzone e Ferrari, ritirati dal mercato perché sospettati di essere contaminati dal batterio Clostridium botulinum, è complessa. Tutto è iniziato sabato 20 luglio quando l’azienda informa il ministero della Salute di avere riscontrato in un vasetto di pesto anomalie, e di avere invitato i punti vendita e i supermercati su tutto il territorio nazionale a ritirare i prodotti dagli scaffali e ad avvisare i consumatori.
Il Ministero rilancia la notizia online e in poche ore si vedono i primi articoli. Purtroppo però il comunicato istituzionale contiene solo la data di scadenza della salsa (9 agosto 2013) e il numero di lotto (13G03), senza fornire il nome né le foto dei prodotti coinvolti. Questo aspetto è assurdo visto che i vasetti richiamati oltre ad avere la scritta Pesto di Pra’, sono confezionati per conto di diverse catene di supermercati e riportano marchi precisi, di cui pochi fanno i nomi. Una di queste catene è Conad che ha avvisato i clienti invitandoli a non consumare il pesto Sapori&Dintorni con quel lotto e quella scadenza. Per allertare i consumatori è stata inviata una mail ai possessori di carta fedeltà ed è stato pubblicato anche un avviso sulla pagina di Facebook Bene insieme, e in quella di Conad Adriatico.
Esselunga che invece vendeva solo vasetti di pesto con il marchio Bruzzone e Ferrari del lotto sospetto, venerdì pomeriggio, dopo avere ricevuto comunicazione da parte della ditta ha ritirato dagli scaffali il prodotto e ha appeso dei cartelli. “Nel week end e oggi – precisa Esselunga – sono stati estratti i riferimenti di tutti i clienti che avevano acquistato il Pesto di Pra’ (secondo noi 2500 persone) che sono state contattate tramite telefono, mail e sms”.
Anche Coop ci ha confermato di aver effettuato il ritiro tra venerdì e sabato e di avere esposto i cartelli nei propri negozi. SoGeGross ha pubblicato sul proprio sito l’avviso. Secondo la regione Valle d’Aosta on line, anche Carrefour e Carrefour Market hanno ritirato il Pesto di Pra’ che era esposto sugli scaffali. Abbiamo ricevuto notizie che anche Gs, Gulliver e altre catene hanno ritirato. Ci sono forse però altre insegne coinvolte che hanno venduto il pesto con il loro marchio e non hanno detto nulla ai consumatori.
Fonti molto attendibili ci hanno confermato che i vasetti di pesto coinvolti distribuiti sono migliaia e che sono stati venduti non solo nella zona di Alessandria come dice il Ministero della salute ma in una decina di regioni, dalla Sardegna alla Toscana, dalla Lombardia al Lazio. In Piemonte si stima che il lotto sia stato composto da 796 colli per un totale di 1158 kg, anche se i formati variano da 90 g a 1 kg. L’unico consiglio serio da dare è di aprire il frigorifero e se si trova un vasetto di pesto con quel lotto e quelle referenze non consumarlo assolutamente. Presso l’istituto Superiore di Sanità sono in corso delle analisi di revisione e non si sa ancora nulla. Tra 24-48 ore ci saranno le prime risposte.Un appunto va fatto al produttore Bruzzone e Ferrari che sul sito domenica 21 luglio ha aperto una pagina dove invita i consumatori a chiamare per avere chiarimenti.
Secondo nostre fonti non c’è nessun caso confermato di persone colpite da botulismo, ciò non toglie che risulta assolutamente doveroso non consumare i vasetti di pesto con i riferimenti indicati presenti nel frigorifero di casa. Ci sono però dei particolari in questa storia poco chiari. La prima è che il sistema di autocontrollo della ditta Bruzzone e Ferrari avrebbe dovuto bloccare il lotto prima della distribuzione e non dopo (altrimenti non si chiamerebbe autocontrollo).
