Il Commissario europeo con delega alla Salute e Tutela del Consumatore, John Dalli, ha deciso di diffidare la Lettonia dall’applicazione di un suo schema di legge nazionale sull’etichettatura dei prodotti lattiero-caseari. Un episodio di grande attualità anche per l’Italia, che si accinge finalmente a notificare la propria legge autarchica sull’indicazione d’origine sulle etichette.
Il progetto di legge lettone sulle etichette
La Repubblica baltica, a pochi anni dal suo ingresso in UE, ha avuto un rigurgito di protezionismo. Ha provato a introdurre a casa propria regole di etichettatura dei derivati del latte ulteriori rispetto a quelle europee. Prescrivendo notizie obbligatorie da accostare alla denominazione di vendita dei prodotti: a seconda dei casi, “Siero” o “Fatto con siero” (es. ricotte), “Preparazione”, “Con additivo X”, “Con aroma Y”, “Con grassi / proteine vegetali”, “…% materia grassa”. Ma il Commissario ha detto NO (vedi allegato). Capire perché è semplice (1):
- Ci troviamo in un Mercato unico e tutti i suoi partecipanti – nel Trattato istitutivo, come nei singoli trattati di adesione – hanno aderito a cedere parte della loro sovranità in vista di un obiettivo comune che in primo luogo si realizza grazie alla libera circolazione dei beni e dei servizi
- La cessione di sovranità si esprime nell’approssimare e dunque “limare” le normative dei Paesi aderenti fino a che esse raggiungano la piena compatibilità con le regole comuni. Ma anche nel partecipare a un processo democratico di formazione delle regole comuni stesse. Non basta alzare la voce, serve piuttosto portare avanti temi per contribuire in modo effettivo alla realizzazione di interessi condivisibili
- Nel caso delle etichette alimentari, le disposizioni comuni sono previste nella “direttiva etichettatura” (dir. 2000/13/CE) (2) promulgata il 20 marzo 2000 che indica i criteri generali cui attenersi. Il testo dice che, quando uno Stato membro ritiene “necessario adottare una nuova legislazione, deve comunicare alla Commissione e agli altri Stati membri le misure previste, precisandone i motivi. La Commissione consulta gli Stati membri … e può adottare le misure previste soltanto tre mesi dopo tale comunicazione e purché non abbia ricevuto parere contrario della Commissione” (art. 19)
- La “direttiva etichettatura”, che armonizza le normative nazionali (art. 3, comma 1), elenca in modo tassativo le diciture obbligatorie da riportare sui prodotti commercializzati (articoli 4-17)
- Tra le informazioni obbligatorie non coi sono quelle ventilate dalla Lettonia per i formaggi , per cui la Commissione reputa queste norme nazionali in grado di mettere a repentaglio il raggiungimento degli obiettivi comuni (suggestiva l’espressione utilizzata, “jeopardize”), e le ha bocciate.
Le regole non possono essere ignorate
Tutto questo discorso conforta le tesi più volte sostenute da Il Fatto Alimentare e risulta in linea con quanto sostenuto da Paolo De Castro, Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo.
- Le regole europee non possono venire liberamente calpestate,
- la volontà politica di un singolo Stato membro, nelle aree soggette a regolazione comune, può venire espressa nei dibattiti europei ma non tradursi in discipline nazionali differenziate.
Purtroppo in Italia la verità è fuori moda, il suo posto è stato preso dalla menzogna mascherata dalla teoria del complotto. Anche sul tema dell’indicazione d’origine alcuni politici italiani affiancati da associazioni di categoria come Coldiretti – anziché riconoscere che la nuova legge è palesemente contraria alle regole comunitarie – lanciano proclami contro presunti “boicottatori”. Ma chi sarà poi questo boicottatore, forse il Commissario europeo insieme ai responsabili dell’Ue che hanno preso posizione contro il provvedimento italiano?
Note
- Progetto di decisione della Commissione europea SANCO/10303/2011 (POOL/E4/2011/10303/10303-EN.doc)
- Dir. 2000/13/CE, “relativa al ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri concernenti l’etichettatura e la presentazione dei prodotti alimentari, nonché la relativa pubblicità”
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Avvocato, giornalista. Twitter: @ItalyFoodTrade