Sebbene la caffeina sia una sostanza antibatterica, alcune parti delle macchine da caffè, quelle dove si depositano le cialde usate e la vaschetta sottostante alla griglia dove si mette la tazzina, sono un ricettacolo di batteri. Lo ha rilevato la prima ricerca sistematica in materia, condotta da alcuni ricercatori dell’Università spagnola di Valencia e pubblicata dalla rivista Nature.
Per la ricerca sono state analizzate nove macchine da caffè che utilizzano il sistema a capsule Nespresso, in uso da almeno un anno e provenienti da famiglie, università, istituti e aziende biotecnologiche della zona di Valencia. In tutti i casi, le macchine funzionavano in ambienti con una temperatura di circa 25°C. In aggiunta a queste macchine, i ricercatori ne hanno acquistata una nuova, che è stata utilizzata per cinque mesi in laboratorio, con un consumo quotidiano di 1-5 capsule, al fine di analizzarne nei successivi due mesi il processo dinamico di colonizzazione batterica. Tutti i pezzi staccabili di questa macchina – griglia di gocciolamento e di supporto della tazzina, vaschetta e contenitore delle capsule – sono stati lavati a fondo una sola volta, il ventottesimo giorno, con acqua di rubinetto.
Le analisi hanno rilevato l’esistenza di una varia comunità batterica in tutte e dieci le macchine e una rapida colonizzazione batterica del caffè gocciolato dopo l’uso, nonostante la presenza della caffeina. Nei primi trenta giorni, si è registrata una maggior instabilità nelle comunità batteriche, con una composizione variabile, che procede a ondate successive. Dopo il primo mese, si ha una composizione batterica più equilibrata. I batteri rilevati variano tra i 35 e i 67, tra cui alcuni patogeni.
La conclusione dei ricercatori è che la presenza di batteri con proprietà patogene e il veloce recupero delle comunità batteriche dopo il risciacquo del serbatoio delle capsule indicano la forte necessità di una frequente manutenzione del contenitore delle capsule di queste macchine, anche con l’utilizzo di composti batteriostatici. Inoltre, bisogna evitare che il caffè gocciolato venga a contatto con altre parti della macchina, per evitare la contaminazione involontaria del caffè da bere.
La scelta di utilizzare macchine che utilizzano il sistema Nespresso è stata spiegata dai ricercatori con il fatto che è uno dei sistemi più diffusi, le macchine compatibili con Nespresso sono molto standardizzate e quindi rappresentano una possibilità unica per uno screening biologico di massa. I ricercatori sottolineano che le macchine Nespresso non hanno problemi microbiologici ma, essendo apparecchi a contatto con alimenti, devono essere oggetto di una frequente pulizia.
© Riproduzione riservata
Si infatti le macchine del caffè si devono tenere sempre in condizioni igieniche ottimali, sia per la salute che per avere sempre un buon caffè
Chiedo scusa… solo le macchine Nespresso? perchè tutte le altre con capsule?
Io ad esempio ho una Nespresso e una Caffitaly e la Caffitaly ha più capienza di capsule esauste… ergo: più batteri! e le cialde “A Modo Mio” delle Lavazza che hanno una capsula in carta, non sviluppa più batteri?
Scusate ma se dev’essere contro-informazione vera e sana non dev’essere pilotata… (comincia a starmi simpatica la Nestlè)
Come c’è scritto nell’articolo: “La scelta di utilizzare macchine che utilizzano il sistema Nespresso è stata spiegata dai ricercatori con il fatto che è uno dei sistemi più diffusi, le macchine compatibili con Nespresso sono molto standardizzate e quindi rappresentano una possibilità unica per uno screening biologico di massa. I ricercatori sottolineano che le macchine Nespresso non hanno problemi microbiologici ma, essendo apparecchi a contatto con alimenti, devono essere oggetto di una frequente pulizia.”
Mi spiace dover ribadire e sottolineare che Nespresso, pur avendo la quota di mercato del 45% nel settore del caffè in capsula, non può essere preso come capo espiatorio in una ricerca del genere in cui non si valutano appunto le macchine ma solo il loro “cestino”.