L’altro aspetto riguarda il Clostridium botulinum che essendo un microrganismo ubiquitario si trova in molti prodotti freschi e anche nel pesto. Ma il pericolo deriva dalla tossina del batterio, che non si sviluppa certo in 20 giorni in un prodotto fresco come il pesto, tenuto in frigorifero a temperature variabili da 0° a +4°C. Ma allora perchè lanciare un’allerta così grave? Si può pensare ad un incidente occasionale di natura sconosciuta, ad una carica microbica esagerata che ha portato la ditta a ritirare il prodotto. Una cosa è però certa: l’azienda non ha ancora inviato le schede tecniche alle Asl che devono svolgere le dovute valutazioni. La questione è ancora aperta.
Un mese fa, in tempi non sospetti, Il Fatto Alimentare ha chiesto alle catene di supermercati di inserire nei propri siti uno spazio dedicato ai prodotti richiamati e ci siamo offerti di raccogliere tutte queste informazioni. Pochi hanno risposto e molti hanno ritenuto sconveniente la nostra idea. Avere una pagina dedicata ai prodotti ritirati, oltre che essere una forma di rispetto nei confronti degli acquirenti, permetterebbe di aggiornare la situazione in tempo reale, con un notevole risparmio di energie e di tempo.
In questi tre giorni è successo quanto avevamo previsto, un incidente grave e la necessità di avvisare subito i consumatori. In questa situazione qualcuno (Conad) ha iniziato a pubblicare on line l’avviso con il richiamo del pesto con la fotografia. Si tratta di un sistema molto più efficace dei cartelli e dal costo praticamente nullo.
Perché i siti delle catene di supermercati, tranne Carrefour, non dedicano uno spazio fisso e ben visibile a queste comunicazioni? Perché non si usano i comunicati stampa per avvisare i giornalisti? Aspettiamo delle risposte precise da parte di Coop, Esselunga, Lidl e tutte le altre catene. Essere informati è un diritto dei clienti.
Non pubblicare in rete in modo visibile le foto e gli avvisi di tutti i richiami e i ritiri è una lacuna grave che non si può accettare. Le catene di supermercati dicono in tutti gli spot di avere a cuore la sicurezza dei clienti, ma poi nelle situazioni di crisi dimenticano qualche particolare importante.
In questo weekend abbiamo cercato sui siti informazioni utili ma abbiamo trovato ben poco. In rete non c’era nemmeno la foto del prodotto Pesto di Pra’! Solo oggi qualcuno ha cominciato a rompere il ghiaccio. C’è infine un altro vantaggio da considerare: lo spazio dedicato ai prodotti ritirati o richiamati dà la possibilità di comunicare la fine di un’allerta, oppure il cessato pericolo in seguito alla revisione dei dati che possono modificare un primo responso negativo (non sarebbe la prima volta).
Il discorso vale pure per il ministero che nel comunicato di sabato non ha inserito le foto e i marchi dei prodotti fornendo così un servizio insufficiente.
Vi terremo aggiornati.
© Riproduzione riservata Foto: Conad.it, Ilpestodipra.com, Photos.com
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Gli unici che al limite possono morire x la tossina del botulino sono quelli che non tengono questo pesto in frigo e che nonostante evidenti alterazioni lo mangiano. Mantenendo la catena del freddo non c’è nessun pericolo. Infatti non si capisce, se non hanno trovato le tossine, come mai hanno lanciato l’allarme e ritirato il lotto. Mi scusi Sig. La Pira, a cosa serve all’ASL la scheda tecnica di questo prodotto? Per un controllo di ph e aw? É evidente che l’unica protezione dallo sviluppo delle tossine per questo prodotto fresco é il rispetto della catena del freddo. Acidità e acqua libera servono per i pesti a lunga conservazione e a temperatura ambiente.
Giustissimo
con pH inferiore a 3,6 si moltiplicano solo muffe e lieviti.
con pH tra 3,6 e 4,5 si moltiplicano diversi batteri, tra cui i più termo-resistenti sono quelli lattici
con pH superiore a 4,5 si moltiplica tutto, anche il botulino.
Per i prodotti con pH sopra il 4,5, tipicamente il pesto, ci sono due possibilità:
prodotto a scadenza lunga, circa 3 anni: sterilizzazione a 120 C. Tuttavia, la sterilizzazione a queste temperature compromette il gusto (vedi latte fresco vs latte a lunga conservazione).
