La questione delle mozzarelle blu poteva essere risolta il 9 giugno 2010, dopo l’invio da parte del Ministero della Salute di un’allerta a Bruxelles, in cui si diceva che in seguito ad una segnalazione di un cittadino, in Italia è stato ritirato dal commercio un lotto di mozzarelle tedesche che si colorava di blu, venduto in un supermercato Eurospin di Verona. A questo punto scatta il sistema di allerta europeo Rasff, che dirama in tempo reale agli altri Paesi, il nome della mozzarella, della ditta produttrice (Milchwerk Jager Gmbh & Co) e il numero di lotto. A questo punto le procedure sono codificate, le autorità tedesche devono contattare il produttore che è tenuto ad inviare immediatamente una lettera alle catene di supermercati chiedendo il ritiro dagli scaffali dei lotti di mozzarelle contaminati.
Non c’è niente di nuovo, visto che ogni settimana il sistema Rasff segnala da 50 a 70 prodotti da ritirare nei vari Paesi. Il sistema è ormai una routine anche per le grandi catene di supermercati che per i motivi più disparati (etichette stampate male, problemi di confezionamento, errori di stampa, o contaminazioni batteriche) ritirano dagli scaffali 5-600 prodotti l’anno in seguito a queste segnalazioni.
La gestione disastrosa del caso mozzarelle blu
La storia della mozzarella blu però non è andata così: infatti il 17 giugno a Torino una signora fotografa una mozzarella blu e la vicenda diventa un caso nazionale. Si può pensare ad un errore nel ritiro delle mozzarelle ma non è così, perché nei giorni successivi le Asl e i Nas continuano a sequestrare lotti sospetti in tutta Italia. Si tratta di mozzarelle con nomi e confezioni diverse vendute in alcune catene di hard discount, ma con un elemento in comune, sono tutte confezionate dalla stessa azienda tedesca: la Milchwerk Jäger Gmbh & Co. Come è possibile? Se le procedure sono state seguite correttamente i continui sequestri non si giustificano perché i ritiri dagli scaffali dovevano essere già stati fatti il 9 giugno.
La verità è che la Milchwerk Jäger Gmbh & Co, considerata un grosso produttore internazionale di latticini, non ha mai avvisato i supermercati invitandoli a ritirare il prodotto contaminato dagli scaffali. E per questo motivo le Asl e i Nas hanno prelevato a tappeto campioni di mozzarelle esposte sugli scaffali dei supermercati e hard discount riscontrano continuamente contaminazioni da Pseudomonas.
La reticenza della Germania
La questione è molto grave perché qualcuno ha permesso all’azienda tedesca di non diramare i nomi violando così le regole del Rasff. L’Italia in questi giorni ha più volte chiesto alla Germania di conoscere la lista dei prodotti contaminati senza ricevere risposte. La lista arriva solo la sera del 22 giugno, dopo la decisione di Bruxelles di inviare un gruppo di funzionari e di cominciare un’indagine per capire il perché di un comportamento assurdo. Le sorprese non sono finite.
Leggendo le carte inviate dalla Germania mercoledì sera si scopre che l’Italia non è l’unico paese coinvolto nella vicenda della mozzarella blu. La lista comprende altri 13 Paesi: Bielorussia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Germania, Ungheria, Polonia, Romania, Federazione Russa, Slovacchia, Slovenia e Svezia.
Adesso la situazione di allerta dovrebbe rientrare in fretta perché il ministero ha diramato l’elenco completo dei nomi e dei marchi da ritirare, e i supermercati dovrebbero avere già eliminato dagli scaffali le mozzarelle contaminate ancora in commercio.
Elenco delle mozzarelle ritirate in Italia*
- Land (venduta da Eurospin);
- Lovilio (venduta da LIDL);
- Malga paradiso (venduta da MD discount)
- Fattorie Torresina di diversi lotti (venduta dal supermercato Todis)
- Mozzarella LD (venduta presso LD)
- Monteverdi (discount Fortè)
* Fonte: Ministero della Salute 23 giugno 2010
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.