Una moda pericolosa e priva di qualunque fondamento scientifico si sta affermando sempre più tra i proprietari di animali domestici, e sta preoccupando la comunità scientifica. Si tratta di dare all’amato cane o gatto (soprattutto, ma non solo) cibi crudi, acquistati così come sono o in preparazioni chiamate BARF da Biologically appropriate raw food, arricchite con frutta e verdura biologicamente appropriate. Il presupposto è che, essendo i pet animali in origine carnivori, tornare a una dieta con carne cruda sarebbe per loro più naturale e di giovamento, anche se non c’è nessuna evidenza che dimostri questa teoria. Mentre ce ne sono diverse che ne mettono in luce i rischi per gli animali e, soprattutto, per le persone. Tra questi uno appena pubblicato su Royal Society Open Science dai veterinari e microbiologi dell’Università di Zurigo, che svela una realtà molto preoccupante, al punto che anche Science ha dato spazio ai risultati.
Gli autori hanno preso 51 prodotti con cibo crudo a base di manzo, pollo, cavallo e agnello, trovati nei supermercati e nei negozi specializzati, di cui non hanno voluto rendere noti i nomi ma che sono stati prodotti da otto aziende in Svizzera e in Germania, e li hanno analizzati per la presenza di enterobatteri, la grande famiglia che contiene germi quali le salmonelle, le shighelle, l’Escherichia coli e molti altri, la maggior parte dei quali pericolosi per la salute, e hanno trovato risultati definiti “scioccanti”.
Nel 72,5% dei campioni i livelli di enterobatteri eccedevano i limiti considerati sicuri dagli specifici regolamenti europei, nel 4% c’era una salmonella, e nel 63% c’erano batteri resistenti agli antibiotici. In uno addirittura c’era il gene mcr-1, isolato di recente in Cina, che conferisce la resistenza all’antibiotico più prezioso, considerato farmaco ultimo a disposizione per combattere un’infezione dopo che tutti gli altri hanno fallito, la colistina, e per questo utilizzato, nell’uomo, solo sotto strettissima sorveglianza.
Gli autori invitano a prendere speciali precauzioni nel maneggiare questi alimenti, per esempio lavando accuratamente tutto ciò che entra in contatto con la carne cruda, soprattutto se in casa ci sono persone vulnerabili come bambini, anziani o malati, perché il rischio di infezione tra gli umani è alto sia attraverso gli utensili sia per contatto diretto con i pet. Ma diversi commentatori interpellati da Science si spingono oltre e invitano tutti a evitare del tutto questa pratica, ricordando non solo i rischi per gli stessi animali, ma anche e soprattutto quelli per la comunità umana, impegnata nel tentativo di contenere la resistenza agli antibiotici e la diffusione di germi resistenti che, viceversa, questi alimenti possono diffondere tanto tra le persone quanto nell’ambiente. In nome di una moda priva di fondamento.
A questo link abbiamo pubblicato il contributo del medico veterinairo, Valerio Guiggi, sull’alimentazione per cani e gatti a base di cibi crudi (BARF).
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Giornalista scientifica
Non è la dieta BARF che è pericolosa! è il fatto che noi oramai pretendiamo di comprare cibo pronto anche in questo caso.
Non siamo più capaci nemmeno di comprare carne e verdure per i nostri animali direttamente dove compriamo la nostra carne.
Se seguiamo i dosaggi della dieta BARF preparando noi il pasto non mettiamo a rischio la salute dei nostri pet.
Che ci vuole a prendere un pezzo di manzo mentre acquistiamo la nostra bistecca?
Idem per la frutta e la verdura.
Science si spingono oltre e invitano tutti a evitare del tutto questa pratica, ricordando non solo i rischi per gli stessi animali, ma anche e soprattutto quelli per la comunità umana, impegnata nel tentativo di contenere la resistenza agli antibiotici e la diffusione di germi resistenti che, viceversa, questi alimenti possono diffondere tanto tra le persone quanto nell’ambiente. In nome di una moda priva di fondamento.
Come puoi leggere parla proprio della spesa che si fa nei banchi della carne anche per noi consigliano di non usare carne cruda
Ha dati scientifici per confutare quanto scritto e riportato anche dal Royal Society Open Science o l’ha sentito dal parrucchiere?
