“La carne rossa allunga la vita. E chi mangia pochi cibi di origine animale campa di meno”. In un’intervista pubblicata sul quotidiano Libero e ripresa dal sito Alimentando, Giuseppe Pulina, presidente di Carni Sostenibili, attacca alcuni capi saldi della sana alimentazione, spiegando i benefici della carne e i rischi legati a una dieta vegana. Secondo quanto afferma Pulina, esistono evidenze scientifiche che spiegano come un’alimentazione che include carne sia un indicatore di benessere e implichi un quadro di salute e longevità. Tanto che la mancanza di alimenti di origine animale in età evolutiva provochi un deficit di sviluppo. Il sito Alimentando riferisce che Secondo Pulina “Studi scientifici hanno anche smontato un pregiudizio antecedente all’annuncio dell’Oms sulla carne rossa che riguardava grassi animali e malattie cardiache. Le associazioni cardiologiche europee e americane hanno riconosciuto che i grassi non c’entrano nulla con l’infarto e le altre patologie del cuore”

Il rischio di ammalarsi crescerebbe invece – prosegue la nota di Alimentando – con una dieta particolarmente ricca di fibre grezze, come la pula del grano, il riso integrale o i vegetali invecchiati. “Queste fibre possono ledere le pareti intestinali e innescare un processo degenerativo della mucosa. […] Quando non hanno una struttura abrasiva, invece, fanno bene. E il loro effetto benefico aumenta se sono associate alle carni. C’è un accoppiamento di nutrienti che arrivano al microbiota intestinale e generano la produzione di acido butirrico che è un fattore antinfiammatorio”. Pulina affonda poi i prodotti ultraprocessati che si elevano a cibi salutari. “Dobbiamo guardarci dai cibi ultraprocessati che squilibrano il nostro metabolismo e spesso abbondano di sale, il vero killer delle nostre arterie”. E ricorda: “I burger vegetali hanno 39 componenti, mentre la carne uno soltanto”

filetto di manzo carne bistecca proteine
Carni sostenibili afferma che: “La carne rossa allunga la vita. E chi mangia pochi cibi di origine animale campa di meno”
Ecco la replica che Roberto Pinton consulente del settore alimentare ha inviato ad Alimentando 

Oltre a presiedere “Carni sostenibili” (emanazione dell’Associazione Nazionale Industria e Commercio Carni e Bestiame) il professor Pulina insegna Zootecnica Speciale all’Università di Sassari. Questi incarichi sono del tutto coerenti con le sue affermazioni a favore della carne e con la demonizzazione del consumo degli alimenti ricchi di fibre (ortofrutticoli, legumi, cereali…). Il prof. Pulina però con con queste dichiarazioni trascura quanto un centinaio di esperti del Centro di Ricerca Alimenti e Nutrizione del Consiglio per la ricerca in agricoltura raccomanda nelle Linee Guida per una sana alimentazione.

La pubblicazione del massimo ente italiano di ricerca agroalimentare, infatti, raccomanda di consumare quotidianamente più porzioni di verdura e frutta fresca e scrive “Ci sono prove molto convincenti che chi consuma più frutta e verdura si ammala e muore meno per malattie cardiovascolari; questo vale per tutte le età ed è indipendente dalla zona geografica” e poi “Frutta e verdura, caratterizzati da un elevato contenuto di fibre e acqua in una matrice decisamente poco calorica, rappresentano la combinazione alimentare più virtuosa per la salute dell’apparato digerente” e  infine “un consumo elevato di frutta e verdura sembra conferire protezione nei confronti di tumori epiteliali, soprattutto del tratto digerente, anche se non trascurabile è la protezione per altri distretti quali mammella, apparato respiratorio, urinario e genitale”. Le linee guida continuano raccomandando “Consuma regolarmente pane, pasta, riso e altri cereali, meglio se integrali” e, incuranti di provocare così fastidio al prof. Pulina, sono chiarissime nell’indicazione “Riduci il consumo di carne”.
carne
Il massimo ente italiano di ricerca agroalimentare raccomanda di consumare quotidianamente più porzioni di verdura e frutta fresca
Il centinaio di scienziati trascurati dal prof. Pulina motiva l’indicazione con “Fra le carni sono da preferire quelle “bianche”, meglio se magre, a quelle “rosse” e grasse, poiché un consumo eccessivo di queste ultime è associato ad un maggiore rischio per alcune malattie cronico-degenerative. Il problema è particolarmente rilevante per il gruppo delle carni trasformate e conservate che, pur apportando nutrienti importanti come gli altri alimenti del gruppo, possono costituire un rischio per la salute. Infatti, il consumo di questi alimenti è associato ad un aumentato rischio di tumore, in particolare del colon-retto, di diabete di tipo 2 e di malattie cardiovascolari”. Tant’è che la frequenza di consumo che le Linee Guida raccomandano per mantenere un adulto in salute è di 1 porzione di carne rossa a settimana. Non rimane che registrare come dalla bella Sassari il prof. Pulina la pensi diversamente dai 100 esperti che hanno strutturato il documento (“rappresentanze dei Ministeri coinvolti nelle tematiche delle Linee Guida, le cattedre di nutrizione rappresentative dell’Accademia italiana, le società scientifiche di ambito nutrizionale e medico e le associazioni di medici, dietisti, biologi e consumatori, oltre ad una rappresentanza importante della comunità scientifica del CREA Alimenti e Nutrizione”) che è tra gli strumenti di orientamento delle politiche alimentari del Paese.
Roberto Pinton consulente 

