È ora disponibile in italiano il rapporto di Oxfam International, Ong storicamente impegnata nella lotta contro la povertà e la fame, sul fenomeno del Land-grabbing, pubblicato in inglese il 22 settembre scorso. Si intitola La nuova corsa all’oro. Lo scandalo dell’accaparramento delle terre nel Sud del Mondo ed è disponibile sul sito di Oxfam Italia.
Lo scenario è terribile: la corsa dei grandi investitori all’acquisto di enormi estensioni di terre nei paesi in via di sviluppo distrugge il presente e il futuro delle comunità locali che affidano il proprio sostentamento a tali terre. Per favorire questi opachi investimenti, le autorità locali liberano manu militari le terre da chi le ha sempre abitate: stupri, violenze e distruzione in certi luoghi sono ormai all’ordine del giorno. Oxfam chiede dunque alle imprese e ai governi di agire per tutelare i diritti delle comunità locali e di modificare le relazioni di potere tra queste e i grandi investitori. Solo così gli investimenti sui terreni potranno davvero promuovere la food security, vale a dire la sicurezza degli approvvigionamenti alimentari (il cibo di oggi), e lo sviluppo economico locale (il cibo di domani).
Negli ultimi 10 anni un’area grande quanto l’Europa occidentale, nei paesi in via di sviluppo, è stata ceduta a investitori stranieri. La gran parte degli “accaparramenti” ha avuto luogo negli ultimi 2 anni. Ma che significa “accaparramento di terre”? Secondo la definizione adottata dall’International land coalition lo scorso 26 maggio a Tirana, il termine Land-grab si riferisce ad acquisizioni di terre effettuate violando i diritti umani (in particolare quelli delle donne); ignorando il principio del consenso “libero, preventivo e informato” delle comunità che utilizzano quella terra; ignorando l’impatto sociale, economico e ambientale (oltre che l’impatto sulle relazioni di genere) derivante dall’acquisizione; evitando la conclusione di contratti trasparenti, con impegni chiari e vincolanti sugli impieghi e sulla ripartizione dei benefici; evitando la partecipazione democratica, il controllo indipendente e la partecipazione informata delle comunità che utilizzano la terra.
Illazioni o fanta-politica? Niente di tutto ciò: questa è la realtà ed è dimostrata da dati, documenti e testimonianze. A ulteriore riprova, il rapporto di Oxfam cita alcuni casi di studio in Uganda, Indonesia, Guatemala, Honduras, Sud Sudan e Mozambico dove, per esempio, il 35% della popolazione è cronicamente in stato di insicurezza alimentare e solo 32.000 ettari dei 433.000 oggetto di investimenti in agricoltura nel 2007 e nel 2009 sono destinati alla semina di cereali alimentari. In generale, riferisce Oxfam, la maggioranza degli accordi riguardanti i terreni agricoli in Africa sono per l’esportazione di materie prime, biocarburanti e fiori recisi.
«I governi nazionali hanno il dovere di proteggere i diritti e gli interessi delle comunità e di coloro che posseggono diritti sull’uso di quella terra», si legge nel documento. «Tuttavia, nei casi evidenziati dal rapporto, i governi hanno fallito, schierandosi dalla parte degli investitori, offrendo loro terra a basso costo, altri incentivi e addirittura aiutandoli a compiere le operazioni di sfratto. Anche nei casi in cui è stato coinvolto capitale straniero o istituti bancari con politiche responsabili, l’investimento non è stato condotto secondo standard responsabili».
Il Land-grabbing è il paradigma dell’anti-sviluppo, ed è un otre che trabocca per abbeverare investitori e istituti finanziari d’ogni parte del mondo, in palese violazione degli impegni assunti dai governi del G8 nel 2009 a L’Aquila con l’Aquila Food Security Initiative, e di quelli contenuti nel Comprehensive Africa Agriculture Development Programme (CAADP). Il Comitato sulla sicurezza alimentare mondiale discuterà alla prossima riunione della Fao in programma a Roma il 10-14 ottobre le Guidelines on the Responsible Governance of Tenure of Land, Fisheries and Forests: chissà se qualcuna delle confederazioni agricole italiane farà sentire la propria voce, dopo i recenti comunicati stampa sul rapporto Oxfam; se apporranno anche la loro firma all’Appello di Dakar contro il Land-grabbing, o se rimarranno indifferenti.
Può essere utile, in proposito, una riflessione su un’affermazione del saggista francese Stéphane Hessel, contenuta nel suo pamphlet Indignatevi!: «All’evoluzione dei Paesi poveri giovano soltanto le azioni di tutela contro i danni dell’economia commerciale mondiale, e di compimento di quei pilastri di ogni evoluzione che sono la scolarizzazione, l’alfabetizzazione, la sanità pubblica, la produzione più vicina al suolo, l’agricoltura e l’autosussistenza … dunque la salvaguardia delle risorse proprie, rispetto all’eccesso di importazioni sovvenzionate dai Paesi già ricchi».
Dario Dongo
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