Condivido in pieno il tuo pensiero Elisa! Per i cani si pensa che tutto deve essere già pronto e nessuno si da il tempo a preparargli il pasto! Questo è quello che l’industria ci ha insegnato ed ha rovinato I nostri animali! Il cibo fresco è ovvio che faccia bene:la varietà degli elementi dati, la digeribilità, l’appartamento del cane, gli elementi sono maggiormente assimilati. A noi fa bene mangiare carne in scatola tutti i giorni? Ragionate ragazzi!
Non sono d’accordo, c’è barf e barf .Le crocchette fanno peggio nessuno le ha mai messe in dubbio, mettono tante di quelle porcherie dentro che uno non sa ,hanno più interesse a vendere queste porcherie che non dare un cibo più sano.Buona giirnata
Ma pericolosa dove? I cani ed i gatti sono dei predatori che hanno sempre cacciato e mangiato la propria cacciagione cruda (incredibile ma vero, non sanno cucinare) . Oggi la gente li tratta come infanti mentecatti ma sono animali con una loro dignità e vanno trattati secondo i loro bisogni etologici
Concordo pienamente ! Cibi industriali sono più comodo certo ma davvero sono così fidati ?no grazie io iniziato fare cibo casalingo per miei pelosetti è uso anche la dieta barf ma non completamente crudo faccio saltare un paio di minuti ! Strano però che dicono che ci sono trovati tutti sti batteri è salmonella … allora fatte mangiare anche noi umani questa carne con delle salmonella è batteri ?
Vi chiedo che differenza ci sia nel preparare la carne per gli esseri umani, o prepararla per il gatto. Coltelli , taglieri, ripiani della cucina, vengono contaminati sia per la preparazione dei pasti umani a base di carne , sia se prepariamo per il gatto. Dall articolo definita ” Una moda pericolosa ” la BARF; a che ci risulta i gatti sono felini carnivori e la natura ha scelto per loro di cosa devono cibarsi , cioè carne cruda, la moda CASOMAI , è stata creata dalle industrie che riciclano e rivendono rincarando del 100% scarti di lavorazione di carni , putride contaminate di pentobarbital , che invece di essere smaltite come rifiuti vengono usate per creare milioni di profitto da pet food ( fonte https://www.fda.gov/animal-veterinary/news-events/fda-alerts-pet-owners-about-potential-pentobarbital-contamination-canned-dog-food-manufactured-jm) L’ articolo dice che non ci sono evidenze scientifiche che la carne cruda migliori la salute dei nostri pet carnivori , ennesima inesattezza, su pub med e siti di ricerca , si possono trovare diversi lavori scientifici sull evidenza che una dieta a crudo modifica il microbioma intestinale arricchendolo , quindi migliorando il sist. immunitario dei ns pet. inoltre ci sono diversi veterinari hanno esperienza di addirittura 50 anni di nutrizione a crudo dei propri animali e cura dei loro pazienti come , la famosa Lisa pierson, e il dott. Bilinghurst . Inoltre bastano pochi semplici ragionamenti per capire che un prodotto estruso, stracotto , addizionato di additivi chimici, per reintegrare le sostanze nutritive denaturate dalla cottura, non può essere un cibo sano: nessun medico si sognerebbe di consigliare di farci mangiare ogni giorni il medesimo cibo e per di più confezionato o prodotto dall’industria alimentare . A noi umani viene detto di nutrirci di cibi diversi e freschi, di variare affinchè si possa avere accesso alla complessità di tutti i nutritivi presenti nel cibo. E perché non dovrebbe essere così anche per i nostri animali? Perchè anche loro, esseri senzienti, non dovrebbero avere accesso ad una alimentazione varia e fresca? Sul discorso resistenza antibiotici, adesso il problema sarebbe che i gatti e i cani mangiano carne cruda? il problema è a monte , nei grandi produttori di carni, nella modalità di allevamento / sfruttamento , affinche l essere umano abbia la bistecchina tutti i giorni sulla sua tavola. La verità è che la cultura fa paura.
