La qualità complessiva degli alimenti (frutta,ortaggi, carne, latte e formaggi) dipende da un insieme di fattori come la qualità chimica, qualità microbiologica, qualità nutrizionale e organolettica. Sappiamo che le filiere produttive (biologiche, convenzionali) di derrate alimentari animali e vegetali hanno un ruolo importante sulla loro qualità come emerge da diversi studi scientifici. Per quanto riguarda gli aspetti nutrizionali, il confronto dei dati ottenuti su frutta e ortaggi biologici rispetto ai prodotti convenzionali non permette di concludere in modo definitivo che un sistema di coltivazione è migliore dell’altro. Tuttavia sono state osservate significative differenze, ed è stato rilevato che alcuni prodotti ortofrutticoli ottenuti da agricoltura biologica hanno un maggiore contenuto di sostanza secca e di antiossidanti tra cui vitamine e polifenoli, (molecole biodisponibili che esercitano un ruolo importante nell’alimentazione umana e prevengono numerose patologie cronico-degenerative).

Per fare un  confronto tra le due filiere produttive bisogna considerare approcci diversi e multidisciplinari e riflettere sulle complesse relazioni tra agricoltura, ambiente e salute. Negli ultimi anni si è compresa la necessità di un esame più attento delle filiere produttive e dei loro effetti sulla economia,  sui cambiamenti climatici e sull’impatto ambientale. D’altra parte un numero crescente di consumatori  rivolge maggiore attenzione alla sostenibilità delle filiere e al loro impatto ambientale e dimostra sensibilità  non solo verso gli aspetti nutrizionali e salutistici del cibo. Uno degli approcci possibili è il “Nutrition Ecological approach” in cui le filiere produttive vengono messe in relazione con le ricadute sulla società, sull’economia, sulla salute e sull’ambiente. Lo schema prende in esame tutte le fasi della filiera, dalla produzione agricola alla lavorazione e stoccaggio, dalla distribuzione all’ uso domestico sino alla gestione e al trasporto dei rifiuti. Sappiamo che le principali fonti di emissioni di gas che contribuiscono all’effetto serra derivano dalla combustione di sostanze fossili, tuttavia anche le attività legate all’agricoltura e all’allevamento contribuiscono ad incrementare le  emissioni. Secondo uno studio commissionato dall’IFOAM, l’agricoltura è responsabile di circa il 15% delle emissioni di gas serra per cui il 25% della CO2,il 60% di CH4(metano) e l’80%  di N2O (ossido nitroso) è collegato all’agricoltura. A questo punto facciamo un passo indietro per capire quanti kg di anidride carbonica sono necessari per ottenere 1 kg di pomodori o 1 kg di patate. Quale dei due prodotti richiede un maggior consumo di acqua durante la coltivazione e quanto incide il tipo di coltivazione (biologica o convenzionale)?

Per orientarsi un po’ occorre riflettere su questi indici e confrontare l’impatto ambientale tra le due filiere. Il”carbon footprint” misura la quantità di CO2 prodotta nellarealizzazione di un prodotto. Il”water footprint“, è la quantità di acqua utilizzata per la loro preparazione.  Qualche dato: servono 140 litri di acqua per una tazza di caffè, 1.000 litri di acqua per un litro di latte.

 Sono termini che devono diventare familiari poiché potrebbero in futuro essere presenti nelle etichette come accade in Svezia, dove  il carbon footprint  si trova già da diversi mesi nelle etichette  di alcuni prodotti. Sulle confezioni oltre alle informazioni nutrizionali, sono riportati i dati sulle emissioni di anidride carbonica legate alla produzione e l’esperimento riguarda anche alcuni ristoranti e fast food.

Oggi esistono dati sul carbon footprint di diversi prodotti ottenuti confrontando produzioni biologiche e convenzionali. Tra gli studi più importanti citiamo il report del Department for Environment, Food and Rural Affairs che dimostra come molti prodotti biologici  hanno un minore impatto ambientale  rispetto  quelli provenienti dall ’agricoltura convenzionale. Tuttavia sono necessari altri studi poiché i vantaggi non sono stati confermati per prodotti come le uova e la carne avicola.  I benefici ambientali dell’agricoltura biologica rispetto alla convenzionale si possono comunque riassumere così

Ecosistema Minore impatto ambientale sulla diversità della flora e della fauna; maggiore livello di biodiversità.

 Suolo Fertilità indotta da maggiore presenza di sostanza organica, maggiore diversità a livello microbico e utilizzazione di adeguate pratiche e tecniche agronomiche come la rotazione dei terreni, che migliore la struttura del terreno e la sua capacità di trattenere l’acqua. La conservazione di siepi, prati e una naturale vegetazione  riduce l’erosione del suolo.

Acqua Riduzione della lisciviazione dei nitrati nelle acque di falda, diminuzione della contaminazione da pesticidi nell’acqua di falda e di superficie.

Fertilizzanti Nel mondo si stima che l’utilizzo di fertilizzanti azotati comporti un’emissione di gas serra pari a 2 miliardi di tonnellate. Considerando che il protossido di azoto ha una capacità di riscaldamento superiore di ben 300 volte all’anidride carbonica, è evidente il danno potenziale che possono generare i fertilizzanti chimici.

 La FAO ha già stimato che l’agricoltura biologica può essere associata ad un minore emissione di ossido nitroso (N2O). Inoltre l’uso di fertilizzanti biologici (concime organico, sovescio, letame) permette di assorbire il carbonio dall’atmosfera.

Un altro fatto da considerare è che l’esclusione dei pesticidi non espone i lavoratori e i consumatori a rischi per la loro salute.
La relazione dell’Agenzia di Statistica dell’Unione Europea Eurostat , ha dimostrato che tra il 2005 e il 2008 la superficie destinata alla coltivazione biologica nei 27 paesi dell’UE è aumentata del 21%. Saranno necessari altri studi per comprendere -in aree geografiche diverse per conformazione del terreno e per fattori climatici- le ricadute dell’agricoltura biologica sull’ambiente e sulla salute.  Da un approccio multidisciplinare emerge comunque che l’agricoltura biologica può contribuire in modo significativo alla protezione della qualità del suolo con  positive ripercussioni sulla società, sulla salute dei lavoratori e sui rapporti con i consumatori.

 L’invito rivolto dagli scienziati e dagli esperti  ai consumatori e ai produttori è di avere un maggiore rispetto dell’ambiente e di fare scelte nutrizionali per proteggere gli ecosistemi e la biodiversità. Questo vuol dire privilegiare alimenti vegetali come frutta, ortaggi, cereali e legumi  biologici, rispettare la stagionalità  e diminuire la quantità di carne  per ridurre l’impatto ambientale e ottenere  benefici sulla salute.

Gianna Ferretti

Link:
 Waterfootprint.org  

Energy and environmental burdens of organic and non-organic agriculture and horticulture Aspects of Applied Biology 79, 2006  

Effect of Vegetarian  Nutrition -a Nutrition Ecological Perspective

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