Dal mondo degli home restaurant si chiede al Senato di modificare il testo della Camera. Polemica sui troppi vincoli e sul divieto di incrocio con i B&B
Dal mondo degli home restaurant si chiede al Senato di modificare il testo della Camera. Polemica sui troppi vincoli e sul divieto di incrocio con i B&B
Beniamino Bonardi 30 Gennaio 2017Continua a far discutere la proposta di legge sugli home restaurant, approvata di recente dalla Camera e che ora dovrà essere esaminata dal Senato. In particolare, si confrontano le posizioni di chi difende il testo, sostenendo che si tratta di una regolamentazione necessaria per garantire ai consumatori il diritto alla salute e ai ristoratori una concorrenza leale, mentre dall’altra sono molti quelli che dicono che in realtà i deputati si sono mossi sotto la pressione lobbistica della Confcommercio, mettendo così tanti vincoli alla ristorazione familiare da impedirne lo sviluppo e l’esistenza nella legalità.
Secondo un’indagine del Centro studi turistici realizzato per Confesercenti, in Italia il fenomeno della ristorazione nelle abitazioni private, nel 2014, contava già 7.000 cuochi in attività, con circa 37.000 eventi realizzati e un incasso medio di 198 euro. Il fatturato era stato calcolato in 7,2 milioni di euro, con una tendenza alla crescita.
Da parte dei sostenitori degli home restaurant si sottolinea che se si confronta il fatturato di questo settore emergente con quello della ristorazione, che nel 2015 è stato di 76 miliardi di euro, ci si accorge che è pari a un decimillesimo. Ciò significa che per ogni 10.000 euro di reddito di un ristorante, l’home restaurant ne sottrae uno.
Ciò nonostante, secondo un sondaggio della società SWG per Confesercenti, l’83% dei ristoratori intervistati è a conoscenza del fenomeno e di questi l’80% la giudica una forma di concorrenza sleale. Il 92% ritiene che il fenomeno debba essere normato. In termini di impatto economico, il 62%% dei ristoratori afferma che gli home restaurant sottraggono loro fino al 5% del fatturato.
Tra le norme approvate dalla Camera, suscita preoccupazione la norma secondo cui l’attività di home restaurant non può essere esercitata nelle unità immobiliari ad uso abitativo in cui sono già in essere attività turistico-ricettive in forma non imprenditoriale o attività di locazione per periodi di durata inferiore a trenta giorni. In pratica, si vieta di esercitare l’attività di home restaurant anche quando si destinano alcune camere della propria abitazione a bed and breakfast.
Secondo Gaetano Campolo, amministratore della GC restaurant & management srl e fondatore di Home Restaurant Hotel, una start up che offre il servizio di home restaurant anche attraverso un’app, “non solo si vieta l’unione con gli affittacamere ma il parlamento italiano è l’unico in Europa a non volere l’incrocio con i B&B, inventando scuse senza senso a favore di una lobby come la Confesercenti e contro lo sviluppo e la crescita del nostro paese”. Secondo Campolo, “oggi con l’evoluzione tecnologica e con le varie applicazioni che si possono creare per offrire servizi, si aprono nuove frontiere lavorative e nuove opportunità”, ma il testo approvato dalla Camera “mette dei paletti che non aiutano”.
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