Il biossido di silicio, additivo alimentare indicato con la sigla E551, potrebbe favorire la celiachia. È quanto risulta da una ricerca che ha coinvolto l’istituto francese INRAE (Istituto nazionale di ricerca per l’agricoltura, l’alimentazione e l’ambiente) e la canadese McMaster University.
Lo studio, condotto sui topi, ha dimostrato che l’esposizione a questo additivo provoca una riduzione del numero di cellule intestinali che producono sostanze attive contro l’infiammazione, con il risultato di favorire l’infiammazione intestinale in risposta a proteine alimentari. Questo, in persone geneticamente predisposte, potrebbe favorire l’insorgenza della celiachia, patologia caratterizzata da infiammazione dell’intestino, dovuta a una reazione immunitaria contro il glutine.
Dove si trova il biossido di silicio
Il biossido di silicio, considerato “poco raccomandabile” nella banca dati sugli additivi di Altroconsumo, è utilizzato come antiagglomerante per evitare la formazione di grumi in diversi prodotti in polvere. Si trova per esempio nelle capsule per il caffè al ginseng e altre bevande calde. È anche ingrediente di diversi integratori, come Enterolactis plus o Multicentrum, e di un dispositivo medico come XL-S, utilizzato per dimagrire.
Gli autori della ricerca segnalano inoltre che questa sostanza viene utilizzata nei processi produttivi di alcuni alimenti e in questi casi, non essendo un ingrediente bensì un coadiuvante tecnologico, non è indicata nell’elenco ingredienti, nonostante possano rimanerne tracce nel prodotto finale. Quindi l’esposizione complessiva a questa sostanza potrebbe essere più alta di quel che possiamo immaginare.
Forse non si tratta di una scoperta determinante per le nostre scelte quotidiane, ma pare piuttosto l’ennesima conferma del fatto che gli alimenti ultra processati, ricchi di additivi di vario genere, possono avere effetti negativi per la salute (ne abbiamo parlato anche in questo articolo sulle conseguenze degli alimenti ultra trasformati).
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Giornalista pubblicista, laureata in Scienze biologiche e in Scienze naturali. Dopo la laurea, ha collaborato per alcuni anni con l’Università di Bologna e con il CNR, per ricerche nell’ambito dell’ecologia marina. Dal 1990 al 2017 si è occupata della stesura di testi parascolastici di argomento chimico-biologico per Alpha Test. Ha collaborato per diversi anni con il Corriere della Sera. Dal 2016 collabora con Il Fatto Alimentare. Da sempre interessata ai temi legati ad ambiente e sostenibilità, da alcuni anni si occupa in particolare di alimentazione: dalle etichette alle filiere produttive, agli aspetti nutrizionali.
Ottimo giornale, molto interessante e istruttivo
Sono celiaca nata nel 1949 quando non c’erano questi prodotti contenenti biossido di silicio.
Gentile Maria Rosa, la celiachia è nota da tempo e non è certamente causata in modo diretto dal biossido di silicio. La ricerca di cui parliamo indica però che questo additivo potrebbe favorire l’insorgenza di infiammazioni intestinali correlate cn la celiachia.
Non avete scritto che molti farmaci e integratori, il cui uso dovrebbe avere come scopo il recupero della salute, contengono questo “veleno”; probabilmente perché così conviene ai produttori, ai quali è più caro il profitto.
“incredibilmente”, aggiungo che, come per il biossido di titanio, questi additivi alimentari vengono presi in considerazione dalle autorità sanitarie solo in ambito alimentare e non in quello farmaceutico, per cui possono essere inibiti alle industrie alimentari e dimenticati a favore di quelle farmaceutiche. della qual cosa non riesco proprio a capacitarmi…
vero per il biossido di titanio (da poco però, la Francia intervenne molto prima di noi) ma in questo caso – il biossido di silicio – è usato anche negli alimenti
informazione utilissima che non viene mai da chi dovrebbe essere data da enti che compongono la sanita’ pubblica