Il 2 marzo è entrato in vigore un regolamento della Commissione europea che abbassa da 5 a 0,1 mg/kg il limite massimo di residui di pesticidi come la difenilammina (DPA). Si tratta di un pesticida, ammesso in alcuni paesi, che viene applicato su mele e pere quando i frutti vengono conservati nelle celle frigorifero per prevenire la comparsa di macchie nerastre sulla buccia (riscaldo). In Europa l’utilizzo della DPA è stato vietato dopo una decisione della Commissione europea del novembre 2009, perché erano «emersi alcuni motivi di preoccupazione. In particolare, non è stato possibile effettuare una valutazione affidabile dell’esposizione dei consumatori, poiché mancano dati sulla presenza e la tossicità di metaboliti non identificati della sostanza, come pure sull’eventuale formazione di nitrosammine durante la conservazione della sostanza attiva e durante la trasformazione di mele trattate. Mancano inoltre dati sul prodotto di degradazione o di reazione potenziale dei residui di difenilammina nei prodotti trasformati».
L’abbassamento dei limiti di residui di difenilammina entrati invigore da marzo danneggia soprattutto gli esportatori di frutta americani perchè negli Stati Uniti l’utilizzo della difenilammina è ammesso (secondo quanto riferisce l’Environmental Working Group, nel 2010 il Dipartimento dell’agricoltura ne ha rilevato la presenza nell’80% dei campioni analizzati, con una media di residui pari a 0,42 mg/kg). I dati pubblicati in un rapporto del Dipartimento dell’agricoltura americana, stimano perdite per 21 milioni di dollari.
Beniamino Bonardi
© Riproduzione riservata
Foto: Thinkstockphotos.it
L’industria alimentare ricorre e deve farlo a prodotti chimici per salvaguardare la shelf-life del prodotto. Spece se i prodotti sono umidi o freschi. La regola è sempre la stessa: frutta e verdura a chilometro zero.
..e teniamoci qualche macchiolina sulla mela, che quelle mele perfette e lucide (di cere) sono davvero la mela avvelenata di Biancaneve:-))