L’articolo è fuorviante perché non si specifica sufficientemente che si tratta di cibo preconfezionato, spesso macinato e congelato. Mentre si parla di carne cruda. In realtà come è stato detto nel commento precedente, chi fa BARF ha la possibilità di acquistare normalissima carne destinata al consumo umano. Ovviamente questa scelta richiede un approfondimento e uno studio per quanto concerne le dosi le quantità e la composizione dei pasti.
Concordo pienamente con Elisa! come si fa a definire una dieta che riproduce quello che gli animali mangerebbero in natura una MODA!!! Il problema sono quelli che preparano questo cibo per fare i soldi!!! impariamo a distinguere le cose!!! e poi vogliamo parlare della qualità dei croccantini e delle scatolette? andatevi a vedere la puntata di report in merito !certo…su quella roba lì bisogna stare zitti….troppi interessi sotto…anche per gli stessi veterinari che appoggiano le marche di cibo in scatola!ma fatemi il favore
Ma dai… pericolosa dove? A parte che ci sono studi scientifici sulla barf quindi di cosa stiamo parlando…???
Perché questi fantomatici veterinari non analizzano le crocchette ??? Troverebbero delle interessanti e piacevoli sorprese..
Innanzitutto dovreste specificare il tipo di carne usata: di grado per consumo umano oppure ad uso animale. Secondo, sarebbe opportuno dire che maneggiare carni, ad uso umano, non comporta assolutamente differenze igieniche se le stesse vengono poi somministrate ala propria famiglia od ai propri animali. Il gatto è un carnivoro obbligato, non un mangiatore di carboidrati ( di cui i cibi secchi sono carichi in maniera esagerata, basta leggerne correttamente le etichette ) esattamente come l’uomo è un onnivoro e quindi nato per una alimentazione diversa. Se sono stati trovati cibi pronti per animali, a base di carni crude, contaminati da vari batteri sarebbe buona informazione pubblicizzarne i produttori per poterli evitare. Per contro se volete un elenco di cibi industriali per animali contaminati da pesticidi/batteri/funghi/muffe/metalli pesanti e quanto altro esista di inquinante … basta consultare il sito apposito delle agenzie americane preposte al controllo del pet-food. Credo che chiunque lo fa non esitera’ poi a tagliare la quagliettina cruda per il suo gatto, magari anche sullo stesso tagliere dove ha preparato o preparerà il petto di pollo per i propri figli.. il problrma non è il cibo naturale dei felini, ovvero la carne cruda, il problema è che somministrandola nei modi giusti si va ad intaccare una filiera di interessi economici che va dalla produzione del pet-food alle cure che servono per curare i danni che lo stesso provoca nei nostri animali. Cordialmente,
Concordo in tutto con Elisa, inoltre se cibo BARF viene prodotto dalla carne per uso umano allora vorrebbe a dire che in primis viene controllato come per uso esclusivo per umani, come mai c’è rischio solo quando viene offerto a nostri animali ??? Mi suona molto chiaro che lobby delle crocchette ( guarda caso tutti consorzi multinazionali come Nestlè, Monge, Royal, Purina, etc.) cominciano sentire vento che cambia e gente che ragiona partendo della alimentazione per se stessi e ovviamente in consequenza per il suoi animali domestici. Basta entrare nel negozio di qualsiasi catena famosa e trovi mille tipi di crocchette per ogni esigenza, cose che veramente fanno ridere come d’altronde cibo per noi umani che pubblicizzano e fanno credere che ha poteri magici tutti prodotti industriali imbottiti con la chimica e gusti, colori, odori artificiali, tutto spinto con marketing delle multinazionali per consumo umano quotidiano…altro che cibo crudo, naturale e senza additivi vari. Insomma basta guardare aumento delle malattie del animali domestici nel ultimi 10 anni da quando crocchette cioè cibo secco ha preso piede. All’fine mi chiedo ma un animale allo stato brado nella natura troverebbe crochette nel bosco con dosaggio giusto magari 2-3 volte al giorno o forse mangerebbe tutto questo che trova suo istinto naturale che lo guida a sopravvivere ??? Sicuramente non andrà a buttare via carne, verdure, frutta, vitamine e minerali, ossa e cartilagini, etc. che alla fine e suo vero cibo naturale.
evidentemente quei “scienziati” devono tornare sui libri , i felini in natura NoN cuociono la carne , sono milioni di anni che lo fanno
Si può dare da mangiare al cane al gatto carne cruda, interiora e ossa senza ricorrere ai cibi Barf pronti, di solito confezionati con carne non per uso umano quindi non sottoposta ai controlli.
