I detersivi e i brillantanti per le lavastoviglie industriali, elettrodomestici ormai presenti in tutti i ristoranti, nei bar, nelle mense, negli ospedali, nelle caserme e in generale nella ristorazione, potrebbero lasciare su piatti, bicchieri e posate residui tossici che danneggiano la mucosa intestinale. Lo suggerisce uno studio molto dettagliato e pubblicato sull’autorevole rivista Journal of Allergy and Clinical Immunology, condotto dallo Swiss Institute of Allergy and Asthma Research (Siaf) dell’Università di Zurigo, i cui risultati mettono sotto accusa in particolare una famiglia di ingredienti ubiquitari nei detergenti commerciali.
L’idea di controllare cosa avviene durante i lavaggi – hanno spiegato gli autori – è nata dalla struttura degli stessi, relativamente omogenea nei diversi marchi di lavastoviglie industriali: di solito, infatti, si verifica un ciclo di lavaggio con acqua e detergente ad alta pressione, seguito da un secondo ciclo di lavaggio (con acqua e brillantante) e asciugatura, tutti di 60 secondi. Non ci sono quasi mai cicli di risciacquo senza detersivo o brillantante e solo con acqua. La domanda quindi è stata: dal momento che non viene attivamente lavato via, il detergente, asciugato così com’è sulle stoviglie, lascia residui? E se sì di che tipo? E che effetto possono avere sull’organismo umano?
Per rispondere a queste domande, il gruppo del Siaf diretto da Cezmi Akdis, che da oltre vent’anni studia le conseguenze del contatto quotidiano tra innumerevoli sostanze chimiche e le barriere epiteliali come la mucosa intestinale, ha utilizzato organoidi di intestino, cioè colture cellulari tridimensionali che riproducono abbastanza fedelmente cosa accade in un tessuto epiteliale reale, e modelli di intestino chiamati gut on a chip molto adatti allo studio di alcune caratteristiche fisiologiche. I ricercatori hanno indagato il ruolo di numerosi composti presenti nei detersivi e nei brillantanti più comuni a diluizioni simili a quelle che si determinano in una lavastoviglie, e hanno così dimostrato come alle concentrazioni più elevate (una parte su 10mila) uccidono le cellule intestinali, mentre quelle più diluite (fino a una su 40mila) aumentano molto la permeabilità tra le cellule. Una condizione che, per la rottura dei delicati equilibri dell’asse tra intestino e sistema nervoso, negli ultimi anni è stata chiamata in causa nell’origine di numerose malattie tra le quali le allergie alimentari, l’autismo, la sclerosi multipla, la malattia di Alzheimer, le gastriti, la cirrosi epatica, il diabete, l’obesità l’artrite reumatoide e la depressione.
Analizzando poi la situazione genetica, hanno visto che a queste alterazioni di permeabilità corrisponde l’attivazione o lo spegnimento di numerosi geni, per lo più coinvolti nei meccanismi infiammatori. A quel punto i ricercatori hanno voluto cercare eventuali responsabili, e hanno così scoperto una famiglia di colpevoli: gli alcol etossilati, presenti in quantità significative anche nei residui di brillantanti. Poiché però i composti sotto accusa sono comunemente utilizzati nelle lavastoviglie industriali, secondo Akdis è necessario che le autorità sanitarie facciano ulteriori, approfondite verifiche e, nel caso, avvertano i consumatori dei rischi o, qualora lo ritengano necessario, vietino l’impiego di detergenti con alcol etossilati.
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Giornalista scientifica
I residui di detergenti vari nei lavaggi, siano esse stoviglie o oggetti per uso alimentare che indossiamo, hanno la sfortuna di essere sottovalutati nella loro pericolosità tossica. Forse in parte determinata da una modalità i pensiero binario; secondo cui una cosa o è sporca o è pulita. … E l’uso dei detergenti ci dà sempre la falsa sicurezza del pulito.
Mi meraviglio sempre della scarsa responsabilità sia di chi mette in commercio macchine senza porsi il problema dei residui tossici sia chi dovrebbe controllare e non lo fa
Un po’ di brillantante ovviamente resterà, esattamente come nelle lavatrici domestiche, a meno che dopo il ciclo col brillantante vi sia un ulteriore ciclo con sola acqua.
Ma un ciclo con sola acqua dopo quello col brillantante lo rimuoverebbe e ne vanificherebbe l’effetto, per cui dubito molto che ci sia tale ciclo finale sia nelle macchine domestiche che in quelle professionali.
Il problema quindi non è tanto il detergente (che il ciclo seguente col brillantante rimuove certamente per la maggior parte), ma quello del brillantante, che proprio per avere effetto è previsto che rimanga.
A questo punto… qualcuno ha misurato QUANTI residui rimangono sulle nostre stoviglie, soprattutto in casa, visto che le temperature di lavaggio sono molto inferiori a quelle delle lavastoviglie industriali e i dosaggi degli enneantamila prodotti necessari sono di solito fatti a naso (ne metto un po’ di più così vengono belli puliti)?
In ogni caso io la lavastoviglie non la uso, non l’ho mai usata, la ritengo una machina inutile se non si è in 12 a tavola a ogni pasto, e sconsiglio tutti gli amici dall’usarla.