Una nuova ricerca pubblicata su Nature Medicine (Intestinal microbiota metabolism of L-carnitine, a nutrient in red meat, promotes atherosclerosis) rivolge l’attenzione alla relazione tra alimentazione umana, flora batterica intestinale e salute. Il gruppo di ricerca, diretto da Stanley Hazen della Cleveland Clinic in Ohio (Usa), ha valutato il destino della carnitina e i suoi effetti sul metabolismo del colesterolo.
Lo studio è stato condotto su modelli animali e sull’uomo e si è inserito in un più ampio filone di ricerca, volto a indagare i meccanismi molecolari alla base della maggiore incidenza di patologie cardiovascolari in soggetti che assumono quantità elevate di carne rossa.
I ricercatori hanno indagato l’effetto della carnitina, un composto azotato presente in diversi tipi di carne, somministrando L-carnitina a 77 volontari, e registrando come il suo consumo sia in grado di aumentare i livelli ematici di trimetilammina-N-ossido (TMAO). Tale sostanza ha un effetto sul metabolismo del colesterolo, in particolare ne rallenta la rimozione, favorendone l’accumulo sulle pareti delle arterie (nel 2011, lo stesso gruppo di ricerca aveva collegato la formazione di TMAO anche all’apporto di lecitina, molecola molto diffusa negli alimenti).
I ricercatori hanno ipotizzato che un’assunzione regolare di carne favorirebbe la crescita di batteri intestinali in grado di trasformare la L-carnitina in TMAO.
I risultati dovrebbero far riflettere non solo gli amanti della carne, ma le persone abituate ad assumere prodotti e integratori contenenti L-carnitina che promettono la perdita di peso o il miglioramento delle prestazioni atletiche, il più delle volte senza evidenze scientifiche.
La molecola non proviene solo dalla dieta, ma è presente nel corpo umano soprattutto nei muscoli scheletrici e nel cuore e viene sintetizzata dal nostro organismo nel fegato e nei reni a partire da due aminoacidi, lisina e metionina, in presenza di vitamine B6, vitamina C e ferro. La carnitina svolge un ruolo importante nel metabolismo ossidativo degli acidi grassi poiché permette il loro trasporto attraverso le membrane dei mitocondri.
L’apporto medio con la dieta varia tra i 60 e i 180 mg al giorno in funzione della dieta; i livelli nei diversi alimenti sono riassunti nella seguente tabella:
FONTI DI CARNITINA IN DIVERSI ALIMENTI (in mg per 100 g o 100 ml) | |
Bistecca di manzo | 95 mg |
Carne macinata di manzo | 94 mg |
Carne di maiale | 27,7 mg |
Pancetta | 23,3 mg |
Tempeh | 19,5 mg |
Baccalà | 5,6 mg |
Petto di pollo | 3,9 mg |
Latte intero 100 ml | 3,3 mg |
Pane integrale | 0,36 mg |
Asparagi | 0,195 mg |
Burro di arachidi | 0,083 mg |
Uova | 0,0121 mg |
Succo d’arancia | 0,0019 mg |
Gianna Ferretti
autore del blog Trashfood e docente presso l’istituto di Biochimica della Facoltà di Medicina e Chirurgia e della Scuola di Specializzazione in Scienze dell’Alimentazione dell’ Università Politecnica delle Marche
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos
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docente Università Politecnica delle Marche
Finalmente ci siete arrivati anche voi?
Purtroppo è stato tutto smontato,gli studi sono incocludenti e controversi.In certi casi la produzione di TMAO è piu’ alta nei vegetariani.E allora?
Buonasera Filippo, esistono numerosi studi sulla diversa composizione della flora batterica in funzione della dieta e anche tra soggetti onnivori e vegetariani. In relazione alla TMAO si formerebbe non solo dal metabolismo della carnitina ma anche della colina,qui trovi alcuni riferimenti…
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23614584
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23518648
A quali studi ti riferivi invece tu nel commento?
Classico esempio di scienza-spazzatura.
Le assunzioni fatte, la maniera di gestire l’esperimento e ovviamente il fatto che bisogna a tutti i costi demonizzare la carne perché è così che è di moda, ha portato al controverso risultato. Poi la maniera di filtrare l’informazione e di sbattere in prima pagina il risultato a titoloni ha creato l’allarme. Ho notato con dispiacere che ci sono cascati anche parecchi “scienziati”…