Trovata carne di cavallo nelle lasagne alla bolognese Primia. È il primo caso italiano. Il Ministero lancia l’allerta sanitaria e chiama in causa la Germania. La verità sui controlli inesistenti
Trovata carne di cavallo nelle lasagne alla bolognese Primia. È il primo caso italiano. Il Ministero lancia l’allerta sanitaria e chiama in causa la Germania. La verità sui controlli inesistenti
Roberto La Pira 23 Febbraio 2013Sono iniziati i controlli degli Istituti zooprofilattici su lasagne, cannelloni, sughi e altri piatti pronti per individuare carne di cavallo non dichiarata in etichetta e arrivano puntualmente anche i riscontri positivi. Il primo caso riguarda un campione di Lasagne alla Bolognese confezionate dalla ditta Primia di San Giovanni in Persiceto (BO). Oltre al ritiro del prodotto è stato disposto il sequestro della carne in magazzino e di 2.400 confezioni di Lasagne. Secondo fonti di agenzia si tratta del lotto n. 12326 con scadenza 23 maggio 2014, prodotto e confezionato dalla ditta Primia, che ha utilizzato carne macinata della ditta di import/export DIA di Calcinato (BS), ricavata a sua volta da carne fornita da due ditte della provincia di Brescia. Probabilmente ci saranno altri casi perchè è difficile credere che l’Italia, considerata la nazione europea dove si macella il maggior numero di cavalli, sia un’isola felice. Fino ad ora non ci sono stati riscontri solo perchè le analisi non erano iniziate.
La buona notizia è che nella carne bovina macinata cotta e surgelata della Nestlé, sequestrata il 21 febbraio scorso dai Nas, non è stata rilevata traccia di DNA equino. Nel frattempo pochi giorni fa ministro della salute Renato Balduzzi ha annunciato l’avvio di analisi a tappeto e ha fatto l’elenco delle iniziative in corso per fronteggiare lo scandalo. Ha detto anche di voler istituire una nuova anagrafe sanitaria degli equini a tutela della tracciabilità degli animali e della salute pubblica. Il ministro avanza anche un’ipotesi sui motivi della frode «a causa della crisi economica i cavalli giunti alla fine della carriera sportiva potrebbero essere introdotti illecitamente nella catena alimentare umana».
C’è finalmente una prima ammissione sull’ipotesi formulata da Il Fatto Alimentare due settimane fa, relativa a grosse partite di carne di cavallo non destinata all’uso alimentare, utilizzata illegalmente per la produzione di cibo.
Ci sono però altre notizie sui controlli che vogliamo condividere. Pochi sanno che il 19 febbraio il Ministero della salute ha lanciato un’allerta europea riguardante i tortellini e i ravioli Buitoni (codice 2013.0213). Questo vuol dire che non siamo più di fronte ad una semplice frode commerciale, ma ad un illecito che potrebbe avere risvolti sanitari. Ciò comporta che tutte le Asl sono state allertate e devono controllare se i supermercati hanno effettivamente ritirato i prodotti Buitoni, dopo che l’azienda ha inviato una lettera chiedendo ai punti vendita a ritirare i prodotti dagli scaffali. L’allerta sanitaria ha anche un risvolto interessante, perchè chiama in causa direttamente la Germania.
Secondo le nostre fonti, la carne utilizzata nei tortellini e nei ravioli Buitoni, ritirati dal mercato perché contenenti quantità intorno al 5% di carne di cavallo non dichiarata in etichetta, è stata importata dal Brasile da un’azienda tedesca, che poi ha rivenduto il lotto alla Buitoni spacciandola come carne di bovino.
A questo punto la Germania deve fornire la tracciabilità completa della carne e dimostrare di avere controllato la filiera, evitando che nel circuito alimentare sia stata introdotta carne di cavallo non destinata alla produzione di cibo o comunque di provenienza ignota, non essendo indicata in etichetta. L’allerta italiana serve a dimostrare il buco nei controlli della filiera tedesca. Fino ad ora le accuse sono state indirizzate alla Romania ma forse non è proprio così. Per capire com’è stato possibile commercializzare così tanta carne di cavallo che probabilmente non doveva assolutamente finire nel circuito alimentare, bisogna fare un passo indietro e vedere chi, come e quando ha fatti i controlli.
La buona notizia è che in Italia i controlli di specie sulla carne di cavallo sono iniziati nel 2012, in linea con quanto previsto con il Piano nazionale residui deciso dal Ministero della salute. Il programma prevedeva il prelevamento di sieroplasma su animali vivi, per verificare l’assenza di trattamenti con farmaci veterinari vietati. Oltre a ciò si doveva esaminare la carne fresca di cavalli macellati alla ricerca di 15 sostanze sospette, tra cui il fenilbutazone utilizzato come indicatore di trattamenti dei cavalli da corsa.
La cattiva notizia è che sono state effettuate 200 analisi complessivamente (!) su tutte le specie animali. In altre parole saranno stati analizzati 20 cavalli circa a fronte dei 60mila macellati ogni anno, e non sono emerse irregolarità. Come si vede l’aspetto dei controlli ufficiali lascia molto a desiderare. Anche a livello aziendale questo tipo di analisi non rientrava nella routine dei controlli sulla carne bovina, perchè la carne di cavallo risulta più costosa rispetto a quella di bovino.
L’aspetto paradossale di questa storia è che le 500 analisi da fare in Italia decise dal’UE la settimana scorsa alla ricerca del fenilbutazone nella carne di cavallo, verranno condotte sulla carne macellata. Vuol dire che bisogna intercettare qualche cavallo del circuito illegale spedito al macello in questi giorni. Forse capiterà ma è probabile che il circuito illegale dei cavallari, sapendo che per la prima volta in Italia e in Europa sono in corso analisi a tappeto, adotti qualche precauzione. Forse sarebbe stato meglio ricercare il fenilbutazone nei prodotti pronti sul mercato provenienti da animali macellati prima dello scandalo.
Roberto La Pira
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24