Demonizzare la Barf è sbagliato, dottoressa Codignola, che è un tipo di nutrizione sana e appropriata e non una marca di mangime. Ormai anche le facoltà di veterinaria si stanno aggiornando inserendo nei programmi cicli di studio per la nutrizione degli animali domestici, che dopo 20 anni di croccantini e di danni alla salute gravi che questi hanno provocato hanno diritto di essere alimentati in modo corretto e salutare.
Mi sembra un modo di affrontare il tema in modo superficiale e allarmistico. Varrebbe la pena di approfondire chi c’è davvero dietro a questi studi che cita.
I gatti sono ancora più carnivori dei cani, i cani nei secoli di contatto con l’uomo si sono un po’ abituati a digerire i carboidrati, però in natura non ne troverebbero di edibili.
La pastasciutta non cresce nei campi, il mais è mangiabile solo da “fresco”, il riso da crudo non si mangia, le patate crude sono addirittura tossiche.
I soli cibi che un cane può mangiare “da solo” sono le carni che caccia, la frutta e la verdura che trova disponibili.
Il problema della dieta BARF (secondo il mio modesto parere) è che va usata completa di ossa (crude), questo prevede che il cane sia abituato fin da cucciolo a rosicchiarle, altrimenti esiste il rischio che ne inghiotta parti quasi intere e arrivi a danneggiare le pareti dello stomaco.
Quindi diamo ai nostri cani alimenti crudi ma stiamo molto attenti alla gestione delle parti ossee.
Fermo restando che la carne va acquistata da chi ci fornisce la nostra.
Il rischio degli antibiotici che gli allevatori somministrano al bestiame vale per noi e per i nostri animali.
(purtroppo!)
E aggiungo… esordire definendo la Barf “una moda” non rende merito allo sforzo e alle intenzioni ottime dei proprietari di animali domestici che invece di scaricare frettolosamente in una ciotola due pugni di qualcosa che, se è cibo, è cibo morto, si prendono la briga di organizzare dei pasti freschi per i propri animali spendendo tempo e denaro.
Diamo crocchette anche ai leoni così le gazzelle vivono tranquille
Nessuno qui vuole difendere le aziende, e neppure demonizzarle, con una generalizzazione che personalmente rifuggo sempre. Ci sono aziende che probabilmente usano materiali di bassa qualità, e altre che fanno ricerca e propongono prodotti bilanciati e sani.
La questione è diversa, e provo a rispiegarla.
L’umanità sta facendo i conti con un problema enorme: quello della resistenza agli antibiotici, che lei stessa ha causato. Esistono ormai malattie infettive che possono portare a morte per le quali non abbiamo più alcuno strumento terapeutico, e tutti dobbiamo esserne consapevoli. I ceppi resistenti circolano ovunque, come dimostra la presenza, anche in Italia, del gene New Delhi, che conferisce resistenze multiple e si sta diffondendo di ceppo in ceppo.
Uno dei veicoli più efficaci per il passaggio delle specie diventate resistenti è la carne cruda, come dimostrano le continue epidemie dei grandi allevamenti e quelle che periodicamente fanno vittime e causano ospedalizzazioni in molti paesi più che industrializzati come gli Stati Uniti.
Quindi gli autori invitano a non favorire la circolazione dei ceppi resistenti con la carne cruda, valutando che sia una cosa cui si può rinunciare e ritenendo che la salute umana debba essere oggetto di una considerazione diversa rispetto al fatto che gli animali debbano mangiare cibo crudo per l’idea, mai dimostrata scientificamente – come sottolineano più volte – che questo faccia loro bene.