© Riproduzione riservata; Foto: Adobestock,Depositphotos

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Roberto
Roberto
3 Giugno 2022 11:19

Basterebbe semplicemente che il professor Pulina citasse queste “evidenze scientifiche” a sostegno della sua tesi, che dall’articolo non riesco a identificare.

gianni
gianni
4 Giugno 2022 22:39

Molte ombre e pochissime fievoli luci accompagnano le dichiarazioni del signor Pulina, un punto senza fondamento ( la maggior durata della vita ) ma almeno un punto su cui si può discutere.
Non posso fare a meno di notare in entrambi i contendenti diversi aspetti logicamente sovrapponibili, a parte il parere dei cento esperti.
Non vedo differenze tra le parti su un pò ( da definire ) di carne , sul rischio teorico di carenze per i giovanissimi vegani non ben guidati, sui rischi connessi al cibo ultratrasformato anche veg, sui rischi del sale, e quelli da eccesso di fibre vegetali e anche eccesso di frutta dolce….così a memoria su questi punti non mi aspetto differenze.
La decisione del consumatore da cosa dovrebbe essere determinata? Si dirà ovviamente “dalle linee guida” ma ognuno avrà anche sue particolari motivazioni, metodi ed esperti………
Per intenderci non mangio carne da 15 anni ormai per una somma di molti motivi ma questo non vuol dire che non sia interessato a capire la correttezza della valutazione dei grassi saturi di origine animale, visto che l’argomento è una clava usata in ogni dove mi piacerebbe essere sicuro che effettivamente sia così.
Ecco, suggerisco un interessante articolo che inoltre comprende fonti scientifiche allegate in calce altrettanto interessanti:
https://www.ruminantia.it/grassi-saturi-e-malattia-cardiovascolare-qual-e-levidenza/
La fonte non è neutrale, facciamo pure la tara, ma comprende citazioni di un bel mazzetto di studi che rispettivamente evidenziano che i grassi saturi sono dannosi/neutrali/utili in un girotondo alienante. Se qualcuno è curioso di leggere attentamente e non è sostenuto da una solida filosofia di vita dopo avrà bisogno di una vacanza per evitare una crisi esistenziale, e anche nel vedere come si formano e si propagano i paradigmi!!??.
Quale sia il compromesso tra il peso della politica e quello della scienza nelle decisioni regolatorie a me non è affatto chiaro.

Giorgio D.A.
Giorgio D.A.
Reply to  gianni
7 Giugno 2022 07:48

La massima “Esistono tre tipi di bugie, le bugie, le menzogne e le statistiche” è stata tanto condivisa da essere attribuita a tre diversi autori almeno, Lord Beaconsfield, Mark Twain e Benjamin Disraeli.
Non esistendo studi senza relative statistiche, se ne può dedurre anche rifacendoci a storici e acclamati maestri di pensiero, che agli studi si fa dire quello che serve allo scopo, quasi sempre il guadagno.
Quello che esprimi benissimo con girotondo alienante.
Tutto alla fine si rifà ai conflitti di interesse, che possono essere ridotti alla vecchia massima di chiedere all’oste com’è il vino.
Ciò che vedo migliorare, anche se meno velocemente di quanto sarebbe auspicabile, è l’informazione.
Trent’anni fa la divulgazione era appannaggio di pochi, oggi le informazioni a volerle cercare si trovano e anche se spesso contrastanti, domandarsi da chi arrivano ci aiutano a farci un’idea ragionata.