Il conflitto di interessi nel settore alimentare è un’abitudine consolidata per molti nutrizionisti italiani. L’ultimo episodio riguarda Michelangelo Giampietro che all’attività di medico specializzato in Medicina dello sport, affianca da anni quella di consulente del comitato editoriale del sito merendineitaliane.it. Uno spazio gestito e promosso da Aidepi (associazione di categoria che raggruppa buona parte delle aziende produttrici di merendine, biscotti e snack e dolci come Barilla, Ferrero, Bauli…).
Le merendine in Italia
Ma torniamo ai fatti. In un convegno che si è tenuto nel maggio 2016 è stata presentata una ricerca di IRI sul consumo di merendine in Italia. Dallo studio di mercato emerge che incrociando i dati dell’istituto di ricerca con quelli dell’Istituto superiore della sanità, nel nord Italia dove si consumano più tortine il numero di obesi è più basso che a sud, dove la quantità di merendine mangiate è inferiore. Sotto accusa lo stile di vita: troppa tv e poco moto.
Il convegno è stato ripreso da Repubblica che così titola: “Bambini obesi: non è tutta colpa delle merendine” e da altri che scrivono “Merendine innocenti: non causano obesità infantile (ma non abbuffatevi)”. I titoli si riferiscono alle dichiarazioni rilasciate nel corso dell’incontro dal nutrizionista Michelangelo Giampietro che sostiene: “Demonizzarle, additandole come responsabili di sovrappeso e obesità infantile è sbagliato. Non esistono cibi buoni e cattivi, tutto dipende dalle quantità e soprattutto dagli stili di vita”.
Il conflitto di interessi dei nutrizionisti italiani
Il dott. Michelangelo Giampietro ha tutto il diritto di esprimere il proprio parere sulle merendine, ma dovrebbe avere l’onestà intellettuale di dire che da anni è consulente dell’industria dolciaria, come riportato anche sul sito merendineitaliane.it. Il Fatto Alimentare ha denunciato più volte il conflitto di interessi di personaggi come Andrea Ghiselli, Eugenio del Toma e Antonio Migliaccio, tutti favorevoli all’uso dell’olio di palma e tutti parimenti consulenti di merendineitaliane.it.
Abbiamo anche segnalato al Corriere della Sera il conflitto di interessi di Franca Marangoni, intervistata in un articolo del 14 febbraio 2016 sullo zucchero. Franca Marangoni fa parte di NFI un’istituzione scientifica che opera nell’ambito alimentare, finanziata dalle più note marche italiane di biscotti, merendine, dolci e snack e che ha come mission la consulenza aziendale. NFI è infatti finanziata da imprese come Ferrero e Coca-Cola (quest’ultima ha devoluto negli ultimi cinque anni oltre 180 mila euro). Anche in questo caso nessuna specifica era presente nell’articolo e il personaggio intervistato si sono ben guardati dallo specificare l’esistenza del conflitto di interessi.
E il conflitto di interessi in Francia
Il conflitto di interessi non è un vizio solo italiano, dieci giorni fa a Parigi quattro persone si sono dimesse dalla commissione ministeriale che a settembre dovrà valutare quale etichetta nutrizionale utilizzare per i prodotti alimentari tra quelle suggerite da aziende, associazioni e grande distribuzione. Il quotidiano Le Monde in un’inchiesta che titola “Intossicazione agroalimentare” al Ministero della sanità ha evidenziato l’esistenza di un grosso conflitto di interessi per quattro persone che non avevano dichiarato al Ministero l’esistenza di collaborazioni con Danone, Nestlé, Mondelēz, produttori di zucchero e catene della grande distribuzione.
Dopo la pubblicazione dell’articolo sono scattate le dimissioni dei quattro membri che avevano dimenticato di segnalare il conflitto di interessi. I nutrizionisti italiani hanno piena libertà di esprimere i loro giudizi, ma esiste l’onestà intellettuale di dichiarare l’esistenza di un conflitto di interesse e questo purtroppo avviene raramente e comunque in nessuno dei casi sino ad ora citati. È solo una distrazione?
