Preparati dimagranti in farmacia: il Ministero della salute vieta 40 sostanze e il Tar del Lazio riammette efedrina e pseudoefedrina. Al via tavolo per rivalutare i provvedimenti
Preparati dimagranti in farmacia: il Ministero della salute vieta 40 sostanze e il Tar del Lazio riammette efedrina e pseudoefedrina. Al via tavolo per rivalutare i provvedimenti
Giulia Crepaldi 30 Gennaio 2017I preparati galenici dimagranti sono diventati una fonte di grattacapi per il Ministero della salute. Con il decreto del 22 dicembre scorso, pubblicato in Gazzetta Ufficiale nel mese di gennaio. Il testo vietava 40 principi attivi e estratti naturali per la realizzazione, da soli o in combinazione, di preparati dimagranti in farmacia oltre che la possibilità di prescrizione da parte dei medici. Il provvedimento ha suscitato subito alcuni dubbi, visto che l’elenco delle sostanze vietate ne comprendeva alcune presenti in alimenti consumati quotidianamente, come il tè verde, il finocchio, l’ananas e il caffè.
La decisione del Ministero era suffragata dai pareri concordi dell’Agenzia italiana del farmaco e dell’Istituto superiore di sanità che hanno rilevato una mancanza di studi sulla sicurezza e l’efficacia dei principi attivi utilizzati e a supporto del loro impiego per il trattamento clinico dell’obesità. Considerando anche l’elevata probabilità di un uso ripetuto e spesso inappropriato di questi preparati, secondo gli esperti il profilo di rischio/beneficio è considerato sfavorevole.
Se da un lato il Ministero stringe il cerchio intorno ai preparati galenici dimagranti, il Tar del Lazio, con due sentenze emesse nel giro di poche ore, ha annullato il divieto di prescrivere e vendere preparati a base di efedrina e pseudoefedrina, perché il Ministero non avrebbe fornito le necessarie prove scientifiche a sostegno della decisione.
In seguito alla batosta giudiziaria e alle preoccupazioni sollevate da molti, il Ministero, fermo restando la tutela della salute dei cittadini, ha deciso di avviare un confronto con le parti interessate per rivalutare nel merito tutti i provvedimenti di divieto presi dal 2015 ad oggi e identificare eventuali incongruenze. Sono molti, infatti, tra medici e farmacisti ad aver trovato esagerata (e inutile) la messa al bando di sostanze come tè verde e caffeina accanto, che possono tranquillamente essere acquistati nei supermercati e online sotto forma di integratori alimentari e fitoterapici.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Ovvio e scontato l’intervento del TAR per un provvedimento minestrone che mescola farmaci con estratti naturali, vietandoli tutti da soli o in cattiva compagnia, per presunta sicurezza di sostanze che consumiamo quotidianamente, anche per il solo piacere o per stare più svegli e pronti al lavoro e nello studio.
Un’invasione di campo che sconfina nel banale, se consideriamo solamente il fatto che le bevande energizzanti in commercio, hanno composizioni simili a quelle vietate e che potrebbero essere impiegate come dimagranti.
Forse i produttori di queste bevande non si erano ancora accorti di aver formulato mix dimagranti, ma dopo questo decreto completeranno sicuramente i loro claims pubblicitari per vendere di più.
Forse se il Ministero si fosse limitato ai farmaci, avrebbe colto nel segno, ma ormai è abitudine coinvolgere anche alimenti e sostanze naturali che fanno concorrenza ai farmaci stessi, ma che di questi non hanno ne la pretesa efficacia farmacologica, ne i gravi effetti collaterali.
Condivido. La cosa che mi fa rabbia, è che questi provvedimenti sanzionati dal TAR vengono redatti da funzionari ministeriali pagati profumatamente e che non pagano mai per i loro errori.
Il fatto che si debba ricorrere a delle sostanze chimiche per qualcosa di così banale come perdere peso, dove basta contenere la quantità di calorie ingerite, è davvero sintomatico della mollezza della nostra società.
Esatto
La dipendenza da cibo e l’incapacità di controllarsi nell’assunzione di alimenti gratificanti, o solamente nel sentirsi sazi, è un problema psicologico uguale a quello delle altre dipendenze che conosciamo (alcool, fumo, gioco, droghe,…) e come tale andrebbe trattato prima che diventi patologia grave.
Purtroppo lo sanno bene anche i produttori di intrugli dimagranti di vario genere, anche e soprattutto farmacologici non facendo altro che peggiorare la situazione, dando l’illusione di poter gestire questa dipendenza in modo semplice solo assumendo qualche pillola, ma il problema di fondo rimane e torna regolarmente dopo poco tempo ancora più grave.