Ségolène Royal ha ragione quando invita a non mangiare prodotti con olio di palma per fermare la deforestazione. Poi c’è un problema di salute lo dice l’agenzia francese per la sicurezza alimentare
Ségolène Royal ha ragione quando invita a non mangiare prodotti con olio di palma per fermare la deforestazione. Poi c’è un problema di salute lo dice l’agenzia francese per la sicurezza alimentare
Roberto La Pira 18 Giugno 2015La frase di Ségolène Royal sulla Nutella ha creato un certo scompiglio tanto che la ministra ha dovuto scusarsi. Forse è stato un errore prendersela solo con Ferrero, ma il concetto espresso nell’intervista è comunque valido. Mangiare prodotti con olio di palma contribuisce a distruggere le foreste tropicali. Il dato è incontestabile. La gente deve sapere che continuando a mangiare brioche, biscotti, creme di nocciola, fette biscottate e altri prodotti da forno preparati con olio di palma la devastazione delle foreste tropicali continua. Certo da qualche anno esistono coltivazioni sostenibili che rispettano certe regole, ma si tratta di una quantità minima controllata da una struttura come RSPO criticata per le troppe lacune nei controlli. In ogni caso Nutella utilizza da 50 anni olio di palma per i suoi prodotti e c’è da chiedersi quanto olio certificato sia stato comprato e quanto invece proveniva da coltivazioni incontrollate. La stessa Barilla che usa olio di palma per la quasi totalità di biscotti e merendine solo quest’anno sarà in grado di garantire l’approvvigionamento al 100% di olio certificato RSPO. Vuol dire che fino ad ora una parte di materia prima proveniva da piantagioni non sostenibili. Purtroppo la domanda di palma aumenta ogni giorno e le foreste continuano a essere distrutte.
C’è un altro elemento su cui riflettere e riguarda la salubrità del palma, un olio che compare tra gli ingredienti del 90% dei prodotti da forno in commercio e quindi molto presente nella dieta degli italiani. Purtroppo i documenti che trattano questo tema sono pochi e a breve, comunque in ritardo, uscirà il primo dossier ufficiale firmato dall’ex Inran ora CRA-NUT. Al riguardo è interessante però sfogliare l’aggiornamento sul fabbisogno nutrizionali dei francesi (ANC) pubblicato dal’Anses nel maggio 2011 che parla anche dell’olio di palma (Vedi allegato). Nell’introduzione si dice che tra i motivi che hanno portato all’aggiornamento è il ruolo degli acidi grassi saturi (AGS) totali nell’apporto energetico e la necessità di distinguere tra i differenti AGS, tenendo conto dell’impatto differenziato sul metabolismo lipidico e sulla salute. Il testo fa riferimento esplicitamente all’effetto aterogeno di alcuni AGS quando sono assunti a livelli elevati e indica in modo esplicito l’acido palmitico, sottolineando l’assenza di effetti negativi per altri acidi grassi a catena corta e a catena media (acido stearico).
Considerando che l’acido palmitico è il componente maggioritario dell’olio di palma si capisce il giudizio negativo dei nutrizionisti che hanno sempre sconsigliato l’impiego del grasso tropicale. Anche l’equiparazione con il burro risulta scorretta, in quanto l’acido palmitico contenuto nel palma è quasi doppio. C’è di più: il burro è anche ricco di acidi grassi saturi a corta e media catena e di acido stearico che l’Anses ritiene non avere effetti negativi sull’organismo. Per questi motivi il burro ha un effetto meno invasivo rispetto al palma a parità di contenuto di saturi. Il confronto poi tra il palma e gli altri grassi vegetali è ancora più critico visto che la quantità di palmitico nell’arachide, mais, soia è ancora minore.
L’ultimo dato del rapporto Anses che vogliamo ricordare è l’eccessiva presenza di acidi grassi saturi che nella dieta dei francesi (il 16% dell’apporto energetico quando il valore dovrebbe essere inferiore a 12%). In Italia non ci sono dati aggiornati. Secondo Aidepi ogni italiano attraverso i dolci assume 2,8 grammi di acidi grassi saturi al giorno (il documento non lo dice esplicitamente ma si tratta perlopiù di palma). La quantità è ridicola visto che bastano due biscotti Macine Mulino Bianco, oppure due biscotti Campagnole o Abbracci per raggiungere il valore limite. Qualsiasi genitore sa che un ragazzino quando fa colazione mangia più di due biscotti. Considerando anche una merendina nel pomeriggio e magari una cotoletta impanata si conclude la giornata con 18 g di acidi grassi saturi quasi tutti provenienti dal palma. Ma il calcolo dei grassi saturi non è finito perché bisogna considerare anche i 2,5 g di saturi presenti in una tazza di latte intero, e quelli nascosti nel formaggio, nella carne e in altri prodotti. Troppi.
