Dopo la pubblicazione dell’articolo sulla censura decisa dall’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) della pubblicità del pecorino Argiolas, abbiamo ricevuto questa lettera da parte dell’azienda. Nel testo si ribadisce la correttezza delle frasi proposte nel messaggio che sono ricavate da uno studio pubblicato sul British Journal of Nutrition sul pecorino. Per correttezza va detto che i nostri articoli si basano sugli elementi diffusi online dallo IAP, ovvero sulle sintesi delle sentenze che non riportano per esteso le fasi del dibattimento.
La replica del produttore del pecorino Argiolas
Il formaggio pecorino Argiolas non è stato tirato fuori dal cappello per conquistare quote di mercato già ben presidiate dai nostri colleghi più famosi, ma nasce da un progetto delle Università di Cagliari, Pisa, Sassari, ed enti che si occupano dello sviluppo dei pascoli e del territorio, per riscoprire le caratteristiche dei pascoli naturali. Quindi un progetto nato per dare anche valenza scientifica al concetto di “genuino=sano”. È prodotto (anche) da noi, ma non è certo una nostra scoperta.
Il concetto che “siamo ciò che mangiamo” è vero negli esseri umani esattamente come negli animali, e l’intento della ricerca era capire, se a fronte di una alimentazione sana e controllata degli ovini (che poi sono ricerche che stanno ripetendo su tutto il pianeta su latte di capra e vacca), possa far sì che anche il latte da loro prodotto sia, permetteteci il termine più sano.
La ricerca
I risultati della ricerca, tra l’altro pubblicati su una delle maggiori riviste scientifiche internazionali, ovvero British Journal of Nutrition, afferma che i 42 pazienti, trattati con il pecorino con queste particolari caratteristiche, ha avuto effetti benefici sul colesterolo. In una economia italiana dove uno dei pochi modi per far fronte a concorrenze di economie di paesi in cui costo del lavoro e delle materie prime sono ben differenti dalle nostre, l’unico vantaggio competitivo che una azienda può avere è senza dubbio la naturalità delle proprie produzioni.
Tanto più questa potenzialità è stata ben interpretata dalla nostra associazione degli allevatori (ARA) che, in maniera totalmente trasparente e democratica, offre analisi su questi particolari acidi grassi a tutti gli allevamenti della Sardegna. Un bel progetto che però al momento non ha un claim dedicato, perché richiede tempi e risorse, che in questo momento, essendo stati tra i primi ad entrare nel mercato con questo tipo di prodotto, abbiamo raccolto oneri e onori (in tutta sincerità molti più oneri) non abbiamo. L’unico claim al momento utilizzabile è quello sugli omega 3, che voi evidenziate, e che rispettiamo alla lettera. Dopo avervi spiegato di che si tratta, passeremo all’illustrarvi l’accusa fatta e la nostra risposta.
Le accuse alla pubblicità del pecorino Argiolas
L’accusa è stata fatta sulla “W” rovesciata, collocata in una lavagna. Al momento della creazione della pubblicità il simbolo è stato utilizzato in segno di disapprovazione, che è esattamente l’impiego che comunemente viene fatto (in genere più che per il colesterolo viene fatto per le squadre di calcio). Tutte le informazioni sul prodotto, rispettano assolutamente i claim sugli omega 3, contenuti nel formaggio e previsti dalla normativa italiana.
La pubblicità non è stata certamente martellante, anche perché, essendo una azienda medio-piccola, i budget non ci consentono certo di essere martellanti. Quando lo IAP ha notato la pubblicità ci ha scritto le sue contestazioni, cui noi abbiamo risposto prontamente indicando il senso del messaggio. Da qui la richiesta dello IAP di un incontro per maggiori chiarimenti. Precisiamo inoltre che non appena ci è arrivata la comunicazione abbiamo immediatamente interrotto la pubblicità (nonostante avessimo potuto tenerla fino alla pronuncia della sentenza) per correttezza nei confronti dei consumatori, visto che lo IAP sosteneva che il messaggio poteva essere interpretato in alti modi. Dopo un incontro davvero costruttivo presso il Giurì, abbiamo compreso la preoccupazione dello IAP e inviato immediatamente una comunicazione annunciando che non avremmo più utilizzato quella particolare formula.
In merito al CLA, se avete letto bene la pubblicità, capirete bene che non viene fatta alcuna allusione a nessuna proprietà, non perché non ne abbia, ma perché l’Efsa, non ha ancora pubblicato un claim dedicato. I nostri prossimi passi vanno in questa direzione. Stiamo cercando finanziamenti per incrementare il campione statistico e affrontare sereni la procedura di approvazione di un claim dedicato, non è facile per un’azienda piccola, ve lo assicuriamo, ma anche Davide non aveva molte possibilità di sconfiggere Golia.
Alessandra Argiolas – Responsabile Organizzazione e MarketingArgiolas Formaggi Srl
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Condivido pienamente ogni parola della dott.ssa Argiolas, una risposta genuina che rivela grande umanità e professionalità. Tutta la mia stima da consumatore e da uomo del settore.
Diamo coraggio a queste imprese e pensiamo a tutelare la ricerca italiana, i claim legittimati dall’EFSA arriveranno, nel frattempo guardiamo un po’ di più le dichiarazioni delle multinazionali.