antibioticiI residui di antibiotici sono presenti quasi ovunque nel cibo, ma non sempre è facile individuarli. Questo perché le quantità sono spesso al di sotto delle soglie limite degli strumenti, o perché di solito si cerca una sola molecola o una classe per volta, oppure ci si concentra su un unico tipo di alimento, che magari non li contiene. In realtà sono decine gli antibiotici usati negli allevamenti, così come quelli dispersi nelle acque e nei terreni di tutto il mondo che possono finire per contaminare i prodotti agricoli. Per avere una visione completa della possibile contaminazione bisognerebbe analizzarli tutti. Finora non è stato quasi mai possibile, ma le cose potrebbero cambiare grazie a un metodo relativamente semplice ed economico, alla portata di molti laboratori di analisi, messo a punto dai ricercatori della Southern University of Science and technology di Shenzen, in Cina, e pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemistry.

I ricercatori hanno ideato una soluzione che, se utilizzata su campioni liofilizzati prima di immetterli in un sistema di analisi molto sensibile (un cromatografo liquido accoppiato a un gascromatografo di massa), permette di avere una quantificazione dettagliata di decine di molecole diverse.

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Un gruppo di ricercatori ha messo a punto un nuovo metodo per individuare le tracce di 77 diversi antibiotici nel cibo

Prima di trovare il giusto mix, gli autori hanno provato 20 diversi metodi di estrazione di 81 antibiotici su sette categorie di alimenti, e hanno capito che c’era solo una soluzione adatta a questo scopo, composta da acetonitrile, solfato di magnesio e acetato di sodio. Hanno quindi verificato l’affidabilità del metodo e dimostrato che permette di identificare correttamente tracce di 77 degli 81 antibiotici.

Quindi i ricercatori hanno analizzato campioni di farina di grano, carne di montone, uova, latte, cavolfiori e banane acquistati nei supermercati locali, e hanno confermato ciò ci si aspettava: tutti contenevano tracce di uno o più tra 10 diversi antibiotici, e in tutti ne era presente uno, in particolare, la roxitromicina. Molto basse le soglie di sensibilità, che arrivano a essere millesimi di nanogrammi per grammo di prodotto secco. In media, questi alimenti contenevano 4,4 (farine), 2,3 (montone), 36 (uova), 5,5 (latte) 2,7 (cavolfiore) e 14 (banane) nanogrammi di antibiotici per grammo di prodotto secco: un quadro preoccupante, sia pure con grandi oscillazioni da alimento ad alimento. 

Tutto ciò conferma indirettamente quanto sia importante cercare gli antibiotici nei cibi, per avere un’idea di quelli più a rischio di diventare inutilizzabili in seguito alla diffusione di batteri farmacoresistenti per l’uso massiccio, molto spesso illegale, di questi prodotti. Come ha più volte ribadito l’OMS e come dicono molti esperti, il cattivo uso degli antibiotici, oltre a causare effetti nocivi sulla salute umana e animale, sta togliendo sempre più armi alla lotta alle malattie causate da batteri, ed è urgente invertire la rotta.

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Costante Pinelli
Costante Pinelli
21 Febbraio 2021 16:27

sacrosanta la ricerca degli antibiotici negli alimenti, anche a livelli analitici infinitesimali, perché i microorganismi antibiotico-resistenti creano via via più problematiche fino ad essere il vero e primario problema sanitario. La cromatografia liquida abbinata alla gascromatografia ed alla spettrometria di massa è attualmente il sistema analitico più sensibile per l’individuazione di tracce anche infinitesimali della gran parte delle molecole con attività antibiotica. Questa, oltre ad essere necessariamente confinata in laboratori molto specializzati in attività di estrazione dei campioni e di taratura strumentale, ha la caratteristica di non poter operare in tempo reale, ma utilissima solo per analisi di conferma e di indagine statistica atta alla individuazione di problematiche ed azioni volte alla programmazione di indagini mirate molto più veloci ed efficaci
La lotta all’utilizzo improprio ed alla diffusione incontrollata dell’uso di sostanze ad azione antibiotica capaci di generare sempre più pericolose antibiotico-resistenze va spostata sulla PREVENZIONE e repressione tramite tests rapidi multiresidui molto sensibili di ultima tecnologia, ma che siano disponibili sia agli organi di controllo sul campo della produzione primaria e dei prodotti finiti che agli stessi attori responsabili delle filiere produttive in autocontrollo dimostrabile . Le risposte analitiche sono efficaci solo per risultati in tempo reale.
L’azione repressiva in caso di dolo o di dolosa mancanza in autocontrollo deve essere “efficace”, e perciò a mio parere essere estremamente drastica fino a sensibili blocchi produttivi o a revoche delle relative autorizzazioni, non a sanzioni che lasciano. il tempo che trovano