Per questo motivo l’appello di Segolene Royale è valido. È importante non consumare prodotti con il palma per evitare la distruzione di altra foresta tropicale e per salvaguardare la salute delle nostre arterie.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
L’articolo è impreciso e fuorviante; l’acido stearico è a catena lunga (e anche più lunga del palmitico).
L’olio di palma può far male se assunto in quantità elevate, come tutti i prodotto a base di grassi saturi, ma presentarlo come pericoloso a prescindere è scorretto.
Lo stearico non è ritenuto pericoloso per la salute delle arterie lo dice l’agenzia per la sicurezza alimentare francese e anche quella belga!
Si legga bene l’articolo e guadi il documento Anses. L’olio di palma è dappertutto e infatti le due agenzie lo dicono e mettono in guardia
Signor La Pira, dia un’occhiata a questi due link. Nell’articolo non cita che il burro, a differenza del palma, contiene colesterolo, e presenta un rapporto polinsaturi/saturi più basso rispetto al Palma.
Palma: http://nut.entecra.it/646/tabelle_di_composizione_degli_alimenti.html?idalimento=009680&quant=100
Burro: http://nut.entecra.it/646/tabelle_di_composizione_degli_alimenti.html?idalimento=190010&quant=100
L’ importante è mangiare con cognizione, senza mistificare nessun nutriente.
Saluti
Ma se il palma è ovunque come faccio a scegliere con cognizione. Il suo è un discorso fumoso. Provi ad andare al supermercato e poi mi dica. Nella realtà il palma si mangia tutti i giorni in quantità elevata. L’alternativa al palma non è il burro ma un mix di oli come mais, arachide oliva….
Ribadisco il concetto i saturi non sono tutti uguali !
Nella mia città l’olio di palma trattato viene utilizzato per il trasporto pubblico.!!! Mai visto andare un bus con il Burro.
Salve,
è vero che l’olio di palma si trova in moltissimi prodotti, però se si guarda meglio, si “investe” tempo a leggere l’elenco degli ingredienti, si avrà la sorpresa di scoprire che esistono tanti prodotti senza questo famigerato ingrediente. Penso che una maggior consapevolezza da parte di noi consumatori, possa veramente determinare dei cambiamenti da parte delle case produttrici, che pensano solo a fare profitti e della nostra salute, bellamente se ne infischiano. Questa campagna, in corso, contro l’olio di palma, già ha indotto dei cambiamenti di sia da parte dei produttori e delle grosse catene di supermercati. Spero e credo che si formi un effetto “valanga” e che travolga tutte le multinazionali, a partire dalla ferrero.
Egregio Sign. La Pira,
ho letto attentamente il suo articolo e devo dire che dal punto di vista dell’elevato impatto ambientale, conseguente alla sempre più crescente richiesta di olio di palma, sono pienamente d’accordo con lei e meno con la “francese dal nasino all’insù” che, forse, ha trovato nel grasso vegetale tanto discusso, usato tantissimo anche dall’industria alimentare transalpina, la scusa per denigrare un prodotto italiano facendo riemergere la storica rivalità tra Italia e Francia in campo eno-gastronomico. Quello su cui mi vorrei però soffermare è l’aspetto nutrizionale e salutistico di quest’olio che è ormai sotto la “lente d’ingrandimento” anche di chi, fino a qualche mese fa, ne ignorava l’esistenza o il suo utilizzo ! Ebbene credo che da questo punto di vista si stia diffondendo troppo allarmismo e non perché non vi sia un reale rischio per la salute, ma perché tale rischio non è superiore a tanti altri purtroppo presenti in campo alimentare, oggi più complesso che mai !
