In questi giorni, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha pubblicato due tra i rapporti annuali più attesi: quello sui residui di farmaci veterinari negli animali e negli alimenti da essi derivati, e quello sui pesticidi. E le notizie sono abbastanza positive, soprattutto nel primo caso. Nel documento, relativo al 2018, sono stati infatti raccolte i risultati delle analisi di ben 657 mila campioni provenienti da 28 paesi, e le conclusioni sono in linea con quanto riscontrato negli anni scorsi, ovvero c’è stata una quantità di superamenti dei limiti previsti molto bassa, in media dello 0,3%, valore che rientra nell’intervallo compreso tra lo 0,25 e lo 0,37% degli ultimi 10 anni.
Rispetto all’anno 2017, nel 2018 sono risultati leggermente aumentati i farmaci antitiroidei e gli steroidi, ma diminuiti gli antibatterici, gli antinfiammatori non steroidei e altri farmaci veterinari, nonché alcuni contaminanti ambientali come le micotossine. Per quanto riguarda gli antibiotici, per esempio, l’alimento più a rischio è il miele, con lo 0,8% di campioni non conformi, gli animali peggiori le pecore, le capre e i conigli (con lo 0,34% di risultati oltre il limite).
In linea con l’approccio alla massima trasparenza adottato dall’Efsa, i dati, che nel rapporto sono ordinati per tipo di sostanza e per tipo di animale o alimento, saranno messi online sulla piattaforma Knowledge Junction, in modo che siano consultabili da chiunque nel dettaglio.
Il secondo rapporto, quello sui pesticidi, anch’esso relativo al 2018, è invece il risultato dell’analisi di oltre 91 mila campioni dei 28 paesi, più l’Islanda e la Norvegia. C’è stato un esito positivo (cioè valori al di sotto dei limiti di legge) nel 95,5% dei casi; Italia, Francia e Germania hanno analizzato un numero di campioni di gran lunga superiore rispetto a quelli di altri paesi (oltre 10 mila).
Oltre agli alimenti fissi, testati ogni anno nei programmi di controllo nazionale, sono stati analizzati oltre 11 mila campioni supplementari di prodotti di largo consumo tra i cittadini europei, raccolti in maniera casuale, e l’esito è stato anche più positivo, perché i valori di pesticidi trovati sono stati nella norma nel 98,6% dei casi. Quest’ultima serie di dati è considerata particolarmente indicativa, perché si tratta di un paniere di alimenti che ruota ogni tre anni, e che dovrebbe permettere di individuare per tempo eventuali criticità nascoste, che potrebbero sfuggire ai controlli standardizzati.
Così, per esempio, nel paniere casuale, nel periodo compreso tra il 2015 e il 2018 gli sforamenti sono aumentati nelle banane (dallo 0,5 all’1,7%), nei peperoni dolci (dall’1,2 al 2,4%), nelle melanzane (dallo 0,6 all’1,6%) e nell’uva da tavola (dall’1,8 al 2,6%) a sono diminuiti nei broccoli (dal 3,7 al 2%), nell’olio di oliva (dallo 0,9 allo 0,6%) e nelle uova di gallina (dallo 0,2 allo 0,1%).
L’Efsa ha reso consultabili i dati, estremamente dettagliati nel rapporto, anche attraverso diagrammi molto semplici, disponibili solo per le informazioni principali, che permettono di visualizzare il tipo di alimento.
L’insieme dei due rapporti dimostra quindi come in Europa la sorveglianza sia mantenuta alta, e i controlli siano costanti, tanto sui farmaci quanto sui pesticidi. Il risultato sono alimenti sicuri, con variazioni rispetto ai limiti accettabili, se si pensa che si tratta di 28 paesi. Naturalmente, c’è spazio per migliorare, e per portare le anomalie a valori ancora più bassi.
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Giornalista scientifica