Prodotto a scadenza breve (come quello oggetto del ritiro, dato che il lotto è 13G13 Giugno 2013 e scadenza Agosto 2013), circa 3 mesi: lieve pastorizzazione a 60 C per 21 minuti per far fuori le muffe e gli lieviti (che si moltiplicano anche sotto i 4 C) e mantenimento della catena del freddo inferiore ai 4 C, sotto i quali quasi nessun batterio si moltiplica.
Perciò se si è sviluppato il botulino nel pesto è molto probabile che la catena del freddo non sia stata mantenuta nelle celle frigo di stoccaggio prodotto finito in azienda.
Non c’è molto da sorprendersi se l’azienda ha preso l’iniziativa per segnalare il problema: se non l’avesse fatto, avrebbe di sicuro perso tutte le certificazioni BRC, senza le quali avrebbe perso il 100% o quasi della clientela.
Fonte: ex-produttore di conserve
No il pesto oggetto del ritiro è un pesto fresco con 30 giorni di vita. Quindi un prodotto con una vita molto breve.
Ad oggi non sono state trovate tossine ma solo spore inattive
@Lindoro
Le spore inattive si trovano dappertutto, soprattutto in qualsiasi prodotto NON sterilizzati a 121 C. Il punto è che ingerire le spore è assolutamente innocuo (ovviamente sotto determinate soglie difficilmente raggiungibili).
La tossina si sviluppa quando si avverano SIMULTANEAMENTE queste condizioni: pH>4,5, aw alto, presenza di nutrienti, temperatura>4 C, assenza di ossigeno.
In questi casi (come all’interno di un vasetto di pesto quando si interrompe la catena del freddo) le spore passano alla fase germinativa (si trasformano in batteri) si riproducono e durante la riproduzione producono la tossina che è MORTALE a dosi bassissime.
Il controllo di ph e aw è comunque importante, se ci basiamo sui dati pubblicati da EFSA (http://www.efsa.europa.eu/it/efsajournal/pub/199.htm) e ricorrenti in varie fonti, c’è un tipo di C.botulinum (non proteolitico)che può crescere fino ai 3 °C, quindi anche nei prodotti refrigerati e non adeguatamente termicamente trattati bisognerà inibire la crescita comunque con ph o aw (o anche additivi), che nel caso del C.botulinum di tipo non proteolitico richiedono valori meno estremi, in particolare ph <5 e aw <0,97 , rispetto ai valori richiesti dall'altro tipo.
Se riteniamo EFSA affidabile, questi sono i dati su cui muoversi.
Sul sito del produttore c’è la scheda tecnica del pesto, quindi anche l’asl può recuperarla velocemente in caso di bisogno.
Aw viene indicato <0,95
ci dica qual è il link
Il verificarsi simultaneo di ph>5 e aw>0.97 nel pesto è quasi impossibile.
Dai un’occhiata a questo testo del SSICA (Stazione sperimentale industria conserve alimentari, ente pubblico molto rispettato)
http://www.ssica.it/index2.php?option=com_docman&task=doc_view&gid=472&Itemid=34
Come fa a sapere che la catena del freddo è stata impeccabile?
anche la catena billa ha messo sul suo sito un annuncio di ritiro prodotti.
Con foto delle confezioni.
Ricopio dal sito billa
RICHIAMO PRODOTTO
In merito alla presunta presenza della tossina di botulino in alcune confezioni in vetro di pesto alla genovese, denunciata dalla stessa azienda produttrice Bruzzone e Ferrari di Genova, BILLA informa che, in via precauzionale, ha provveduto al ritiro non solo del lotto 13G03 con scadenza 9 agosto ma anche di tutte le altre confezioni di pesto prodotte dal fornitore.