Molte persone si schierano a favore dell’utilizzo degli oli di semi vegetali, ma quante di di loro sanno come vengono ricavati !? Quante di loro sanno, per esempio, che in essi è presente in tracce l’idrocarburo ( esano, eptano o ottano) con cui vengono estratti !? E quante di loro sanno che i processi di raffinazione di questi oli producono una certa quantità di acidi grassi trans nocivi alla salute !? La mia non vuole essere una difesa dell’olio di palma, ma un’analisi più razionale del panorama dell’industria alimentare in cui i numerosi vantaggi, tra cui la facile reperibilità dei più svariati prodotti alimentari, spesso si scontrano con i principi di un’alimentazione sana ed equilibrata. Inoltre il rischio degli effetti negativi sulla salute, dovuto al consumo eccessivo di merendine, biscotti o di qualsiasi altro prodotto dolciario industriale, non è soltanto imputabile all’olio di palma, ma anche all’elevata quantità di zuccheri. Dico questo perché non è bandendo l’olio di palma che si può risolvere il problema di un’alimentazione sempre più legata e quindi dipendente dall’industria alimentare, ma attraverso una corretta informazione a partire dalle scuole. In questi ultimi mesi non si sente altro che parlare di olio di palma, ma potremmo parlare di “mille” altre cose che non vanno bene legate all’alimentazione umana . Che dire, infatti, della “minaccia” del mais transgenico e delle multinazionali dei semi che stanno di fatto mettendo in ginocchio l’agricoltura sostenibile e la biodiversità delle coltivazioni !? Dal punto di vista della salubrità non dobbiamo poi dimenticare il più grosso dei problemi, quello legato all’inquinamento ambientale, il più infimo perché di difficile individuazione e causa di danni a lungo termine, il quale “abbraccia” tutte le tipologie di prodotto, da quello ortofrutticolo a quello ittico. In conclusione, ciò che voglio dire è che va bene mettere al corrente l’opinione pubblica sulle conseguenze dell’utilizzo intensivo dell’olio di palma, ma occorre fare ciò senza creare un clima di allarmismo in cui esso sembra essere il peggiore dei mali. Dico questo anche perché ritengo che oggi, dal punto di vista alimentare, non abbiamo la certezza che ciò che mangiamo sia davvero esente da rischi, sia per le problematiche che ho descritto, sia per altre problematiche che meriterebbero ulteriori approfondimenti, ma che sarebbe riduttivo descrivere in poche righe. Informare correttamente l’opinione pubblica a 360 gradi e mangiare poco e di tutto sulla base della dieta mediterranea, variando il più possibile sia il tipo i prodotto che la marca del prodotto o il produttore, sono le uniche soluzione per una discreta difesa dalle insidie che si nascondono dentro i cibo. Dr. Daniele Giovanni Monaco ( Tecnologo Alimentare )
Gentile Daniele, noi abbiamo focalizzato l’attenzione su un problema e siano riusciti a convincere molte aziende a sostituire o ridurre la quantità dipalma che è presente nella quasi totalità dei prodotti. Questo è il problema . Secondo me i solventi usati per estrarre e rettificare tutti gli oli di semi non ci sono poi nel prodotto finale . Detto ciò il nostro compito è fare i giornalisti e sollevare i i problemi. Spetta al Cra Nut al Ministero e altre istituzioni fare educazione alimentare.
Bravissimo Dott. Monaco, perfettamente d’accordo con lei, parola per parola
Avrei una domanda.
Leggendo sull’argomento ho trovato un dato che non so se veritiero.
In pratica qualcuno afferma che la resa per ettaro per produrre olio di palma è circa 5 volte maggiore di quella per gli altri oli.
questoavrebbe come conseguenza che usando altri oli al posto del palma servirebbero superfici coltivabile molto maggiori .
E questo cozza con la teoria della sostenibilità ambientale della scelta “no palma”.
Potreste per farere dirmi se il dato riportato è corretto? o cosa non manca nel ragionamento sopra
grazie
La resa per ettaro cambia da olio a olio anche se il palma è quello che dà in assoluto rese maggiori. L’unico problema è che per per coltivare il palma vengono rase al suolo le foreste tropicali si vende il legname e poi si inizia a coltivare. Il mail si coltiva anche in pianura Padana.
