Il Fatto Alimentare e Great Italian Food Trade hanno lanciato una petizione online su Change.org per fermare l’invasione dell’olio di palma nei prodotti alimentari che ha superato le 174 mila firme.
Dal 13 dicembre 2014 milioni di consumatori italiani ed europei scopriranno la presenza di un nuovo ingrediente in migliaia di prodotti alimentari. Stiamo parlando dell’olio di palma, una sostanza fino a oggi camuffata dietro la scritta ‘olii e grassi vegetali’. Per rendersi conto di quanto l’olio di palma sia diffuso basta dire che è il grasso principale di quasi tutte le merendine, i biscotti, gli snack dolci e salati, e le creme in vendita nei supermercati. L’ampio utilizzo di questa materia prima è dovuto sia al costo estremamente basso, sia al fatto di avere caratteristiche simili al burro. Il Fatto Alimentare dice no all’olio di palma per motivi etici, ambientali e di salute e invita le aziende a sostituirlo con altri oli vegetali non idrogenati o burro.
Olio di palma e ambiente
La produzione di palma è correlata alla rapina delle terre e alla deportazione di milioni di famiglie africane e asiatiche (land grabbing). È inoltre causa primaria della deforestazione di aree boschive (prima causa di emissioni di CO2 nel Sud-Est asiatico) e della devastazione degli habitat naturali per lasciare spazio alle monocolture come quelle della palma da olio. Queste operazioni comportano gravi violazioni dei diritti umani, l’eliminazione della sovranità alimentare e la riduzione della biodiversità. Per stemperare le problematiche e ripulire l’immagine dell’olio di palma esiste una certificazione sostenibile (Rspo), che tuttavia copre solo una quota minima della produzione, senza neppure mitigare i problemi denunciati.
Un ingrediente economico
L’olio di palma viene utilizzato dalla maggior parte delle aziende alimentari perché costa poco e si presta a molti utilizzi. Secondo i nutrizionisti l’assunzione giornaliera di dosi elevate di questo ingrediente può risultare dannosa per la salute a causa della presenza dei grassi saturi. Questa ipotesi si verifica più spesso di quanto si creda, visto che il palma si trova nella maggior parte degli alimenti trasformati, soprattutto in quelli più consumati dai giovani. Anche se in Italia non esistono studi sul consumo pro-capite, i nutrizionisti consigliano di limitarne l’assunzione, in particolare ai bambini che sono i più esposti.
Il nostro appello
Il Fatto Alimentare chiede al ministero della Salute e agli enti pubblici di disporre l’esclusione dalle pubbliche forniture di alimenti che contengano olio di palma. Questa clausola deve essere inserita in tutti i capitolati di appalto per l’approvvigionamento delle mense scolastiche, ospedaliere e aziendali, nonché dei distributori automatici collocati in scuole e pubblici edifici.
Chiediamo al ministero delle Politiche agricole e agli altri Stati membri dell’Unione Europea di aderire subito alle Linee Guida del CFS (Committee on World Food Security) – FAO, per una gestione responsabile delle terre, delle foreste e dei bacini idrici.
Chiediamo ai supermercati di escludere dalle forniture dei prodotti con il loro marchio (private label) l’olio di palma.
Chiediamo alle industrie agroalimentari di impegnarsi a riformulare i prodotti senza l’utilizzo di olio di palma, affinché il cibo “made in Italy” possa davvero distinguersi come buono e giusto.
I destinatari della petizione
– Ministero della Salute, ministero delle Politiche agricole, ministero dello Sviluppo economico
– Barilla, Bauli, Bistefani, Colussi, Galbusera, Kellogg’s, La Doria, Gruppo Mondelēz, Nestlé, Heinz Plasmon, Vicenzi, Unilever
– Auchan, NaturaSì, Billa, Il Gigante, Iper, Eurospin, Conad, Lidl, Carrefour, LdMarket, Lombardini, Ikea, Supersigma, Pam, Penny Market, Gruppo Selex, Sma, Unes, Finiper
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“Ma per favore….. e la gran parte di indumenti, calzature, dispositivi elettronici e “n” mila cose che sicuramente anche Lei indossa ed utilizza, prodotte in Cina, Bangladesh, Birmania, Thailandia etc. etc. ???? Come vivo io o chi responsabilmente sceglie cosa acquistare e come, è anche affar suo! Essere cresciuti nel benessere significa farne parte ipocritamente senza capirne gli effetti collaterali, le sue origini. La vita è un compromesso consapevole che giornalmente rischia di far perdere l’identità radicale del messaggio stesso. Questa singola scelta quotidiana può dividerci da un gruppo consumista irresponsabile ed egoista da un altrettanto, pur complice anch’esso, ma più sensibile e responsabile alla sopravvivenza di ogni essere vivente. Imparare a nutrirsi con coscienza e responsabilità è il primo passo per salvare la vita a milioni di animali straziati! Per Noi che ci crediamo è un dovere etico fornire l’esempio più corretto possibile. Tutto il resto è opinabile.