Per quanto si stia attenti, dare carne cruda magari ogni giorno al pet significa aumentare in misura esponenziale i rischi di circolazione dei ceppi resistenti. Se lo si facesse con gli umani il discorso sarebbe assolutamente identico.
Se si vuole preparare il cibo in casa va bene, ma occorre cuocerlo. Il fatto che gli animali in natura lo mangino crudo, di per sé, non autorizza a non tenere conto dei rischi per tutti. Senza contare che pratiche come la somministrazione delle parti ossee espone ad altri rischi, come la vicenda della mucca pazza dovrebbe insegnare.
Quello dei pet è un fenomeno in crescita, e comporta costi ambientali molto elevati e di diverso tipo proprio per la necessità di carne.
Dobbiamo metterci d’accordo: se vogliamo fare qualcosa per l’ambiente e per l’uomo dobbiamo mangiare meno carne noi, e magari evitare di avere cani da 30 chilogrammi che ne consumano più di noi, magari cruda, anche se questa è una cosa di cui non tutti i proprietari hanno la percezione.
Ieri 11.000 scienziati di tutto il mondo hanno indicato le 6 cose da fare SUBITO, sottolinenando che comunque, per come siamo messi, già così ci saranno differenze umane indicibili (anche per l’impossibilità di combattere certe infezioni, che si diffonderanno meglio grazie al riscaldamento globale).
Tra di esse – e si tratta delle 6 priorità assolute – c’è la voce MENO CARNE: per tutti. A maggior ragione meno carne cruda, quando non strettamente necessario
Brava, chiara e concisa.
Ripeto, vent’anni i croccantini hanno fuorviato anche l’etologia: Dottoressa, non c’è bisogno di “dimostrare scientificamente” che la carne cruda è la forma di nutrizione migliore per i felini e i canidi. E semplicemente un’evidenza, visto che non si è mai visto una cane o un gatto cucinare…
Quanto alla questione dell’antibiotico resistenza, importantissima che lei pone, credo che il problema esiste tanto quanto per la carne ad uso umano, visto che ce ne sono molti di umani che la consumano cruda.
Quindi, maggiori controlli su tutta la carne e, su questo sono d’accordo con lei, maggiori controlli sui confezionatori di carne BARF, che forse con la scusa che tanto è per i cani, forse non rispettano pienamente le normative. Ma questo vale anche per i croccantini, la cui composizione, tranne qualche volenteroso caso, ancora può rimanere rimanere un mistero…anche quelli possono veicolare virus ed infezioni. La verità è che sta prendendo piede un nuovo modo di approcciare la gestione degli animali domestici, finalmente, non dei pelouche viventi, ma esseri viventi, che hanno diritto alla salute e forse la il problema è la industriacroccantini-resistenza.
Comunque per dimostrarle che non sono di parte, confermo che anche la Barf non è il meglio per gli animali. Purtroppo dare ai nostri pet organi di animali da allevamento non giova, visto che tali organi sono spesso di depurazione e considerando cosa mangiano sono un concentrato di sostante non salutari. Come vede l’argomento è molto, molto complesso. Non si presti a banalizzazioni.
ps. le consiglio di intervistare sull’argomento il Dott Valerio Guiggi veterinario esperto in nutrizione animale e ispezione degli alimenti. Ha un suo sito dove potrà trovare i riferimenti.
Umani che consumano carne cruda? Sto pensando a cosa si riferisca, ma faccio fatica, il carpaccio forse
In natura mangiano carne cruda…. Perché non trovano altro, i cani che mangiavano ossi, campavano 5 anni….
Ho il dubbio che vari commentatori non abbiano compreso il senso dell’articolo. La dottoressa Codignola l’ha spiegato nel suo intervento, il cui cuore a mio parere è questo:
Se si vuole preparare il cibo in casa va bene, ma occorre cuocerlo.
VA COTTO. In natura è ovvio che non lo cuociono… Ma in natura non cacciano animali allevati e con antibiotici. Poi c’è l’aspetto immunologico diciamo. Se vedete come faccio io documentari naturalistici, più volte avrete sentito di animali immuni a questo o quel veleno, o a questo o quel virus, batterio ecc. Siete sicuri che il cane ed il gatto, soprattutto domestici, siano immuni a certe malattie, ed in seconda battuta magari sono immuni ma poi portatori, disperdendoli nell’ambiente, come succede per dire con zanzara e malaria.
