Nel 2019 sono tornate a crescere le notifiche trasmesse attraverso il Sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi (Rasff), lo strumento utilizzato dagli Stati membri per scambiarsi allerta e informazioni sugli alimenti che potrebbero rappresentare un rischio per la salute dei cittadini europei. Lo certifica l’annuale rapporto pubblicato dalla Commissione europea.
Lo scorso anno sono state segnalate 4.118 notifiche originali, circa il 10% in più rispetto al 2018, quando ne erano state trasmesse 3.699. Le allerta alimentari rappresentano 1.173 delle oltre 4 mila notifiche totali, ma le notifiche più numerose sono state quelle di respingimento alla frontiera, che hanno toccato quota 1.499. Ciascuna segnalazione, poi, ha dato vita in media a 2,5 aggiornamenti, per un totale di 10.388 follow-up. Complessivamente nel 2019 sono stati registrati 14.803 scambi di informazioni: un numero che non è mai stato così alto.
L’Italia, nel 2019, ha inviato 373 notifiche, al quarto posto dietro la Germania, che ha trasmesso il numero più alto di segnalazioni (534), il Regno Unito (387) e i Paesi Bassi (378). Per quanto riguarda l’origine dei prodotti segnalati attraverso il sistema Rasff, tra gli Stati membri il più citato è la Polonia, con 304, mentre tra quelli extra-europei è la Cina il Paese di provenienza più ricorrente (379).
In generale, la prima causa di segnalazione attraverso il Rasff continua ad essere la presenza di microrganismi patogeni. Nel 2019 sono state inviate ben 974 notifiche per contaminazioni microbiche di cui 575 riguardanti prodotti alimentari provenienti da Stati membri e 399 da Paesi terzi. La Salmonella è ancora il patogeno più frequente, con 371 notifiche (+22%) di alimenti europei contaminati, soprattutto pollame, e 347 per alimenti provenienti da Paesi extra-comunitari, per un totale di 718. Quasi la metà delle segnalazioni di prodotti europei positivi alla Salmonella (181) riguardavano pollame proveniente dalla Polonia, in forte aumento rispetto ai 34 casi del 2018.
A proposito di Salmonella, nel 2019 si era verificato un focolaio del sierotipo Poona, che aveva colpito 32 bambini sotto i 2 anni – 30 in Francia, uno in Belgio e uno in Lussemburgo – e che era stato ricondotto al consumo di bevanda di riso in polvere. Il prodotto era stato realizzato in uno stabilimento spagnolo, in cui non è mai stato individuato il batterio, e distribuito in 20 Paesi, Italia compresa.
Anche se le contaminazioni microbiologiche sono al primo posto sia nella classifica generale delle notifiche che in quella dei prodotti di origine europea, sono “solo” la seconda causa di segnalazione per gli alimenti provenienti dai Paesi terzi. In questo caso, il principale motivo di notifica è stato la presenza di micotossine (534), tra le quali quelle rilevate più spesso sono le aflatossine, in particolare nella frutta a guscio proveniente dalla Turchia. Per i prodotti di origine europea, invece, la seconda causa di segnalazione (se ignoriamo le “altre categorie di pericolo”) è rappresentata dagli allergeni, con 194 notifiche, in aumento del 30% rispetto al 2018. Ad essere riportati più frequentemente sono latte, glutine e soia, mentre i cibi più colpiti sono cereali e prodotti da forno.
© Riproduzione riservata
Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.