Se condividete questo concetto siete i benvenuti, altrimenti va bene uguale.
Sintetizzando (dote di cui non sembra dotato) “fate quello che dico, ma non quello che faccio..”
Il trofico dei nutrienti ha un costo in termini di dispersione di energia, per ogni passaggio della catena gran parte dell’energia potenziale viene dissipata sotto forma di calore. Questo è l’aspetto scientifico.
Poi si sono aggiunti gli aspetti ambientali della produzione dei cibi animali che, sgomberati dalla faziosità, meritano rispetto. Io mi riferisco ai primi, dei secondi c’è pieno il web.
Il mio intervento a rischio fuori tema, si inserisce fra le tante argomentazioni pro/contro nella consapevolezza che qualunque attività umana ha i suoi risvolti positivi e negativi.
Nella fattispecie il palma ha un impatto etico-ambientale, il burro ha il suo lato negativo nell’efficienza di trasformazione, se parlassi di strutto ….la petizione sarebbe trasformata pro impalamento!
Goliardia a parte, ho dubbi che la soluzione perfetta esista, ho fiducia nelle ragionevoli soluzioni di buon senso che passano attraverso la differenziazione delle materie prime, magari disponibili fuori porta, senza demonizzazioni.
Sono sicuro che la qualità non ne soffrirà, anzi, come sono altrettanto sicuro che i tecnologi alimentari, su preciso input, sapranno fare il loro lavoro egregiamente e rimanere competitivi.
Però concedetemelo: ancorché non trendy, il burro è buono, … e lo strutto?
condivido la sua riflessione
Caro glmazzolari, qui non si trattano prodotti alimentari “trendy” o non “trendy” come afferma erroneamente lei. E qui soprattutto non si fa ironia. Per queste cose il web ha i suoi luoghi opportuni. Non mi sembra proprio il caso di fare goliardia (“pro impalamento” cosa?) su cibi d’origine animale soggetti a produzioni intensive di dubbio beneficio umano (per gli animali è scontato, e non commento oltre onde evitare mancata pubblicazione). Come non mi sembra il caso di allungare il brodo mistificatore per nascondere la speculazione alimentare in atto da anni, che ricordiamoci toglie ettari ed ettari utili ed indispensabili a colture più etiche e genuine. Dell’olio di palma non ne abbiamo proprio bisogno. L’industria si accolli finanziariamente questo costo e sostituisca un ingrediente dannoso ed inutile con qualcosa di più sano per l’alimentazione e più sostenibile per i territori già sfruttati a sufficienza, restituendo perciò le terre ai legittimi proprietari che la useranno a loro diritto e beneficio. Senza dimenticare che lo sterminio degli orango causato dal disboscamento è un atto immorale e deplorevole.
Per quanto riguarda la sua tesi è completamente discutibile.
Possibile che non si riesca a capire che se un determinato ingrediente non viene riportato specificatamente in etichetta SIGNIFICA che nasconde qualcosa?! E’ più che ovvio che l’industria ha tutti i sui interessi per mistificare danni ed effetti collaterali. I consumatori DEVONO essere informati e DEVONO essere istruiti ad una alimentazione più SANA e RESPONSABILE. Chi non lo fa, o peggio crea ostacoli è da perseguire severamente. La gente capisce se conosce, la gente agisce se è stimolata positivamente. Le corporazioni con i loro strateghi del marketing sanno bene come manipolare giudizi ed opinioni. La pubblicità è vincente proprio per questo. Ribadisco che questa petizione è giusta e democratica, non tanto per il fine ultimo che difficilmente otterrà da gdo e bigfood il risultato sperato…ma piuttosto per scuotere le menti offuscate da tanta disinformazione incosciente.