In ogni caso il titolo riporta: “Macchine da caffè Nespresso: ricerca… ” non “Macchine da caffè con le cialde: ricerca…”, è solo per correttezza che lo dico, buon lavoro
Il sistema ” A Modo Mio” utilizza capsule in plastica. Nespresso è di gran lunga il sistema più diffuso nel modo la quota di mercato non è conosciuta perchè gran parte delle vendite vengono effettuate dal loro sito e i dati relativi non sono noti.
questa realtà è valida anche per la macchina a Modo mio Lavazza ? Grazie
Le macchine compatibili e le Nespresso sono uno dei sistemi più diffusi e quindi rappresentano una possibilità unica per uno screening biologico di massa. I ricercatori sottolineano che le macchine Nespresso non hanno problemi microbiologici ma, essendo apparecchi a contatto con alimenti, devono essere oggetto di una frequente pulizia.
Cara vecchia moka non ho mai smesso di usarti, e ho fatto bene. George C….y
Il commento di Paolo è very best!
Ho ben compreso che nelle macchine espresso casa, tutte nessuna esclusa, c’è il problema della pulizia delle parti sotto l’erogatore dove sgocciola il caffè (ripiano griglia d’appoggio della tazzina) ed il contenitore sottostante di raccolta delle capsule, con contaminazione microbica estesa.
Tutte le macchine hanno queste parti removibili sotto l’erogatore, quindi il problema non è la marca ma l’esigenza di una frequente e profonda pulizia (non basta una sciacquata con sola acqua).
Dobbiamo anche considerare il fatto che queste parti non vengono a contatto con gli alimenti ne con l’interno dei contenitori e sono quindi da considerare alla stregua di tanti altri distretti della cucina, come piani d’appoggio, manici dei coltelli, esterno delle tazzine e tazze varie, contenitori per il pane e la frutta, ripiani dei cassetti, ecc..
Ma in tema di igiene casalinga ci sono altri focolai da gestire con attenzione, come gli spazzolini da denti, spazzole e pettini per capelli, telecomandi tv, maniglie delle porte, mouse e tastiera del PC, penne biro, occhiali, ecc…
Per nostra fortuna abbiamo sviluppato un sistema immunitario per difenderci da tutto ciò, altrimenti ci saremmo estinti prima di moltiplicarci.
Riflettendo su quanto scritto nell’articolo, mi è venuto in mente che negli ospedali, negli uffici pubblici, negli uffici utilizzano macchine dispensatrici di bevande, caffè, cioccolata, tea, ecc.ecc. dove tra un bicchiere e l’altro
sgocciolano le gocce della bevanda in un contenitore e che la manutenzione di queste numerosissime macchine
non è quotidiana ma viene fatta ogni 3/4 giorni con una sciacquata al contenitore (se lo fanno—–), allora chissà
quanti batteri si accumulano………almeno quelle che abbiamo nelle nostre cucine sono più sotto controllo e più
manutenzionate
A proposito ricordo una ricerca che esitò in una pubblicazione che presentai al Convegno nazionale dell’AIVI (Associazione Italiana Veterinari Igienisti) di Torino di pochi anni fa sulla contaminazione microbica dei distributori automatici di bevande calde. Uscirono fuori dei risultati davvero sconvolgenti. Inoltre la realizzazione delle macchine stesse non era effettuata in modo da evitare l’ingresso di polvere o, peggio ancora, insetti e infestanti vari. C’era poi una variabilità anche nella temperatura alla quale venivano prodotte le varie bevande calde.
Sebbene si comprenda la generalizzazione adottata, ritengo che Il Fatto Alimentare sia un quotidiano indipendente con una base di lettori talmente ampia da non poter arrotondare “macchine a cialde” con “macchine Nespresso” (nei punti strategici: titolo e didascalia foto) quando la prima formula sarebbe comunque comprensibile.
Detto ciò, ho trovato questo articolo molto interessante; sarebbe interessantissimo avere informazioni simili anche per quanto riguarda il serbatoio d’acqua delle macchine da caffè domestiche poichè, a differenza di quelle professionali o date in comodato d’uso alle aziende, non prevedono un filtro antibatterico nel serbatoio. Grazie dell’approfondimento qualora fosse disponibile!