I residui di farmaci veterinari negli animali e negli alimenti di origine animale restano bassi. Lo rivela l’ultimo report dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), che raccoglie i dati per il 2022 degli stati membri, più Islanda e Norvegia. Il monitoraggio comprende diversi gruppi di farmaci veterinari, come ormoni, antibiotici, contaminanti ambientali, sostanze proibite.
Nel 2022, le autorità nazionali hanno raccolto oltre 600mila campioni. Di questi più di 340mila erano stati raccolti nell’ambito del monitoraggio europeo (sotto la Direttiva 96/23/EC), oltre 250mila provenivano da altri programmi di controllo a livello nazionale, quasi 3.900 campioni sospetti e poco meno di 2.800 raccolti all’importazione. La maggior parte dei campioni raccolti in Eruropa proveniva da suini (120.882), bovini (94.335) e pollame (64.831). L’Italia ha analizzato più di 28mila campioni, anche in questo caso provenienti principalmente da bovini (11.348), pollame (7.129) e suini (7.129).
In generale, gli alimenti risultati irregolari erano appena lo 0,18% (919). Si tratta di un dato simile ai 13 anni precedenti, in cui il numero di analisi fuori norma oscillava tra lo 0,17% e lo 0,37%, e molto simile all’anno precedente (0,17%). Concentrandosi sui 240mila campioni del programma di monitoraggio europeo, il tasso di non conformità sale allo 0,27%, molto simile ai quattro anni precedenti (0,24%-0,35%). La maggior parte dei campioni irregolari appartenevano alla categoria della selvaggina, sia cacciata (6,3%) che allevata (1,43%), seguita dal miele (1,37%). Tutte gli altri gruppi di prodotti di origine animale presentavano tassi di non conformità inferiori all’1%.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.