Leggendo su questo sito gran parte dei commenti, sembra di vivere in un mondo felice e quasi ideale: i redditi sono medio alti, tanto da potersi permettere biscotti da 15/20 euro al kg; tutti sono attenti all’ambiente, al cibo e responsabili nei consumi e nello stile di vita, vanno a lavorare in bicicletta o a piedi etc. etc.; hanno tempo libero, tanto da dedicarsi alla preparazione domestica di prodotti da forno anche complessi e con le migliori materie prime.
Che strano.. io conosco principalmente gente che non arriva a mettere insieme 2000 euro al mese, lavorando in 2 e deve mandare avanti una famiglia di 4 persone, lavora lontano da casa, con relativi trasferimenti in auto o mezzi pubblici e spesso anche il sabato e/o la domenica, quindi tempo libero praticamente inesistente; fà la spesa al discount e non in pasticceria o da Eataly e si può permettere biscotti da max 2 euro al kg.
Direte voi.. ma se non si può permettere i biscotti di Panarello, ma che mangi del pane secco a colazione… vero ??
Il costo delle materie prime incide poco sul prezzo finale dei prodotti da forno (10-15%) Se si usano ingredienti di qualità il prezzo non dovrebbe raddoppiare. In ogni caso la cosa importante e sapere cosa si compra. Fino ad ora le aziende hanno tenuto nascosto l’olio di palma . Perché?
Le aziende fanno profitto e non beneficienza,tutte. Se non citano il palma e’ perché le norme glielo consentono. Allora ,forse, bisogna battersi x evitare norme vessatorie verso i consumatori, piuttosto che proporre crociate contro i mulini a vento come questa. Il palma e’ insostituibile in certi impieghi /lavorazioni, lo dice il dott. Zucchi, ovvero colui che presumo abbia scritto la risposta di coop in merito che pubblicate.
10% … È meglio che si aggiorni.
L etichetta è una informazione regolamentata… S
i dichiara quello che è previsto x legge e che commercialmente conviene. … Anche a fronte delle diverse sensibilitá dei consumer + o – corrette.
la colpa della diffusione di questi oliacci vegetali è anche un po’ della endemica, paranoica burrofobia delle donne italiane (alcune fanno la pastafrolla coll’olio d’oliva pugliese, una vera schifezza)
La contrapposizione idiota vegetale = buono / animale = cattivo vale per la grande maggioranza di loro
Quando vedono scritto ‘grassi vegetali’ sono tutte contente… per loro basta che non ci ci sia il burro
fanno eccezione le adorabili emiliane, e bassopadane in genere
Mi scusi, ma mi pare che questi oliacci vegetali vengano usati con grande entusiasmo dalle aziende alimentari e promosse dai loro manager e dagli uffici marketing…che probabilmente non saranno tutti maschi, così come i cuochi che aborrono il burro e lo strutto non sono tutte donne…..Ci modernizziamo un po’,perfavore?
SERENITÀ NON IRONIA
Serenità nell’indignarmi della sparizione degli oranghi pari alla sparizione dei passerotti in valpadana (Italy) dopo un maldestro trattamento anti piralide/diabrotica.
Serenità nel partecipare al november porc e giustificare i cartocci di ciccioli sbocconcellati strada facendo come reminiscenze genetiche di generazioni sopravvissute grazie al porc.
Serenità nel non vergognarmi nell’ammettere che preferisco le chiacchere di carnevale fritte nello strutto che non negli olii n.frazionati.
Serenità nel vantarmi di aver stracciato(o oscurato) la pagina margarina ma non quella del burro.
Serenità di indignarmi in egual misura nei confronti del land grabbing e del consumo di suolo agricolo in Italia.
Serenità nel respingere lezioni di comportamento che non mi arrivino dagli aventi diritto, nella fattispecie dalla redazione.
Serenità nel confessare di non aver sottoscritto la petizione ma di condividerne gli obiettivi prova ne è la dedizione all’argomento
Il palma e’ ormai, per le sue peculiarità caratteristiche una delle materie prime oramai indispensabili in tutto il mondo, solo o in combinazione . Pur consapevoli delle implicazioni etiche ed ecologiche, iniziative come questa, specie a livello di singole nazioni, non avranno alcun risultato su scala mondiale, e potranno portare danni seri su singoli comparti economici. Vi figurate se per analogia si tentassero pari iniziative, secondo alcuni degli ……..interventi qui arrivati, per eliminare il latte o il latte in polvere dalle produzioni alimentari ????
Spesso bastano pochi fermenti o lieviti per modificare la struttura del contesto.
