La coalizione di associazioni di consumatori Consumers International ha lanciato una campagna in tutti i paesi (in Italia l’iniziativa è supportata da Altroconsumo) chiedendo alle principali catene di fast food – McDonald’s, Subway e KFC – di non servire più carne di animali trattati in modo routinario con antibiotici utilizzati anche in medicina umana. Il motivo della campagna e la crescente preoccupazione verso il continuo incremento di batteri resistenti a questi farmaci. Lo scorso mese di marzo, McDonald’s si è impegnata a usare solo polli antibiotic-free entro due anni nei ristoranti statunitensi e canadesi. Consumers International chiede che un analogo impegno sia preso anche per gli altri tipi di carne e non solo in Nord America.
In ottobre, anche Subway ha annunciato un piano per l’eliminazione degli antibiotici dalla carne negli Stati Uniti ed entro la fine del 2016 sarà venduta solo carne di polli allevati senza l’utilizzo di antibiotici. Per la carne di tacchino, Subway inizierà la sostituzione il prossimo anno e conta di completarla entro due-tre anni. Più lunghi i tempi per la carne di manzo e di maiale, per cui il termine è fissato al 2025. Consumers International chiede alla compagnia informazioni su cosa intenda fare nel resto del mondo.
Alla catena KFC, che non ha assunto alcun impegno, Consumers International chiede se la compagnia ha un piano di azione su questo problema. La resistenza agli antibiotici sta crescendo velocemente in tutto il mondo e non può essere contrastata con lo sviluppo di nuovi farmaci. Per questo è necessaria una forte riduzione del loro utilizzo nell’allevamento di animali dove si utilizzo a scopo preventivo e non curativo. Anche l’impiego dei medicinali per favorire e accelerare la crescita dei polli è consentito in molti paesi, tra cui gli Stati Uniti, mentre è vietato nell’Unione europea. Nonostante le crescenti preoccupazioni a livello internazionale, Consumers International sottolinea come l’uso degli antibiotici negli allevamenti risulta in aumento. Secondo stime attendibili si prevede di passare dalle 63.200 tonnellate del 2010 a 105.600 tonnellate tra quindici anni. D’altro canto oltre il 70% degli antibiotici utilizzati nell’uomo viene oggi impiegato negli allevamenti, per cui non bisogna meravigliarsi se questi farmaci sono sempre meno efficaci nella cura delle infezioni.
gli allevamenti intensivi per come sono strutturati hanno bisogno di una gran quantita’ di farmaci e non solo antibiotici,negli ultimi anni abbiamo assistito ad un affinamento nella somministrazione di farmaci,occultamento in primis dosaggi a piccole dosi e altre diavolerie del genere..
una soluzione (non percorribile) potrebbe essere l’abbandono di tale attivita intensiva di supersfruttamento in favore di una forma di allevamento sostenibile per l’uomo e l’ambiente..ma questa e’ pura utopia.
è straordinario veder come i problemi relativi all’uso spropositato degli antibiotici , inutile e dannoso in medicina umana, vengano ribaltati su altri settori. Basti pensare che in medicina umana l’uso degli antibiotici è una straordinaria possibilità di guadagno per tutti, tranne che per i pazienti, mentre in veterinaria è un costo e chiunque sia dotato di buon senso cercherà di ridurlo. Si parla ormai da molti anni di biosicurezza negli allevamenti mentre negli ospedali chiunque può entrare nei reparti. Non è secondario inoltre il fatto che negli USA siano permessi antibiotici, estrogeni, anabolizzanti in genere, mentre in EU sono vietati da molti anni.