Riguardo le aziende, a me possono martellarmi sul sushi, ma io resto dell’idea che il pesce crudo è a rischio. Le aziende fanno il loro lavoro… Io il mio con la mia testa.
E comunque sia che c’entrano le aziende: qui non si sostiene che la carne cruda non vada comprata, ma che va COTTA. E’ chiaro?…
Bravo osvaldo, grazie. Qui non è un problema di aziende. Lo studio afferma questo, aziende o non aziende: poiché NON è stato MAI dimostrato che una dieta con carne cruda sia migliore rispetto a una con carne cotta e anzi, con la prima rischiano anche gli animali, e poiché noi umani dobbiamo fare tutto ciò che possiamo per evitare che anche gli ultimi antibiotici diventino inutili, dobbiamo fare delle scelte.
Il fatto che gli animali in natura mangino crudo e che per questo dare loro carne cruda sia più “naturale” è un argomento che oggi va di moda anche in altri ambiti come i vaccini, o certe terapie o diete consigliate per umani perché ritenute naturali, anche se poi sono causa di gravi squilibri nutrizionali e anche se fino a pochi decenni fa la vita media non arrivava ai 60 anni.
Non tutto quello che sia pensa sia “naturale” è migliore per la salute. Verrebbe da chiedersi come mai si portino gli animali dal veterinario, visto che 5.000 anni fa non esistevano e gli animali vivevano lo stesso.
ps: il consumo di carne cruda nell’uomo non è paragonabile a quello negli animali, è sporadico, comunque, tanto per cambiare, oggi c’è la notizia di un decesso e otto ricoveri da carne cruda dovuti a salmonella, per esempio qui:
https://time.com/5716929/salmonella-outbreak-ground-beef/
Osvaldo purtroppo la maggioranza dei nostri insaccati (prosciutto, salame, coppa) sono fatti con carne CRUDA.
Infatti oggi i casi di tenia (umana) sono quasi tutti derivati dal consumo del salame “del contadino” che, purtroppo non fa visitare i suoi maiali dal veterinario prima di abbatterli.
Non serve essere consumatori di carpaccio.
Io, personalmente già da anni ho ridotto la quantità di carne che consumo come penso dovrebbero fare tutti gli umani.
La tenia ad esempio può essere trasmessa all’uomo dalle feci canine di cani che l’hanno presa (oltre che dai salumi crudi).
Fortunatamente è facilmente curabile.
La carne cotta non ci mette comunque al sicuro dal problema della resistenza agli antibiotici, che è oramai abbastanza diffusa da far capire che la cottura non elimina l’antibiotico contenuto.
Concordo sul fatto che il pesce crudo è a rischio.
Possiamo anche decidere di cuocere la carne dei nostri gatti/cani, questo peggiora un po’ la qualità dei grassi contenuti nella carne stessa e ci impedisce di usare le ossa che, cotte, perdono elasticità e diventano molto pericolose per il cane che rischia di inghiottirne pezzi aguzzi.
ma non risolviamo comunque il problema degli antibiotici contenuti.
Premesso che dovrei guardare meglio la questione, chiaro che i salumi vengono da carne cruda, ma (con esclusione dei prosciutti DOP se non sbaglio) vengono fortemente salati, e stagionati. Il sale in particolare dovrebbe impedire la presenza di batteri.
Solo una precisazione: la cottura non deve eliminare l’antibiotico eventualmente contenuto nella carne (e non dovrebbe essercene, se la carne è regolare), che al massimo viene disattivato.
La cottura elimina le specie batteriche, resistenti o meno e, con esse, i geni che trasmettono la resistenza agli altri batteri, quando presenti. Per questo va fatta, come abbiamo ricordato anche noi del fattoalimentare.it numerose volte parlando, per esempio, della contaminazione dei taglieri, o in occasione delle varie epidemie veicolate dalla carne (spesso di pollo) cruda. L’eliminazione delle specie resistenti tramite la cottura aiuta a contenerne la diffusione.
Buongiorno.
