Negli Stati Uniti fanno molto discutere i dati governativi ottenuti da Consumer Reports sui risultati dei test relativi ai residui di farmaci negli animali da allevamento. Secondo l’organizzazione dei consumatori è lecito sollevare preoccupazioni sul modo in cui pollame, bovini e maiali vengono allevati, su come il governo federale controlla la carne di questi animali e su come investiga le potenziali violazioni.

I dati, ottenuti da Consumer Reports in base al Freedom of Information Act, riguardano i test eseguiti tra ottobre 2015 e settembre 2016 su quasi 6.000 campioni selezionati casualmente dal Dipartimento dell’Agricoltura presso i macelli in tutto il paese. I campioni sono stati quindi inviati a un laboratorio e testati con un dispositivo in grado di misurare decine di composti contemporaneamente, spesso fino al livello di parti per trilione. Si tratta di una tecnologia che il governo Usa ha iniziato a utilizzare nel 2012, che consente di rilevare la presenza di sostanze in precedenza non identificabili.

In centinaia di campioni di pollame, carne di manzo e maiale, i test indicano la presenza di residui di farmaci che non dovrebbero mai essere usati negli animali destinati all’alimentazione. Altri campioni mostrano la presenza di residui di farmaci che non dovrebbero essere presenti al momento della macellazione. I test sono stati effettuati su animali provenienti da allevamenti grandi e piccoli. Tra i residui rilevati vi sono quelli di farmaci come la Ketamina, un farmaco allucinogeno e in sperimentazione come antidepressivo; il Fenilbutazione, un anti-infiammatorio ritenuto troppo rischioso per l’uso umano; il Cloramfenicolo, un potente antibiotico con seri effetti collaterali.

Non è ancora chiaro in che modo questi e altri farmaci possano essere finiti in animali d’allevamento, se per abuso intenzionale o attraverso mangime contaminato. Così come ci sono discussioni sull’affidabilità scientifica dei risultati dei test, e sulla mancanza di conoscenze sugli effetti per l’uomo di questi residui nella carne. Secondo gli esperti di sicurezza alimentare di Consumer Reports e altri tecnici consultati dall’organizzazione, i risultati  sono sufficientemente credibili e ci si aspetterebbe che il governo prendesse sul serio i segnali di pericolo. Per questo, James E. Rogers, un microbiologo che ha lavorato per tredici anni presso il Servizio di ispezione per la sicurezza alimentare (FSIS) del Dipartimento dell’Agricoltura e che ora è direttore della ricerca sulla sicurezza alimentare e dei test a Consumer Reports, spera che “i risultati possano spingere il FSIS a indagare sul motivo per cui questi farmaci potrebbero essere presenti, sui rischi che potrebbero comportare e su cosa potrebbe essere fatto per proteggere i consumatori”.

Da parte loro, sia il Dipartimento dell’Agricoltura, sia l’associazione degli allevatori di bovini, la National Cattlemen’s Beef Association, contestano l’articolo di Consumer Reports, affermando che si tratta di giornalismo sensazionalistico, basato sulla paura, che mira a confondere i consumatori con pseudoscienza e tattiche intimidatorie, con il dichiarato fine di indurli a consumare meno carne. Secondo il FSIS, infatti, i campioni utilizzati nei test non rispondono a numerosi criteri usati dall’agenzia per decidere quando un campione richiede test di follow-up. Inoltre, in molti casi i risultati sono al di sotto di un livello che il FSIS considera preoccupante.

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luigi
luigi
19 Settembre 2018 10:45

la stragrande maggioranza dei consumatori nordamericani non sa cosa contengano i cibi che loro consumano e nemmeno si interessano di cercare informazioni a proposito. sono più semplicemente abituati a seguire i loro gusti e la curiosità suscitata dalle campagne di marketing.

Orval87
Orval87
Reply to  luigi
26 Settembre 2018 22:56

Ben detto. Hanno inventato internet, l’iPhone e altre cose simili, ma non sanno usarle per informarsi. O semplicemente non gli interessa. E allora sai che dico? problemi loro, basta che si tengano le loro schifezze a casa loro.

mattia
mattia
20 Settembre 2018 14:08

Quando si fanno test scientifici come questi bisogna farlo con una chiarezza rigorosa in modo da dare dati non opinabili.
Ora siamo alle solite..
il test ha rilevato la presenza di qualche sostanza non conforme in alcuni campioni. Le potenti corporazioni degli allevatori di carne dicono che sono analisi fatte con criteri che loro non riconoscono è che mirano alla paura.
Il consumatore di carne rimane leggermente confuso ma continua a mangiare carne come prima dato che persino il ministero dell’agricoltura di quel paese si mette contro,
Cosa abbiamo risolto? Screditato il metodo scientifico è reso questo l’ennessimo argomento da gossip o fake news che girerà sui social per qualche mese.

Francesco
Francesco
25 Settembre 2018 14:36

E..in Italia le cose come vanno? I controlli vengono eseguiti sulla presenza delle sostanze evidenziate nell’articolo?
Dato che fino ad oggi non ne ho sentito parlare, i nostri allevatori sono meglio di quelli americani?

Gesualdo
Gesualdo
26 Settembre 2018 14:06

Chissà quante cose nascondono a noi consumatori. È PROPRIO IL CASO DI DIRE CHE SIAMO ANCHE NOI CARNE DA MACELLO.POVERI NOI.VEDO CHE LA SANITÀ MONDIALE SI INTERESSA TANTO AI CONSUMATORI. Siamo delle pecore senza pastore e dei poveri martiri.