Egregio Sign. La Pira,
io non discuto la validità del suo articolo ne dal punto di vista giornalistico ne dal punto di vista scientifico, ma il modo allarmistico con cui i media stanno trattando l’argomento che, sotto l’aspetto nutrizionale e salutistico, ribadisco essere un problema tra tanti. Fare del “terrorismo” mediatico” e infondere “false” paure tra la popolazione che è sempre più dipendente dall’industria alimentare, focalizzando troppo l’attenzione su un singolo problema, non serve a nessuno, mentre fare corretta informazione e mettere in guardia i consumatori dai più importanti rischi per la salute serve a dare loro quegli strumenti necessari a scegliere con discrezionalità cosa e quanto mangiare. Da tecnologo alimentare lei sa benissimo che l’olio di palma è stato introdotto per sostituire i più nocivi grassi idrogenati, mentre ora che questi ultimi sono praticamente stati banditi si è passati con l’attaccare il loro sostituto. . Adesso io mi chiedo e le chiedo, dopo tutta quest’opera di convincimento nei confronti dell’industria alimentare a “virare” verso altri tipi di grassi, se la soluzione che verrà trovata potrà andar bene o risulti in seguito peggiore della precedente. Dico questo perché, come lei sa, l’olio di palma è stato scelto perché più economico, ma tra una ristretta rosa di grassi che presenta determinate proprietà chimico-fisiche ( dovute proprio all’elevata saturazione dei suoi acidi grassi ) e che non può essere sostituito da un comune olio di semi se si vuole conferire al prodotto le stesse caratteristiche organolettiche. Non vorrei che l’industria alimentare, pur di accontentare la “sconvolta” e “terrorizzata” opinione pubblica, introduca l’utilizzo di un mix di coadiuvanti tecnologici di sintesi per ottenere lo stesso risultato peggiorando la “genuinità” del prodotto, anche perché l’impiego del burro, sostituto naturale dell’olio di palma, è da scartare per una serie di motivi che vanno dagli elevati costi all’elevata quantità necessaria. Insomma non vorrei che succedesse come per quei prodotti light in cui gli zuccheri sono stati sostituiti da edulcoranti di sintesi!!
Dr Daniele Giovanni Monaco (Tecnologo-Alimentare )
Da tecnologo alimentare le dico che il palma si può tranquillamente sostituire con altri oli vegetali . Noi non facciamo terrorismo mediatico sia chiaro! Gli acidi grassi trans … da eliminare ma se è arrivato il palma non vuol dire che questo grasso sia la panacea . E’ un grasso tropicale mediocre ricco di saturi aterogeni che le aziende hanno volutamente nascosto sapendo di cosa si tratta. Adesso grazie alla nostra iniziativa che va avanti da sette mesi hanno capito che devono cambiare le ricette. Purtroppo alcune delle sue tesi sono quelli degli industriali che però non stanno in piedi
Egregio Sign. La Pira,
purtroppo le devo confessare che sono un precario cronico del lavoro e che attualmente non opero, purtroppo, per nessuna azienda alimentare per cui sia chiaro che io non prendo le difese ne dell’olio di palma ne tanto meno degli industriali ! Ma tutta questa “pubblicità” che si sta dedicando all’olio di palma mi sembra inopportuna se pensiamo che è un ingrediente usato dall’industria alimentare e non un olio usato dalle casalinghe per condirci le insalate o friggerci le patatine. Stiamo parlando di prodotti industriali di largo consumo e di medio-basso costo che olio di alma o no, non possono essere considerati salutari o genuini per tanti altri fattori ! Lei pensa che i prodotti in cui l’olio di palma sia stato sostituito dagli altri oli vegetali, senza nessun altro accorgimento tecnologico, abbiano la stessa appetibilità o comunque le stesse caratteristiche commerciali di quelle prodotte con il palma ? Lei è a conoscenza, poi, della presenza degli acidi grassi trans negli oli di semi raffinati ed estratti con solvente di cui lei e molti altri ne sostengono l’utilizzo ? Come vede i “contro” sono sempre in agguato in quanto siamo nel campo dell’industria alimentare ed allora perché accanirsi così tanto solo contro l’olio di palma quando il problema è più complesso e legato a tanti altri aspetti che incidono sulla “qualità” dei prodotti industriali ?
