In Italia non sono ancora molto diffusi, ma basta recarsi in un altro paese europeo, soprattutto del nord, come pure oltreoceano, per vederli in tutti i frigoriferi dei supermercati e nei distributori dei negozi: i latti aromatizzati sono ormai una presenza fissa, e talvolta dominante rispetto al latte semplice.

Negli Stati Uniti, in particolare, sono amatissimi dai bambini. Al punto che alcune indagini hanno mostrato che i ragazzi, nel momento in cui non dovessero più trovare il latte al cioccolato o alla fragola, semplicemente smetterebbero di berne, cioè non accetterebbero più il latte normale, bianco, che sa di latte. E siccome nessuno si prende la responsabilità di far diminuire la presenza di un alimento così prezioso, fondamentale soprattutto durante gli anni della crescita, nella dieta quotidiana, le offerte di latti dolcificati e aromatizzati continuano a crescere.

Eppure questi prodotti sono accusati di essere tra le concause della dilagante obesità infantile, e secondo alcuni esperti, apportano non meno del  3% degli zuccheri incamerati ogni giorno dai ragazzi.

E allora: come continuare a far entrare il latte nella dieta dei bambini evitando che un alimento fondamentale si trasformi nell’ennesima fonte di calorie in eccesso?

La risposta prova a darla il Milk Processor Education Program o MilkPep, un’associazione di produttori americani che ha deciso di cercare di offrire prodotti più sani.

Coloro che hanno aderito, spiegano i coordinatori del programma, per il nuovo anno scolastico metteranno in commercio cartoni di latte da 250 ml che conterranno meno di 150 calorie e 22 grammi di zuccheri, con una riduzione di zucchero nei prodotti a basso contenuto di grassi e con cioccolato magro anche del 38%. In media, le nuove formulazioni avranno solo una trentina di calorie in più rispetto alla stessa dose di latte bianco.

Tutto risolto, dunque? Non proprio, perché bisognerà capire come reagiscono gli studenti alla novità. Secondo un’indagine effettuata dalla stessa MilkPep in 58 scuole elementari e medie dove erano state tolte sia le bevande gassate e zuccherate sia i latti aromatizzati, il consumo di latte è sceso drasticamente, del 35%, proprio perché i piccoli americani sembrano essere ormai disabituati al gusto normale, così come lo sono a quello dell’acqua, sostituita dalle micidiali “soda”, le bevande gassate e zuccherate.

Non a caso, anche se già oggi il 98% delle scuole americane offre latte con bassissimi contenuto di grassi o del tutto scremato, il 95,4% propone anche i latti aromatizzati. L’idea di ridurne la presenza non piace affatto ai produttori, perché questa fascia d’età rappresenta ben il 70 per cento del loro mercato globale.

Da questo punto di vista, secondo alcuni commentatori lo sforzo di proporre prodotti meno calorici, pur apprezzabile di per sé, non va comunque nella direzione corretta. Che, invece, consisterebbe nel cercare di (ri)educare i consumatori ad apprezzare i sapori naturali del cibo, a partire proprio da un alimento imprescindibile come il latte.

 

Agnese Codignola

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