Referenze:
-Pesto genovese “Pesto di Prà” 90 g
-Pesto senz’aglio “Pesto di Prà” 90 g
-Pesto genovese “Pesto di Prà” 150 g
-Pesto senz’aglio “Pesto di Prà” 150 g
Produttore: Il Pesto di Prà di Bruzzone e Ferrari s.r.l
EAN: 8032649300014 / 8032649320012 / 8032649300090 / 8032649320098
LOTTO: 13G03
Da consumarsi preferibilmente entro il : 09/08/13
“Da consumarsi preferibilmente entro il : 09/08/13”
peccato che questo pesto non abbia un TMC ma una scadenza..quindi “da consumarsi ENTRO”.
anche iper nel suo sito ha messo un annuncio di ritiro prodotto con foto
ricopio
E’ stata rilevata la presenza di un microrganismo potenzialmente rischioso per la salute su un lotto di produzione dei seguenti prodotti:
Pesto “Buongiorno Freschezza” 130 g codice ean: 8029513204516
Pesto senz’aglio “Buongiorno Freschezza” 130 g codice ean: 8029513205070
Pesto senz’aglio “Bontà d’Italia” 90 g codice ean: 8032790641202
Pesto genovese “Bontà d’Italia” 90 g codice ean: 8032790641165
Lotto: 13G03
Da consumarsi entro: 09/08/2013
Prodotto e confezionato da: Il Pesto di Prà di Bruzzone e Ferrari
s.r.l salita R. Ascherio 3A Genova Prà Italia
volevo segnalare che anche billa e iper hanno messo degli annunci di ritiro prodotti con foto nei loro siti
annuncio nel sito billa
http://www.billa.it/Layouts/dd_bi_subseite2008.aspx?folderId=162375&pageId=1260119
e iper
http://www.iper.it/avviso-pesto-pra.php
L’ipotesi di vendita di Esselunga, circa i 2500 clienti, però, farà riferimento solo a chi è possessore di tessera Fidaty per cui i suoi acquisti sono “tracciati”.
Resta il fatto a quanto vedo tramite il Blog che, così come per il problema dell’Epatite A per i frutti di bosco, la disinformazione frai consumatori regna sovrana. Si tratta di un’emergenza sanitaria grave, anche se ha colpito “poche centinaia” di persone. Ci vorrebbe un martellamento da parte di stampa e tv, in modo tale che nessuno ignori il problema. E’ anche vero che molti, troppi, non si informano e passano oltre…
Ma davvero qui ci sono persone che ritengono più efficace un avviso on line rispetto alla procedura di Esselunga che ha contattato via sms, mail e telefono i propri clienti? Si obietterà che ha potuto contattare solo i titolari della carta fedeltà, ma pensate davvero che se si fosse limitata a mettere l’avviso on line avrebbe raggiunto più persone? Quante pensate siano le persone che vanno abitualmente sul sito di Esselunga, Conad, o altre catene? Non dobbiamo pensare che la tipologia di popolazione di questo portale sia rappresentativa della popolazione nazionale! Io stesso, se Esselunga si fosse limitata a mettere l’avviso on line non l’avrei potuto vedere. Avrei invece certamente letto un sms qualora mi fosse stato inviato. E considerando il numero di telefonini che ci sono in Italia, non fatico a dire che l’sms sia il metodo più efficace. Unito ovviamente al cartello in vista sul punto vendita per chi non ha o non vuole avere la carte fedeltà, ma si reca abitualmente in quel punto vendita. Chi rimane fuori dall’accoppiata sms + cartello? I clienti non abituali: ora, lieto di essere smentito, ma non vedo come quelli si sarebbero potuti raggiungere con un avviso on line…quella è la tipologia di cliente più difficile da raggiungere purtroppo e il modo più efficace per raggiungerli (e non solo loro) sarebbe la TV e la stampa. Ma evidentemente il rischio di morte per botulino o epatite fa meno notizia della (pericolosissima!) carne di cavallo nelle polpette Ikea…
Il problema è un altro , mettere l’avviso on line sul sito come hanno fatto Billa, Iper e Conad serve perchè dopo un po di volte diventa un’abitudine e la gente sa che in rete trova le informazioni C’è un altro aspetto da valutare la notizia on line non costa un euro e poi viene ripresa da altri sui social . Nell’era di internet pensare che il carello si più efficace è difficile