La corretta informazione rende consapevoli i consumatori e produce trasformazioni impensabili in regime d’ignoranza.
Quindi per raggiungere uno scopo ed una meta bisogna prima di tutto mettersi in viaggio, senza sottovalutare l’intelligenza delle persone.
Per il latte, che fino a pochi anni fa era la quintessenza dell’alimentazione ed una panacea per tutto il mondo, grazie ad una più corretta informazione è diventato un allergene da indicare in etichetta.
E questo è quello che chiediamo valga anche per il grasso di palma: che si sappia cos’è, come viene coltivato e che venga indicato in etichetta, senza nasconderlo.
Caro Costante,
Il rischio di queste iniziative a livello di singole nazioni, non solo non servano a nulla su scala mondiale
… ma rischiano di mettere strane idee a qualche politico che in cerca di consensi emetta qualche strumento legislativo che sarà un obbligo (un peso ) solo per le aziende italiane che rischiano di essere penalizzati.
… Vedi legge sui prodotti da forno.
mi sembra di sognare. Sono 45 anni che la dicitura olio di palma si legge sulle confezioni alimentari.
Perchè solo ora questo caos?
FINALMENTE….!!!! SI COMINCIA AD ALLARGARE LA MACCHIA D’OLIO …DI PALMA. Sono anni che ricerco prodotti privi della presenza di Oli Vegetali genereci nel dolciario; ultimamente il mercato si è affollato di specifiche di riferimento:(OLIO DI PALMA, DI COCCO ecc..)sugli INGREDIENTI dichiarati. Questo è un passo avanti per distinguere la correttezza o meno, del Produttore MA, evidenzia quanto sia importante il business di merito perchè questi tipi di olio viene utilizzato per scopi commerciale(pressi bassi) e Termini di conservazione più lunghi quindi,mirati ad ottenere una produzione di “quantità” ma non certamente di ” Qualità.Salutisticamente parlando, l’OLIO DI PALMA (Rosso, Arancione e PALMISTO)sono definiti dai nutrizionisti il PEGGIORE GRASSO VEGETALE in circolazione. BENE che si allarghi questa macchia d’olio di palma. Lucio Campi
Ho trovato questo blog quasi per caso, ma preso dalla curiosità ho letto tutti gli interventi.
Accanto a molti condivisibili per buon senso e correttezza scientifica ho trovato le solite menate demagogiche e pregiudizi sulla minore eticità ed ecocompatibilità delle produzioni di alimenti di origine animale rispetto a quelli di origine vegetale che ho trovato su altri blog che trattano di alimentazione ed agricoltura. Per esempio la solita stupidaggine sulla responsabilità dei bovini sull’aumento della CO2. E’ arrivata a capirlo anche mia nipote di 14 anni dopo aver studiato (e compreso) il ciclo del carbonio.
Avrei voluto intervenire con alcune mie esperienze di lavoro in paesi dove esistono immense piantagioni di palma da olio (Ghana, Costa d’Avorio, Filippine, Thailandia, ecc), ma fino a quando esisterà questo diffuso analfabetismo scientifico ritengo inutile discutere su questi argomenti.
Caro franco…dall’alto della sua esperienza culturale e scientifica spieghi a noi comuni mortali perchè mai gli allevamenti intensivi non contribuiscano fortemente all’effetto serra. Lo spieghi meglio magari con relative motivazioni etiche, o almeno ci dica quale sia il suo lavoro così tanto professionale da non capire le realtà più che ovvie. Tra l’altro da quello che scrive non si capisce neanche quale sia lo scopo principale del suo commento. E’ a favore o meno della petizione? Se “Sì” perchè? se “No” perchè?
Per la cronaca l’attuale sistema produttivo capitalista è responsabile di ogni speculazione e devastazione ambientale, chi non lo capisce è complice anch’egli. Le argomentazioni in merito sono enormi e molteplici, non basterebbe un solo articolo per elencarle tutte. Lei dice che “avrebbe” voluto intervenire…allora lo faccia!
Intanto si legga questo: http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/24/deforestazione-lolio-di-palma-e-un-flagello-di-dimensioni-mostruose/1131728/
E faccia leggere a suo nipote anche questo: http://it.wikipedia.org/wiki/Impatto_ambientale_dell%27industria_dei_cibi_animali
L’informazioni e l’istruzione alle nuove generazioni è assolutamente essenziale per ottenere un futuro più sano e benefico.