L’Inran diventa CRA NUT: riprendono gli studi e le ricerche sugli stili alimentari e sul tipo di nutrizione degli italiani. Intervista al presidente Giuseppe Alonzo
L’Inran diventa CRA NUT: riprendono gli studi e le ricerche sugli stili alimentari e sul tipo di nutrizione degli italiani. Intervista al presidente Giuseppe Alonzo
Roberto La Pira 30 Ottobre 2013L’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (Inran), soppresso l’anno scorso dal governo Monti, è stato inglobato dopo qualche mese nel Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (CRA) ed è diventato un nuovo centro denominato CRA NUT (dove NUT sta per nutrizione). Il Fatto Alimentare ha intervistato il presidente Giuseppe Alonzo, per capire quale sarà il futuro di un’istituzione pubblica come l’Inran che ha sempre svolto un ruolo decisivo nella definizione delle regole e degli stili di vita alimentari degli italiani.
Il passaggio definitivo del personale adibito alla ricerca dell’Inran all’interno del CRA comporta qualche cambiamento o è un semplice passaggio organizzativo che permetterà di continuare ad operare come prima?
L’Inran ci è stato attribuito per legge e, dopo la pubblicazione del decreto attuativo, il CRA ha assorbito l’intero gruppo dei ricercatori e anche i precari che lavorano nell’istituto da lungo tempo. L’operazione non è stata semplice, visto che il bilancio in rosso dell’istituto presentava delle grosse lacune di cui si è dovuto tenere conto. Questa situazione non può però continuare a lungo, ed è necessario che il Ministero delle politiche agricole adegui il fondo destinato al CRA per poter fare fronte al nuovo organico e garantire la continuazione delle ricerche in corso.
L’Inran è sempre stato l’unico ente pubblico che si è occupato di tematiche legate all’alimentazione degli italiani e ha sempre rappresentato un riferimento. Pensa che il CRA NUT possa continuare a svolgere questo ruolo?
Dopo il periodo di crisi registrato negli ultimi anni dall’Inran con l’attività di ricerca che aveva subito vistosi rallentamenti, abbiamo fatto ripartire i progetti più urgenti che erano stati interrotti. In sequenza stiamo procedendo a rifinanziare anche gli altri per arrivare a regime.
Le nuove linee guida per l’alimentazione degli italiani rientrano in questo primo gruppo di ricerche? Se sì, quando verranno portate a termine?
Il progetto va avanti e si sta esaminando il ruolo e la funzione nella dieta quotidiana delle nuove sostanze nutraceutiche e dei tanti alimenti arricchiti.
Ci sono nuove prospettive sui temi della nutrizione?
Bisogna spingere i consumatori a rivalutare il valore del cibo e focalizzare l’attenzione sulla riduzione dello spreco all’interno della filiera, oltre che educare e orientare verso prodotti sani ed equilibrati.
Quali sono le sinergie che si possono creare tra ex Inran e CRA? Ci sono nuovi temi di indirizzo?
La sinergia è un elemento strategico da portare avanti avviando ricerche combinate tra il mondo dell’agricoltura che sta più nella tradizione del CRA e l’ambito della nutrizione tipico dei ricercatori dell’ex Inran. Ci sono alcuni argomenti come le nuove colture su cui le ricerche devono essere comuni e sinergiche. Per esempio su un tema come il frumento o altri cereali si studieranno sia i problemi in campo di nuove specie, sia quelli legati alla trasformazione e alla produzione di alimenti anche innovati.
L’Inran aveva prima una buona visibilità sui media, da qualche anno questa visibilità si è indebolita, c’è la possibilità di riprendere?
Il CRA ha intenzione di rilanciare il rapporto con i media che, effettivamente, negli ultimi anni non è stato brillante. In questo senso anche il CRA NUT avrà la sua visibilità.
Roberto La Pira
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
essere sempre informata sulle iniziative ex INRAN ora CRA NUT
Questo dimostra che l’intervento del governo Monti (qui, come in altre situazioni) non è servito a nulla. Le persone sono le stesse e fanno esattamenmte le stesse cose che facevano prima, nello stesso identico posto. Cambia solo il nome.
La domanda che ci si può porre è come un istituto come l’Inran (statale) abbia potuto avere bilanci in rosso. E’ questa la cosa che doveva capire Monti: indagare i motivi del buco, quali sono stati gli sprechi.
Verrebbe da pensare che se non è cambiato nulla rispetto a prima quell’istituto, ora CRA NUT (acronimo di spacca noci) continuerà ad avere bilanci in rosso.
Mah…