pollo alimenti crudi

In Spagna, il 40% della carne venduta nei supermercati contiene batteri resistenti agli antibiotici e potenzialmente pericolosi. Questo il dato peggiore emerso in uno studio sul campo condotto dai ricercatori dell’Università di Santiago di Compostela, in Spagna, e presentato al Congresso europeo di Microbiologia clinica e malattie infettive che si è tenuto a Copenaghen tra il 15 e il 18 aprile. Oltre a evidenziare un rischio oggettivo per i consumatori (che può essere in gran parte scongiurato con un’adeguata cottura), i risultati confermano un fatto se possibile ancora peggiore, e cioè che le resistenze agli antibiotici sono in aumento esponenziale anche a causa del trasferimento attraverso la catena alimentare.

Per capire fino a che punto la carne consumata dagli spagnoli fosse a rischio, nel 2020 i ricercatori hanno acquistato 100 campioni tra tacchino, pollo, manzo e maiale e hanno effettuato tutte le analisi relative alle specie di enterobatteri potenzialmente patogene per l’uomo, come Klebsiella pneumoniae e vari ceppi di Escherichia coli. Hanno così visto che circa tre quarti (il 73%) contenevano livelli di E. coli inferiori ai limiti di sicurezza ma, anche, che quasi uno su due (il 49%) conteneva ceppi di E. coli con resistenza multipla agli antibiotici e/o sicuramente patogeni per l’uomo (82 i ceppi descritti, spesso presenti insieme nello stesso pezzo di carne). Inoltre, in 10 campioni sono stati isolati 12 ceppi di Klebsiella.

Close up the media plate on hand medical technicians working on bacterial culture and drug resistance of pathogens in laboratory.
40 campioni di carne su 100 contenevano Escherichia coli con resistenze multiple agli antibiotici

Per quanto riguarda l’E. coli con resistenze multiple agli antibiotici, sono risultati positivi 40 dei 100 campioni. Tra questi sono stati identificati numerosi campioni di E. coli portatori di beta-lattamasi ad ampio spettro, enzima che conferisce la resistenza ad antibiotici come le penicilline, le cefalosporine e ai monobattami. Come atteso, viste le modalità di allevamento e lavorazione, che espongono a rischi specifici, le carni più contaminate da E. coli portatore di quest’ultima resistenza sono state quelle di tacchino e pollo con, rispettivamente, il 68 e il 57% di test positivi, seguiti dal 16% di quelle di manzo e dal 12% di quelle di maiale.

Inoltre, 27 campioni contenevano ceppi di Escherichia coli che non danno infezioni gastrointestinali ma urinarie, così come sepsi e meningiti dei neonati. In sei campioni, in particolare, è stato trovato un ceppo particolarmente virulento chiamato uropatogeno (UPEC), associato a gravi infezioni del tratto urinario. Infine, in un campione è stato trovato il gene più temuto, quello chiamato mcr-1, che conferisce resistenza agli antibiotici di ultima generazione come la colistina.

La situazione è dunque preoccupante. Per migliorarla, secondo gli autori, ci sono strumenti di diverso tipo. Si va dalle restrizioni all’impiego degli antibiotici per gli animali, come quelle varate di recente dall’Unione Europea, alle campagne vaccinali negli allevamenti, fino alle precauzioni domestiche come lavare sempre separatamente gli utensili utilizzati per maneggiare la carne cruda e per cucinarla, e conservarla adeguatamente protetta in frigorifero (in modo che né la carne né il sangue entrino in contatto con altri alimenti) fino alla cottura completa.

carne coltivata
Un gruppo di ricercatori ha sviluppato un test rapido per individuare la Salmonella negli alimenti che non richiede attrezzature costose

In un futuro non molto lontano potrebbe poi aiutare, almeno per un altro tipo di patogeni, le Salmonelle, un test messo a punto dai ricercatori della McMaster University canadese, che stanno attivamente lavorando a un programma globale di prevenzione delle pandemie attraverso kit diagnositci il più possibile semplici ed economici chiamato Global Nexus for Pandemics and Biological Threats. Come riferito su Angewandte Chemie, infatti, con il metodo proposto la rilevazione delle Salmonelle potrebbe diventare routinaria e possibile anche a casa.

