La senna è una pianta i cui derivati sono presenti in alcuni medicinali e in diversi integratori alimentari commercializzati con scopo lassativo. Sebbene sia diffusa l’idea che i composti di derivazione vegetale siano innocui, non è scontato che assumere tisane e integratori a base di senna sia esente da possibili effetti avversi. Ne abbiamo parlato con Ilaria Ippoliti, ricercatrice dell’Istituto Superiore di Sanità e coautrice di studi riguardanti gli effetti dei lassativi con antrachinoni (si tratta di molecole contenute all’interno di diverse piante, come senna, cassia, aloe, rabarbaro).
“Innanzitutto è necessario fare una distinzione tra i farmaci a base di senna e gli integratori a base di senna, perché questi due prodotti seguono un iter di procedure diverso. I farmaci devono ottenere l’autorizzazione da parte dell’AIFA prima della commercializzazione. A tal fine devono essere svolti degli studi preclinici, quindi in vitro e in vivo su animali, sia clinici sull’uomo per stabilire l’efficacia e la sicurezza del medicinale. Gli integratori invece sono considerati come alimenti dal punto di vista regolatorio e legislativo, e per la commercializzazione la normativa europea non è così restrittiva come quella per i farmaci. Infatti in Italia per la loro commercializzazione è sufficiente la notifica dell’etichetta al ministero della Salute. Ci si basa sul fatto che debbano contenere sostanze ammesse secondo le norme nazionali e internazionali, ma non sono necessari studi sulla sicurezza e sull’efficacia.”
Questo però non significa che scegliere un integratore a base di senna invece che un farmaco equivalga a ottenere un effetto più blando: “Mentre per il farmaco c’è una standardizzazione rispetto alle dosi di principio attivo, la gestione del dosaggio dell’integratore è più complessa, e non sempre sono previsti dei limiti. Per scegliere quindi a quale prodotto riferirsi, è sempre bene seguire il consiglio del medico o del farmacista, soprattutto nel caso in cui la necessità sia quella di intervenire su una patologia. Infatti, non essendoci controlli preautorizzativi che studiano gli effetti dell’integratore su gruppi di popolazione, non vengono indagati aspetti relativi all’efficacia terapeutica e gli integratori alimentari possono quindi vantare soltanto effetti nutritivi o fisiologici. Inoltre eventuali eventi avversi o interazioni con farmaci possono essere osservati solamente dopo la commercializzazione del prodotto. Non bisogna credere quindi che poiché non sono farmaci si tratti di prodotti privi di possibili eventi indesiderati.”
L’indicazione principale per evitare di incorrere in possibili controindicazioni è di farne un uso sporadico e non prolungato (cioè maggiore di una settimana). “I lassativi antrachinonici, di cui fa parte anche la senna, possono avere effetti molto forti, quasi purganti. Per questo possono causare squilibri elettrolitici con le relative ripercussioni su organi e apparati, come per esempio l’ipopotassiemia (ossia la riduzione della concentrazione di potassio nel sangue). Si è visto inoltre che dopo più settimane di utilizzo può formarsi la cosiddetta melanosis coli, una pigmentazione della mucosa epiteliale del tratto intestinale, reversibile solo con l’interruzione del trattamento.”
“I soggetti più a rischio di incorrere in effetti indesiderati sono quelli che soffrono di problemi gastrointestinali per esempio di tipo infiammatorio, ma anche chi ha dei problemi cardiaci o fa utilizzo medicinali, sia perché potrebbero esserci delle interazioni, sia perché trattandosi di lassativi potrebbero far venir meno l’effetto terapeutico di altri farmaci non correttamente assorbiti. Supportare il cittadino all’utilizzo corretto è importante anche perché sappiamo che il problema della stipsi tende a peggiorare nei soggetti più anziani, quando è più probabile che ci si trovi in trattamenti terapeutici concomitanti. E se queste indicazioni sono riportate nelle confezioni dei farmaci a base di senna, non è detto che siano indicate anche sulle etichette degli integratori.”
La mancanza di studi preautorizzativi inoltre è la ragione per cui è importante raccogliere il maggior numero di informazioni che ne attestino o meno la sicurezza. “Come Istituto Superiore di Sanità ci occupiamo di registrare e analizzare le reazioni avverse ai prodotti di origine vegetale e agli integratori. Quindi invitiamo tutti i cittadini e gli operatori sanitari che sospettino che un integratore possa essere stato causa di una reazione avversa (non è necessario avere l’assoluta certezza), di segnalarcelo tramite la piattaforma Vigierbe, che è accessibile gratuitamente e che non richiede registrazione. Questo permetterà di avere sempre più dati disponibili sul mondo degli integratori e sulla sicurezza di impiego di questi prodotti.”
In ogni caso, prima di ricorrere in autonomia ai lassativi andrebbe individuata la causa del problema, e bisognerebbe muoversi per gradi, attuando prima dei cambiamenti nelle abitudini quotidiane: “Innanzitutto si dovrebbe partire da una buona educazione alimentare, che passa da una dieta sana ed equilibrata, ma anche dall’assunzione della giusta quantità di acqua, dallo svolgimento di attività fisica regolare e della riduzione dell’assunzione di alcool e di caffè. Nel caso in cui poi la problematica permanga si può passare all’utilizzo di prodotti specifici, ma ricordiamo che esistono delle alternative ai lassativi antrachinonici, come quelli a base di fibre o di sostanze che hanno l’effetto di richiamare acqua nel lume intestinale, o ancora quelli che possono essere somministrati in loco e che hanno effetto emolliente e lubrificante; i lassativi antrachinonici dovrebbero rappresentare l’ultima soluzione. Qualsiasi sia il farmaco o l’integratore utilizzato rimane comunque l’indicazione di farne un utilizzo sporadico, il rischio altrimenti è quello di sviluppare tolleranza e di conseguenza dipendenza per poter ottenere un effetto che dovrebbe essere fisiologico.”
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Tra molti spunti interessanti leggo con stupore il riferimento a studi preclinici nel caso di medicinali vegetali tradizionali. Dovrebber essere ben noto all’esperta dell’ISS che per questi medicinali tali usi non sono previsti, se non in maniera molto limitata.
EFSA nel 2018 ha concluso che alcune sostanze appartenenti ai derivati dell’idrossiantracene e contenute in aloe e senna possono danneggiare il DNA ed eventualmente causare il cancro. Quindi non può essere stabilita una dose sicura. https://www.efsa.europa.eu/it/press/news/180123