Cuore e bevande zuccherate: una bibita al giorno aumenta il rischio cardiovascolare per le donne. I risultati di un grande studio californiano
Cuore e bevande zuccherate: una bibita al giorno aumenta il rischio cardiovascolare per le donne. I risultati di un grande studio californiano
Agnese Codignola 18 Maggio 2020Per le donne basta una sola bevanda zuccherata al giorno per aumentare in modo significativo il rischio di avere una malattia cardiovascolare, di dover ricorrere a un’angioplastica o di andare incontro a un ictus. Lo dimostra uno studio imponente iniziato nel 1995 e condotto dai ricercatori dell’Università di San Diego, in California La ricerca ha coinvolto oltre 106 mila donne ed è apparsa sul Journal of the American Heart Association.
Gli studiosi per realizzare un grande lavoro tuttora in corso (il California Teacher’s Study), hanno reclutato oltre 100 mila insegnanti dell’età media di 52 anni, che non avevano alcuna malattia cardiovascolare, né il diabete né una storia di ictus alle spalle. A loro hanno chiesto di riportare fedelmente su un apposito diario che cosa bevevano e quanto. Quindi hanno incrociato le risposte con i dati medici relativi ai loro ricoveri e, in particolar modo, alle malattie cardiovascolari.
L’analisi dei dati ha evidenziato che i soggetti abituati a consumare almeno una bevanda zuccherata al giorno (cioè acqua aromatizzata, tè, succhi con zuccheri aggiunti e bibite gassate), aveva avuto in media il 26% in più di interventi di angioplastica o altre procedure di rivascolarizzazione, e il 21% in più di ictus rispetto alle donne che non ne bevevano, se non saltuariamente. Sono emerse poi anche differenze in relazione al tipo di bibita preferita. I succhi di frutta zuccherati sono risultati i peggiori, con un 42% in più di malattie cardiovascolari tra le bevitrici regolari, contro il 23% delle cosiddette soda, cioè le bevande zuccherate e gassate. In generale, poi, le donne più affezionate allo “zucchero liquido” erano le più giovani, che erano anche quelle più spesso obese, fumatrici e abituate ad avere una dieta poco sana.
Lo studio non dimostra l’esistenza di un nesso causa-effetto, ma solo una relazione fra le persone che assumono più zucchero con le bibite, l’incidenza di malattie cardiovascolari e ictus è più alta, ma non si può dimostrare che le bevande zuccherate ne siano l’origine. Tuttavia è probabile che sia così, sottolineano gli autori, perché lo zucchero fa aumentare l’insulina in circolo e questo stimola l’appetito, facilitando l’assunzione di calorie in eccesso e, di conseguenza, il rischio di sovrappeso e obesità, fattori di rischio ben noti per queste patologie. Inoltre livelli elevati di zuccheri circolanti causano infiammazione, stress ossidativo e resistenza all’insulina, condizioni strettamente legate all’aterosclerosi.
L’American Heart Association consiglia di non superare un quantitativo giornaliero di zuccheri pari a 100 calorie (6 cucchiaini da tè o 25 grammi) se si è donne e 150 se si è uomini (9 cucchiaini da tè o 38 grammi): una lattina di una normale bevanda zuccherata americana da 350 ml ne contiene 130, cioè 34 grammi di zucchero
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Giornalista scientifica
Pienamente d’accordo con l’allarme, ormai da anni lanciato (e inascoltato) contro le bevande zuccherate industriali, però non si trovano alternative sul mercato, che non siano l’auto produzione di tisane, the, infusi… Io, ad esempio, cerco bibite al chinotto o ginger non dolcificate, ma le ditte continuano a produrle con dolcificanti: il problema è questo: la bevanda senza “sapore dolce” è una richiesta di nicchia? Non ci sono abbastanza consumatori da giustificare l’immissione sul mercato di almeno una bibita senza zuccheri? Ad esempio han fatto la coca cola zero zuccheri, ma con il sapore dolce da stevia!… Possibile che nessuno voglia “rischiare” di produrre una bibita, anche gassata, al ginger “amara”?