Non ho mai negato l’utilità di mettere un avviso on line. Io contesto il fatto che si sostenga che l’avviso on line sia LA soluzione. Stiamo parlando di avvisare tempestivamente ed efficacemente i consumatori. Non possiamo ridurre tutto questo ad un avviso on line. Bisogna valutare quante persone si raggiungerebbero in quel modo rispetto al totale della popolazione “comprante”. Il fatto che sia gratis non giustifica il fatto che raggiunga una percentuale di popolazione marginale. Allora, va benissimo l’avviso on line, ma da complemento ad una pesante e capillare attività di sms, mail, telefono, stampa e tv. Bisogna rendersi conto che non tutti sono entrati nell’era internet. Buona parte di coloro che fanno ancora la spesa non lo usano. E’ più facile che abbiano un cellulare (in italia sono più i telefoni degli abitanti no?) con cui ricevere sms o una telefonata di avviso; oppure che legga un cartello (se correttamente esposto, chiaro). E l’avviso on line non è nemmeno garanzia che tutti quelli che internet lo usano siano raggiunti. Io ad esempio non ci vado mai sui siti delle aziende e delle catene di distribuzione; sarei tagliato fuori. E come me molti altri. Essere nell’era di internet non vuol dire che qualunque forma di comunicazione sul web sia efficace. Bisogna contestualizzare e capire di quale pubblico stiamo parlando. Mia nonna fa la spesa ma con l’avviso on line sarebbe tagliata fuori, mentre con un cartello bene in vista molto probabilmente no. Mia mamma fa la spesa e sarebbe tagliata fuori, ma non avrebbe problemi a leggere un sms di avviso. Se vogliamo sostenere che l’ideale sia una situazione tipo: mio cugino capita per caso sul sito di esselunga e ritiene opportuno avvisarmi del problema del pesto perchè sa che faccio la spesa lì (e lo condivide su FB dato che c’è, in modo tale che anche tutti i suoi compagni di scuola lo sappiano), così io a mia volta avviso mia madre, visto che anche lei fa la spesa lì e dato che ci sono lo dico anche a mia nonna e via così…se è questa la situazione ritenuta ideale…abbiamo proprio punti di vista diversi…
Sono d’accordo che non è la soluzione ma in questo modo di amplia il bacino di persone che ne viene a conoscenza senza spendere un soldo e si attiva la rete di social che è molto importante. Magari la nonna ha un nipote che la informa.
Certo, purchè non diventi l’unico modo con cui comunicare questo tipo di notizie.
La scheda tecnica è pubblica e facilmente rintracciabile da chiunque..basta andare sul sito del produttore nella categoria dei prodotti..
http://www.ilpestodipra.com/inostriprodotti.htm
http://www.ilpestodipra.com/schedetecniche/Pesto90gIT.pdf
http://www.ilpestodipra.com/schedetecniche/Senzaglio90gIT.pdf
Scampato pericolo? Le analisi preliminari del ISS rilevano che non c’è tossina botulinica nei campioni analizzati.
Quanti italiani penseranno ora che il sistema di sicurezza alimentare ha funzionato? Quanti saranno convinti che il sistema di sicurezza di quell’azienda alimentare e di quelle GDO ha funzionato? Quanti invece ne dubiteranno?
Secondo un recente studio del Censis il 71% delle famiglie italiane è preoccupato dalla scarsa sicurezza dei prodotti alimentari. Forse prima di mettere in piazza falsi allarmi sarebbe meglio chiedersi cosa possono scatenare.
Dopo avere trovato le spore nei vasetti era necessario e doveroso lanciare l’allerta. Nell’ipotesi di sviluppo delle spore poteva generarsi la tossina e in quel caso si potevano contare i morti. Nella sventurata ipotesi di un bis ripeteremo lo stesso schema possibilmente con più informazioni.
Non è affatto vero: Esselunga (di cui sono cliente ed hanno la mia e-mail) e Coop (sono iscritta) non mi hanno mandato NESSUN AVVISO VIA E-MAIL.