I prodotti senza palma sono uguali se non migliori perchè molte nuove formulazioni di biscotti per esempio utilizzando il mais o l’arachide e impiegano anche una quantità di fibre superiore- Non mi sembra che gli oli di semi di cui ho parlato adesso pongano problemi e non ho letto di presenza di solventi negli oli raffinati che comprendono tutti gli oli vegetali e l’oliva. Pubblicità inopportuna! Guardi che l’agenzia per la sicurezza alimentare francese e belga hanno pubblicato dossier su questo argomento,che invece è stato occultato abilmente dalle aziende sino a sette mesi fa. Tenga conto che Nutrizionisti come Calabrese e Migliaccio hanno sempre focalizzato l’attenzione sulla proprietà aterogena del palma .
Non conosciamo la lobby degli oli di semi e non so nemmeno se esista. Approfondiremo discorso della raffinazione, anche se ho dei dubbi sulla formazione di trans e in ogni casi andrebbero quantificati
Trascuro il discorso salutistico, perchè il problema è legato alla quantità e non alla sostanza.
Per quanto rtiguarda il discorso ambientale mi sovvengono più domande :
a) di che cosa dovrebbero campare Giava e Malesia una vota tolte le palme ?
b) L’occidente è disposto a pagare per il mantenimento degli oranghi ?
c) chi provvederà a riforestare le zone o ci saranno altre colture anti orango ?
d) del mio viaggio in francia ricordo enormi distese di girasoli, non è che c’è un certo interesse olerario nel criminalizzare il palma?
e) sosteniamo un campagna pure per eliminare il palma dai saponi ? perchè se cala l’uso alimentare esso si sposta ad altre forme industriali.
f) che impatto ambientale ha la sostituzione del palma con altri oli? ulteriore spostamento delle colture da alimentari ad industriali?
g) ci sarà abbastanza disponibilità di terre per produrre materia grassa non palma?
mah, ho più dubbi che certezze su questa campagna mediatica.
Ma le aziende alimentari italiane come facevano a produrre prima senza il palma e senza i trans? E poi aggiungo questa frase di un lettore che mi è molto piaciuta
“Ma se l’olio di palma è come dicono ora le aziende : inodore, ottimo sostituto del burro, resistente all’ossidazione, più facile da stoccare, punto di fumo tra i più alti, piantagioni che a parità di estensione hanno produttività maggiori ed altri che mi sfuggono, perchè non lo riportavano in chiaro tra gli ingredienti anche prima del 14 dicembre 2014? Perché ora fanno di tutto per lodarlo, mentre prima facevano di tutto per nasconderlo. Come mai questo drastico cambiamento? Perchè non lo riportavano in chiaro tra gli ingredienti anche prima visto che sembra sia il non plus ultra?
Dovremmo ricevere lezioni di sostenibilità ambientale dai francesi?
Abbiamo la memoria corta…. io mi ricordo purtroppo e da vent’anni non compro prodotti francesi….
http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/polinesia-chiede-a-francia-risarcimento-per-nucleare.aspx
Per quel che ne so io. l’olio di palma si usa da sempre, probabilmente di più nelle industrie più grandi che nelle industrie semi artigianali, lo dico per esperiemnza diretta con una grande azienda alimentare.
Ricordo tre tipi di grasso : palma, palmisto e cocco ed era almeno 20 anni fa, poi sicuramente è migliorata la tecnologia perchè da grassi rossastri si è arrivato a grassi piuttosto bianchi, quindi adatti anche all’industria alimentare, mentre prima andavano per saponi e mangimi.
Per quanto riguarda la dichiarazione negli ingredienti, dipende in parte dalla legislazione che permette di
“nsacondere” taluni ingredienti, faccio l’esempio dei mangimi : crusca, cruschello, tritello e farinaccio, oggi in etichetta si chiamano sottoprodotti dell’indutria molitoria senza distinzione alcuna.
Così per gli oli e grassi, se la legge me lo permette, da produttore non esplicito tutto punto per punto, ma cerco di “nascondere” i dettagli per almeno due motivi : il poter ottimnizzare gli ingredienti in base al costo di mercato e per complicare la vita alla concorrenza che non trpoverà la ricetta gia scritta in etichetta.
Per cui se la dicitura oli e grassi vegetali permette di variare le proporzionei tra i tipi di olio e di non esplicitarne la tipologia.
Trovo la cosa piuttosto normale, poi il palma è diventato criminale , le regole sono cambiate, come cambiarono per la furosina, come sono cambiate per l’aflatossina M1 nei formaggi e per tanti contaminanti o ingredienti.