Un nuovo rapporto di Greenpeace denuncia come i fornitori che vendono il grasso tropicale alle maggiori aziende alimentari non siano in grado di garantire che il prodotto provenga da zone non sottoposte a deforestazione. Tre anni dopo che i maggiori commercianti di olio di palma hanno adottato la politica di “no deforestazione”, l’associazione ecologista ha cercato di valutare i progressi fatti.
Sebbene dieci delle undici imprese esaminate abbiano aderito alla politica di salvaguardia delle foreste, nessuna è attualmente in grado di garantire che il proprio olio sia esente da questa pratica, e solo due dichiarano hanno ribadito l’impegno di rispettare la scadenza del 2020. Le altre non sono state in grado di prevedere quando potranno dichiarare “pulita” la produzione di olio di palma. C’è di più , Greenpeace ha constatato che la maggior parte delle grandi compagnie che commerciano la materia prima non dispongono di mappe delle piantagioni dei loro fornitori, rendendo impossibile qualsiasi controllo.
I risultati che emergono dall’indagine di Greenpeace – intitolata Still Cooking the Climate e pubblicata in occasione della riunione annuale della Tavola rotonda sull’olio di palma sostenibile (RSPO)– mettono in una situazione di difficoltà i marchi di largo consumo, compresi i 400 del Consumer Goods Forum, la maggior parte dei quali ha assunto l’impegno di ripulire la propria filiera entro il 2020, eliminando l’olio legato a pratiche di deforestazione.
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[sostieni]
-La deforestazione indonesiana per produrre olio di palma è sostituita da riforestazione a palme (vedi foto) con ristabilimento di un equilibrio di CO2 e sostentamento di popolazioni indigenti (magari da regolamentare meglio ) è oggetto di clamori mediatici sostenuti
-In Brasile ,( a reddito medio molto maggiore dell’Indonesia) con governo di indirizzo socialista spinto
dove il più grande polmone verde del mondo di alberi secolari pregiati è già stato ridotto di circa un terzo per coltivazioni, meno equilibrate, di caffè e cacao. = Clamore mediatico assente o quasi.
QUALE SPIEGAZIONE DAGLI “ECOLOGISTI”??
Nelle gare al peggio non c’è mai un vincitore, ma a perdere è sempre e soltanto “pantalone”.
Fatta eccezione per latifondisti, multinazionali che controllano le materie prime, finanzieri senza scrupoli e governi corrotti, tutti gli altri siamo solo “pantaloni” di tutti i colori.
Bell’osservazione