Eugenio Del Toma consulente delle aziende, scrive a favore del palma sul mensile dei soci Coop senza dichiarare il doppio ruolo. La rivista ospita anche la pubblicità
Eugenio Del Toma consulente delle aziende, scrive a favore del palma sul mensile dei soci Coop senza dichiarare il doppio ruolo. La rivista ospita anche la pubblicità
Roberto La Pira 7 Ottobre 2015Eugenio del Toma noto nutrizionista presente anche in diverse trasmissioni televisive ha una rubrica sul mensile Consumatori delle Coop, dove nel mese di luglio ha pubblicato un editoriale a favore dell’olio di palma. Nel numero di settembre, dopo le proteste giunte in redazione, il professore ha replicato con un nuovo articolo dove dispensa consigli del tutto generici e privi di riscontri concreti, raccomandando moderazione. Del Toma dice che l’olio si usa da 10mila anni, ma dimentica di precisare che quello presente nelle merendine non è lo stesso ingrediente che da secoli le popolazioni indigene usavano e che si usa ancora in molte aree tropicali, trattandosi di un grasso rosso-arancione ricco di antiossidanti .
Del Toma prosegue facendo un parallelismo da equilibrista. Visto che l’acido palmitico è presente anche nel latte materno (10%) allora è naturale trovarlo nei prodotti destinati all’infanzia (sotto forma di olio di palma che contiene il 50% di acido palmitico), Il professore dimentica che fino a qualche anno fa il latte in polvere non aveva questo ingrediente e che proprio il latte Coop è uno dei pochi marchi che non lo contiene, perché risulterebbe l’unica sostanza poco naturale inserita nella dieta dei bambini sin dalla nascita.
C’è poi una frase nell’articolo dove dice si lascia intendere che nella letteratura scientifica non si condanna l’olio di palma “nei limiti di un uso alternativo e non per uso giornaliero“. Questo concetto desta qualche perplessità. L’olio di palma è onnipresente nei biscotti, nei prodotti da forno, in quasi tutti gli snack, focacce, grissini, creme alla nocciola, nelle fritture dei ristoranti, piatti pronti… Vuol dire che i giovani lo mangiano e lo assumono in quantità esagerata tutti i giorni e questo crea problemi di salute, essendo un olio classificato come aterogeno. Al riguardo abbiamo pubblicato diversi articoli di noti nutrizionisti indipendenti che supportano questa tesi. Un concetto simile viene ribadito dall’Agenzia per la sicurezza alimentare francese e dal Consiglio Superiore della Sanità del Belgio che ne sconsigliano l’assunzione.
Il professore afferma che l’olio di palma “permette nuove raffinatezze organolettiche“. Come spiega allora Del Toma la scelta delle aziende di nascondere fino a pochi mesi fa il grasso tropicale dall’elenco degli ingredienti di biscotti, merendine e snack, un prodotto che permette simili performance gastronomiche.
Ricordiamo infine che Eugenio Del Toma è un membro del comitato scientifico del sito Merendineitaliane.it una branca di Aidepi (Associazione di industrie che hanno investito oltre un milione di euro per fare pubblicità dicendo che l’olio di palma fa bene e difende la natura ) e riceve un compenso per questo contributo scientifico.
In virtù dell’onestà intellettuale che caratterizza il mondo scientifico Del Toma quando scrive articoli o viene intervistato su problematiche inerenti l’olio di palma, dovrebbe dichiarare di avere in corso una consulenza con i produttori e indicarla in calce come fanno alcuni suoi colleghi. Questa mancanza di trasparenza è molto grave e anche una rivista come Consumatori dovrebbe pretendere trasparenza da parte dei collaboratori quando hanno un duplice ruolo che potrebbe configurare un conflitto di interesse.
Il paradosso di tutto ciò è che la politica di Coop verso l’olio di palma è chiara. Il grasso tropicale non si trova nella linea di prodotti per i bambini proprio perché è considerato un ingrediente aterogeno sconsigliato dai nutrizionisti seri. Il palma è stato tolto anche dal latte per neonati e ora anche dalla crema di nocciole equo solidale (tipo Nutella) che verrà lanciata nei prossimi giorni, e da decine di atri prodotti per ridurre la deforestazione e l’impatto ambientale. Stiamo parlando di un grasso che percorre 10 mila chilometri prima di arrivare sulle nostre tavole. Del Toma rema contro e descrive l’olio di palma come un prodotto che da un punto di vista dietetico non crea in fondo problemi, basta assumerlo “nei limiti di un uso alternativo e non per uso giornaliero”.
Qualche inconveniente per l’ambiente però esiste – ammette Del Toma nel suo editoriale – ricordando che la coltivazione dell’olio contribuisce alla deforestazione. Forse poteva dedicare qualche parola in più visto che proprio in queste settimane il fumo degli incendi in Indonesia, causato dalle foreste che bruciano per lasciare spazio alle piantagioni di palma, è talmente grave da essere stato ripreso da tutti i giornali del mondo. L’ultima nota riguarda la scelta del mensile Consumatori che, sul numero di ottobre, ospita la pubblicità di Aidepi (vedi foto). Si tratta di una campagna che è costata ai soci dell’associazione (Barilla, Ferrero, Motta, Bauli…) oltre 1 milione di euro e che è stata spalmata su moltissimi giornali. Si tratta di una pubblicità a nostro avviso ingannevole che è all’esame dell’Antitrust. Per rendersi conto di quanto sia imbarazzante la vicenda basta dire che il testo si conclude con la frase “L’olio di palma rispetta l’ambiente“.