Il test non prevede fonti di energia, dà un responso in meno di un’ora e richiede solo una pipetta, un mix di reagenti e una membrana assorbente o una striscia di carta (qualcosa di molto simile a ciò che si fa con i tamponi domestici per il Covid). In caso di positività, la carta si colora di rosso in presenza di Salmonella. Gli esperimenti effettuati ne hanno confermato la specificità (non ci sono positività quando sono presenti altri batteri) e la validità anche su uova e derivati del latte. Tutto ciò rende l’esame molto più veloce, facile e conveniente di altri metodi, e per questo i ricercatori stanno cercando di arrivare a una produzione su larga scala, in modo da renderlo disponibile a tutti a costi molto contenuti.

Le infezioni da Salmonella uccidono ogni anno 155mila persone, mentre quelle da batteri resistenti agli antibiotici non meno di 700mila, con stime che arrivano a 10 milioni entro il 2050, se nel frattempo non saranno adottati provvedimenti o scoperti farmaci capaci di modificare radicalmente la situazione attuale.

© Riproduzione riservata Foto: AdobeStock, Fotolia

Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.

Dona ora

5 1 vota
Vota
2 Commenti
Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Gina
Gina
20 Aprile 2023 18:19

Se in Spagna il 40 % della carne venduta nei supermercati contiene batteri pericolosi ,resistenti agli antibiotici , vuol dire che negli allevamenti intensivi si e’ fatto un uso smodato degli stessi.Questo dato però smentisce uno degli articoli successivi n cui Burioni afferma che negli allevamenti.intensivi non si fa uso di antibiotici… Ma la cosa non mi meraviglia affatto.
In periodo di pandemia da COVID ne abbiamo sentite tante di ” false verità” (giusto per non usare termini da censura),comprese quelle di Burioni…

gianni
gianni
21 Aprile 2023 17:55

https://www.salute.gov.it/portale/p5_1_2.jsp?id=219&lingua=italiano
—— È necessario sottolineare che i batteri, anche quelli resistenti, non riconoscono confini geografici, né barriere di specie, ed è per questo che il fenomeno dell’antibiotico-resistenza rappresenta una minaccia globale. L’uso eccessivo o non appropriato degli antibiotici induce lo sviluppo di nuove resistenze non solo direttamente nei microrganismi, ma comporta un rischio anche per il possibile rilascio nell’ambiente di residui di questi medicinali, che possono così contaminare acqua, suolo e vegetazione. Questi residui continuando a essere attivi nell’ambiente, inducendo una pressione selettiva nei confronti dei batteri che comunemente vi abitano.
Pertanto, un approccio cosiddetto “One Health”, che non si limiti alla sola salute umana o animale, ma promuova interventi coordinati nei diversi ambiti, inclusi l’agricoltura e l’ambiente, risulta fondamentale per ridurre lo sviluppo e la diffusione dell’antib.-resistenza.—–

https://www.salute.gov.it/portale/antibioticoresistenza/dettaglioContenutiAntibioticoResistenza.jsp?lingua=italiano&id=5435&area=antibiotico-resistenza&menu=vuoto
———-L’antibiotico-resistenza derivante da geni di resistenza ad antibiotici sintetici e semisintetici si diffonde nell’ambiente tramite molteplici vie di contaminazione in seguito a differenti attività antropiche, in cui vi è un elevato utilizzo di antibiotici. I geni di resistenza possono raggiungere l’ambiente sia tramite fonti diffuse di contaminazione (aree ad agricoltura intensiva, distretti industriali, attività umane distribuite sul territorio) sia attraverso sorgenti puntiformi, quali impianti zootecnici intensivi, acquacoltura, scarichi fognari urbani e ospedalieri e di attività industriali per la produzione di sostanze antibiotiche. ———–

La problematica antibiotico-resistenza non è legata ai comportamenti singoli o di categoria e nemmeno a breve periodo.
I peccati recenti e passati non finirebbero i loro effetti presto nemmeno se si smettesse di usare completamente questi tipi di farmaci, tuttora però ancora indispensabili.
Aggiungendo una nota personale in mezzo alle solenni espressioni allegate, la mia attenzione è indirizzata scoprire se i novel food utilizzeranno o meno gli antibiotici, veramente in pratica prossima futura e non solo nella teoria che serve a chiedere autorizzazioni.
In una qualsiasi fase della vita del prodotto.
Dico questo perchè veramente siamo abituati a vedere comportamenti di facciata corretti, ma spesso molto diluiti nella pratica dietro le quinte, nessuno se ne abbia a male se dico ciò.
Poi se sarà vera gloria, speriamo, forse ne usufruiranno i nostri nipoti e pronipoti.