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Al di la del conflitto di interesse non ha certo detto una castroneria… Una merendina con ingredienti sani (e in commercio ci sono) di tanto in tanto non fa sicuramente male.
Di tanto in tanto qualunque alimento può essere consumato, il punto non è questo ma la scarsa obiettività di chi fa la dichiarazione. Fermo restando che a parità di calorie un dolce casalingo è probabilmente più sano.
In una trasmissione televisiva che trattava dell’olio di palma un pediatra intervistato diceva che le merendine si possono mangiare da parte dei bambini ma solo una merendina alla settimana.
Questo esperto in conflitto di interessi mi pari parli di una merendina al giorno.
Andrea Mari mi potrebbe citare uno o due esempi di merendine sane?
@ Stefano
in effetti di merendine sane non ce ne sono, sono tutte col olio di palma da quel che ho visto. Comunque hanno un quantitativo strepitoso di grassi e un quantitativo notevole di zuccheri aggiunti, con l’obesità che gira nelle scuole è bene starci alla larga.
Mi sembra che, al di la della giusta richiesta comunicare l’eventuale conflitto di interessi, (sarebbe utile avere una legge che ne sancisca l’obbligo senza lasciare l’iniziativa agli interessati), il vero “fatto” sia la relazione tra consumo energetico e alimentazione. Troppe volte, per risolvere problemi, ci rifugiamo in soluzioni miracolistiche o in una continua caccia alle streghe che ci permetta di crearci l’alibi che mette in pace la nostra coscienza, mentre la verità sta nell’impegno, nella conoscenza e nel fare. Credo che attorno all’alimentazione, al rapporto salute-cibo, al rapporto costi sociali-cibo-attività fisica, non si faccia abbastanza a partire dalla comunicazione pubblica, dalla famiglia e dalla scuola. Se la spesa sanitaria è il primo costo dello stato e, come emerge chiaro buona parte delle patologie sono causate da cattiva alimentazione e da vita sedentaria, io comincerei a spezzare anche più di qualche lancia su questo versante che porterebbe forse ancora più valore sociale ed economico della pur giusta campagna contro gli eccessi legati all’olio di palma. Non dimentichiamo che la soluzione dell’industria farmaceutica alle maggiori patologie (colesterolo, pressione arteriosa, depressione, malattie cardiache) è una terapia a vita; il malattia non si cura più, la si stabilizza su valori accettabili al punto da trasformare ogni malato in una rendita a vita!!!
Stefano M. Tralasciando Mulino Bianco, se si cerca nei negozi specializzati in bio, ma ora anche nei supermercati e grossi centri commerciali e si legge attentamente l’etichetta qualcosa di sano negli scaffali si trova… ad esempio tra le marche più diffuse senza spendere un patrimonio c’è la Misura che sta facendo delle merendine interessanti.
le concentrazioni di zucchero sale e grassi che troviamo nel trash food tipo macdonald e merendine non hanno paragone con nessun tipo di cibo esistente in natura: se ci abituiamo a mangiarne sara’quasi impossibile farne a meno, pensate alle abitudini che alimentari che bambini prendono da piccoli, a costoro, per tutta la vita, i prodotti naturali/genuini risulteranno insipidi e insoddisfacenti , anche con l’ olio di palma o senza, Misura o Barilla , non potranno piu’ farne a meno….
L’argomento rispetto a cui si esprimono è irrilevante. Il problema è la trasparenza. Così come ci tengono a dichiarare tutti i loro titoli accademici ed esperienziali (ed è anche giusto per carità) dovrebbero avere l’onestà di dichiarare se e da chi sono finanziati.
Certo che se le merendine dono tutte fatte di E115,E124,E130 etc. non ingrassano ma ti rovinano la salute, però fanno molto bene al portafoglio dei propagandisti che dicono “Le merendine non ingrassano”.
Non servono merendine, è sufficiente la frutta (fresca e secca).