Il Fatto Alimentare e Great Italian Food Trade hanno lanciato una petizione online su Change.org per fermare l’invasione dell’olio di palma nei prodotti alimentari.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Ogni commento all’articolo è superfluo. Chissà se e come ci libereremo dall’assillante presenza dell’olio di palma.
Mi chiedo: ma l’olio di colza (spesso presente negli ingredienti insieme a quello di palma) presenta gli stessi problemi?
No ma si presta meno da un punto di vista tecnologico ad essere impiegato nei dolci
Carissimi,
leggo con molto interesse e constato che anche questa è una guerra fra POVERI INDIFESI.
Prima di accendere la miccia perché non consigliamo o facciamo una educazione ai giovani e ai bambini di nutrirsi con alimenti sani?
Per esempio, la mattina prima di andare a scuola perché non debbono fare a casa una sana colazione seduti a tavola?
Lo spuntino delle h 10,00 e la merenda perché non deve essere preparata dai genitori a casa e con l’aggiunta di un frutto salutare?
Mentre per voi è più facile parlare di biscotti, snack, focacce , grissini, creme alla nocciola, piatti pronti, ecc.
Ai genitori e a voi viene più facile dare ai figli un euro e comprare i suddetti alimenti e togliersi da ogni impiccio.
Scusatemi la sincerità
In realtà nel sito parliamo anche di educazione alimentare come pochi giorni fa. http://www.ilfattoalimentare.it/educazione-alimentare-scuola-tn.html. Con 1 euro però si compra anche uno yogurt o una banana.
Pienamente d’accordo con Vincenzo. Io ho dato alle mie figlie “merendine” preparate in casa, anche se, lavorando, la mattina prima di partire ero veramente indaffarata; ma in fondo basta un minuto e ne vale la pena. (Esse le rifiutarono per un breve periodo durante la frequenza alla scuola media, quando c’è spirito gregario verso il gruppo e spinta ad affermarsi nei confronti dei genitori. Ma poi sono tornate ad apprezzare una alimentazione sana). E quando faccio la spesa compro un prodotto nuovo solo dopo aver letto la lista degli ingredienti.
L’olio di palma è uno dei pochi grassi vegetali ricco di acidi grassi SATURI che, come quelli di origine animale, sono aterogeni. Quindi ha voglia il prof Del Toma ad arrampicarsi sugli specchi.
Non mi scandalizzo tanto che un perito di parte difenda chi lo paga (azzerando la sua credibilita’). Ma che il mensile dei consumatori di COOP gli dia spazio!
Mi vien da ridere! E’ esattamente come andare a chiedere all’oste se il suo vino è buono!
Io, personalmente non compero più nulla contenente i”grassi vegetali non idrogenati, palma…”
Lo faccio notare a chi conosco e faccio proseliti. Toccati sul portafoglio vedi come cambieranno strada. Anche perché chi usa il grasso di palma non è che ti regala il suo prodotto. Anzi.
Ho colto leggendo le tante sfaccettature dello stesso problema. Commenti d’altronde da me in buona parte anche condivisi. Vorrei ora focalizzarmi sul quesito di Lucida ove La Pira risponde che l’olio di colza non presenta gli stessi problemi del palma ma non è adatto dal punto di vista tecnologico per la produzione di dolci & affini. Ora anche per quanto riguarda l’informazione generale sul tema trattato da web e media si parla sovente di alternative a questo olio/grasso nocivo per la salute ma non si nomina con cosa lo si possa sostituire in modo CERTO. Consideriamo che la produzione industriale utilizza cicli di processo di lavorazione con macchine che costano decine o centinaia di milioni di euro, pensiamo a ditte come Barilla o Ferrero solo ad esempio. Un cattivo rapporto culturale prodotto/profitto spinge l’industria ad una reticenza pigra ad apportare modifiche verso un etica più corretta (qui c’è in ballo anche la salute dei consumatori ….). E’ più facile investire in contro-pubblicità ammansitoria e poco costruttiva.Che cosa si può proporre a queste aziende come ingrediente in sostituzione del palma che non faccia perdere denari in modifiche costose agli impianti e che non faccia rinunciare i consumatori alla salubrità degli alimenti, agli standard di gusto e qualità o ad acquistare dei prodotti di loro gradimento? La Pira lei è un “addetto ai lavori” in questo campo: le passo la palla…..ci delucidi!
Lo abbiamo descritto decine di volte ci sono 200 tipi di biscotti 60 merendine decine di creme alla nocciola senza palma e sul nostro sito sono tutte elencate . Mi sembra che di buoni esempi cui ispirarsi ce ne siano abbastanza .