Mi permetto di commentare in quanto ho ricevuto diverse segnalazioni di questo articolo dai proprietari dei miei pazienti. Sono un Medico Veterinario, mi occupo di ispezione degli alimenti e nutrizione, e sono uno di quelli che ad alcuni proprietari consiglia diete a crudo, pur essendo ben conscio dei problemi di sicurezza alimentare che questo comporta (seguo, come consulente sanitario, varie aziende registrate ai sensi del Reg. CE 853/04 che producono prodotti di origine animale destinati ad essere venduti crudi; anche consumati crudi, nel caso del pesce, cosa che il Reg. 853/04 e s.m. prevede, fornendo obblighi sul congelamento preventivo).
Il fatto che non esistano studi generali sulla dieta a crudo non significa che non si possano trovare studi specifici sui singoli aspetti: l’ossidazione lipidica in cottura, la perdita delle vitamine liposolubili con conseguente necessità di aggiunta di integrazioni, la maggior digeribilità della carne cruda rispetto a quella cotta, la struttura proteica degli allergeni che si modifica con la cottura (“creando” potenzialmente nuovi allergeni quando si cuoce). Sono tutti aspetti che nell’attività clinica sul singolo paziente si riscontrano, e che possono portare alla risoluzione di una patologia, che è quello che i proprietari cercano, quando si rivolgono ad un medico veterinario.
Tralasciando chi sceglie la dieta a crudo per ragioni etiche, si metta nella mia situazione. Ci sono cani e gatti che il cotto non lo vogliono mangiare. Ci sono animali che vedono risolvere problemi anche cronici con le diete a crudo che con il cotto non si risolvevano. Ci sono animali che hanno reazioni avverse agli integratori, quindi se formulassi un’alimentazione a cotto questa risulterebbe sbilanciata. Come dovrei comportarmi in queste situazioni che, purtroppo, fanno parte della mia attività quotidiana?
Certo, sono ben consapevole dei rischi microbiologici e anche di quelli dell’antibiotico resistenza, che lei cita: la cottura adeguata (intesa come cottura che, per rapporto tempo/temperatura, è in grado di uccidere Listeria, il batterio a trasmissione alimentare non sporigeno più resistente… che poi non tutti fanno, perché per esperienza molti che seguono diete a cotto non rispettano il corretto rapporto tempo/temperatura) uccide anche i batteri resistenti, questo è certo.
Ma a quanto corrisponde l’impatto ambientale, il “guadagno” in termini di non diffusione di antibiotico-resistenza fornendo carne cruda a quello che otterrei, ad esempio, fornendo carne cotta ma anche grandi quantità di antibiotico a quello stesso cane per calmare una diarrea cronica da disbiosi (che si calma con l’antibiotico, ma poi dopo un po’ inizia di nuovo)?. Quanto è influente la cacca di un cane, smaltita (se i proprietari la raccolgono) in modo corretto in discarica, rispetto al letame bovino sparso nell’ambiente per concimazione, sull’antibiotico resistenza?
Secondo me avremmo bisogno di studi specifici sull’impatto ambientale nell’AMR in questo senso per poter fornire una soluzione definitiva.
Ma soprattutto, se il mio paziente con questo tipo di dieta migliora la sua condizione clinica, come mi devo comportare? Pensare al paziente e farlo stare bene o pensare all’ambiente e alla minor diffusione di antibiotico resistenza?
Voglio sottolineare, questo, non è un attacco. E’ solamente una riflessione, a cui anche per me, personalmente, è difficile dare una risposta. Ma è una riflessione importante e merita di essere approfondita per poter parlare di un aspetto oltremodo complesso, e difficile da analizzare partendo da uno studio basato su soli 50 campioni che, tra l’altro, seguono un iter gestionale diverso dalla carne del supermercato che la maggior parte dei proprietari che segue questo tipo di alimentazione acquista.
Avrei molto piacere di una risposta, sempre nel rispetto della sua visione della materia e del suo lavoro, che necessariamente è diverso dal mio, e di conseguenza dalla mia visione della questione.
Grazie.
Grazie Valerio per la sua preziosa risposta
Esaustivo e professionale come sempre.