Batteri disegnati su gusci d'uovo; concept: salmonella

Mentre l’attenzione di tutti è concentrata sul nuovo coronavirus, c’è un focolaio di salmonellosi che, silenziosamente, ha già colpito più di mille persone in tutta Europa, e lo sta facendo almeno dal 2012. La causa? Uova contaminate da Salmonella Enteritidis provenienti dalla Polonia. Se la storia vi suona familiare è perché Il Fatto Alimentare ne aveva già parlato nel 2016, quando è stato lanciato l’allarme. Allora, si contava poco più di un centinaio di casi accertati in una decina di paesi. Quattro anni dopo il numero di persone colpite è cresciuto di molto e i paesi interessati sono 18, Italia compresa. A rivelarlo è un rapporto congiunto firmato da Efsa ed Ecdc.

Ad oggi, i casi confermati di salmonellosi associati a questo focolaio sono 1.041 i (656 riportati dal 2017 e 385 individuati retrospettivamente). A questi si aggiungono altri 615 casi probabili, per un totale di 1.656 persone colpite. I paesi coinvolti sono: Belgio, Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia, Svezia e Ungheria. L’Italia ha segnalato 49 infezioni, di cui 26 confermate e 23 probabili. Il paese più colpito è stato il Regno Unito, con 688 persone contagiate, seguito dai Paesi Bassi (280) e dal Belgio (202). I picchi di infezioni sono stati registrati nei mesi estivi, tra il 2016 e il 2018.

Dal 2012 si sono verificati più di 1.500 casi di Salmonella Enteritidis legati al consumo di uova prodotte in Polonia

Tutto è cominciato nel 2016, quando due segnalazioni indipendenti lanciate dalla Scozia e dai Paesi Bassi hanno portato alla scoperta di 112 casi confermati e 148 probabili di Salmonella Enteritidis. Allora i  paesi europei coinvolto erano sette (Belgio, Danimarca, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia e Regno Unito). Allora si sospettava già anche il coinvolgimento della Croazia, che aveva segnalato alcuni casi ancora da confermare, e di Ungheria e Polonia.

Indagini approfondite hanno portato a identificare come causa del contagio le uova provenienti da un centro di confezionamento polacco. In seguito, gli investigatori sono risaliti a un consorzio di allevamenti di galline ovaiole, che riforniva l’impianto. Analisi su campioni prelevati negli allevamenti hanno confermato la presenza nell’ambiente dei ceppi di Salmonella alla base del focolaio. Tra il 2016 e il 2017, negli allevamenti interessati sono state adottate alcune misure di controllo per eliminare la contaminazione. Tuttavia, nel 2019 le aziende erano ancora positive al batterio: un risultato che suggerisce la presenza di una contaminazione persistente, anche se le indagini delle autorità sanitarie non sono riuscite a individuarne l’origine.

In conclusione, afferma il documento, l’epidemia è da considerarsi ancora in corso. E non essendoci prove convincenti che la fonte della contaminazione sia stata definitivamente eliminata, è molto probabile che in futuro ci saranno nuovi casi.

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gianni
gianni
17 Febbraio 2020 14:22

Mi risulta incomprensibile come mai non sia ancora possibile circoscrivere esattamente il fenomeno e porvi rimedio a distanza di anni dalla scoperta del problema.
Le regole saranno anche comuni in Europa ma poi quali ipotesi dobbiamo fare per spiegarci tutto ciò?

Claudio Piccini
Claudio Piccini
Reply to  gianni
19 Febbraio 2020 21:46

Si sulla carta le regole sono uguali in tutta europa ma poi nella pratica… mi viene da ridere…