Gli alimenti e le bevande processati venduti negli ultimi anni in Francia sono ancora pieni di zuccheri ed edulcoranti, anche quando sono salati. E nonostante si noti la tendenza a ridurre il numero degli ingredienti, e un calo nell’utilizzo di certi ingredienti a favore di altri, non necessariamente ciò significa che il contenuto totale sia in diminuzione.
A tracciare un quadro d’insieme della qualità degli alimenti industriali francesi è l’Agenzia per la sicurezza alimentare ANSES, attraverso il suo osservatorio specializzato Oqali, creato nel 2008 insieme all’INRAE (Institut national de recherche pour l’agriculture, l’alimentation et l’environnement) proprio per monitorare la qualità degli alimenti in vendita. Nel suo ultimo rapporto, l’istituto ha focalizzato l’attenzione su oltre 54.000 prodotti commercializzati tra il 2008 e il 2020, individuando tendenze e criticità.
Il rapporto di Oqali sugli zuccheri nascosti
I dati sono stati ottenuti analizzando quando riportato nelle etichette di alimenti e bevande delle più varie tipologie quali gelati, dolci, marmellate, barrette, succhi, derivati del latte e formaggi, biscotti, bevande varie, piatti pronti, salumi, condimenti, salse e molto altro. In particolare, si è verificata la presenza di 11 tipi di edulcoranti tra i quali tutti gli zuccheri, gli sciroppi, i dolcificanti, i concentrati di frutta e alcuni additivi, e il risultato ha mostrato, ancora una volta, la pervasività del gusto dolce in ciò che si mangia tutti i giorni, compresi prodotti insospettabili, e spesso “ufficialmente” salati. Infatti, ben il 77% di tutti i prodotti (compresi appunto quelli salati) contiene almeno uno zucchero o un ingrediente che conferisce gusto dolce.
Il saccarosio, normale zucchero da tavola, è presente nel 58% degli alimenti e bevande, mentre una combinazione di due o più vettori di gusto dolce si è trovata nel 59% del totale dei prodotti. Nel corso degli ultimi dieci anni, comunque, ci sono stati alcuni cambiamenti, con una chiara diminuzione della presenza di zuccheri nei prodotti salati. Allo stesso modo, sono in calo i dolcificanti sintetici, a cominciare dall’aspartame: se prima era presente nell’1,4% degli alimenti e bevande analizzati, ora lo è solo nello 0,4%.
Riformulazione e zuccheri
Come hanno sottolineato gli estensori del rapporto, ciò si deve alla riformulazione dei prodotti, che spinge ad abbandonare sostanze la cui reputazione, nel tempo, è peggiorata, a favore di altre percepite come più naturali, come lo zucchero da tavola o i succhi concentrati di frutta. Ma ciò non significa affatto che il contenuto totale di zuccheri sia diminuito: non è possibile dirlo, al momento. Questo tipo di analisi, infatti, non è stata effettuata, sia per il grande numero di alimenti e bevande esaminate, sia perché le etichette non sempre indicano le quantità, assolute e relative, e sia perché, anche nella medesima tipologia di prodotto, le variazioni tra marchi sono amplissime.
Piuttosto, l’ANSES, sempre attraverso Oqali, dedica le analisi quantitative a singole categorie di prodotti come, per esempio, i soft drink non alcolici, e pubblica rapporti specifici. Nell’ultimo ne ha analizzati ben 4.500, e ha messo in luce una diminuzione del contenuto di zuccheri a partire dal 2013, pochi mesi dopo l’introduzione di una soda tax, nel 2012, diventata proporzionale alla concentrazione di zuccheri presenti nel 2018.
Le conclusioni
Se tre quarti dei prodotti venduti contengono zuccheri, è evidente che la strada da percorrere è ancora molto lunga. D’altro canto, gli effetti della soda tax sulle bevande mostrano le potenzialità di normative restrittive, che potrebbero quindi essere ampliate, o prese a modello per altri provvedimenti.
Nel 2016 l’Anses invitava i francesi a non superare i cento grammi totali di zuccheri al giorno per gli adulti e gli adolescenti. Ma il 20% degli adulti e il 25% degli adolescenti di età compresa tra i 13 e i 17 anni, secondo le stime, superano tale quantitativo.
Per quanto riguarda i bambini, nel 2019 la stessa agenzia affermava che, tra i quattro e i sette anni, non dovevano superare i 60 grammi al giorno, ma il 75% ne assumeva di più, e lo stesso facevano i bambini e ragazzi di età compresa tra gli otto e i 12 anni. Per loro la soglia sarebbe di 75 grammi al giorno, ma il 60% la superava quotidianamente.
C’è quindi molto lavoro da fare, per contrastare l’aumento dell’obesità e del rischio di tutte le patologie correlate, a cominciare da un’azione più incisiva sugli zuccheri non necessari aggiunti agli alimenti processati.
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Giornalista scientifica
Invertire la rotta del consumo, passando dai cibi elaborati ad alimenti semplici, creati a casa, a partire da materie prime di qualità. Questa è un’altra possibilità che si aggiunge a quelle indicate nell’articolo per ridurre l’incidenza delle patologie provocate dall’elevato consumo di alimenti zuccherini e/o ultraprocessati.