Man mano che si allarga il numero di insetti autorizzati a scopo alimentare in Europa, si rende necessario ragionare sull’impatto e la biosicurezza dell’allevamento di questi animali. Ne parla Giovanni Ballarini, in un articolo pubblicato da Georgofili.info, il sito dell’Accademia dei Georgofili.
Mangeremo insetti o animali nutriti con insetti? Molto se ne è parlato e se ne parla, ma diversi aspetti sono poco considerati, come l’alimentazione degli insetti in allevamenti industriali, l’impatto ambientale di questi allevamenti e non ultimo i virus di cui questi animali sono portatori. Argomenti importanti perché gli insetti sono ciò che mangiano, e prima di usarli per l’alimentazione umana bisogna essere sicuri che siano allevati e nutriti con matrici non a rischio. Per questo sono necessarie normative per garantire la loro sicurezza partendo dai materiali organici usati nel loro allevamento, stabilendo quindi limiti per quanto riguarda contaminazioni microbiologiche, metalli pesanti, micotossine, pesticidi e altri residui indesiderati.
Gli insetti possono avere un ruolo significativo nell’alimentazione umana e degli animali solo se allevati in grandi quantità, quindi in impianti industriali. Questa non è una novità, e la bachicoltura e l’apicoltura ne sono un antico esempio. Non bisogna dimenticare che proprio nel baco da seta (Bombyx mori) Agostino Bassi nel 1835 dimostra come il mal del calcino che devasta gli allevamenti è causato dal fungo deuteromicete Botrytis (o Beauveria) bassiana, così chiamato in suo onore, in questo precedendo le scoperte di Louis Pasteur sulle malattie infettive degli animali e degli esseri umani. È inoltre noto che le api (Apis mellifera), di cui abbiamo una lunga e approfondita esperienza nell’allevamento, si nutrono di polline che può contaminare il miele rendendolo inidoneo all’alimentazione umana per la presenza di diversi microrganismi tra i quali il Clostridium botulinum, cagione del botulismo alimentare infantile, tossine e molecole psicoattive come quelle di Rhododendron ponticum, Rhododendron luteum e Erythroxylum coca, senza dimenticare il rischio della presenza di pesticidi.
Gli insetti non sono quindi efficienti ‘filtri’ di popolazioni microbiche e molecole dannose per gli esseri umani, che sono presenti in quanto loro mangiano. Se vogliamo allevare insetti, in particolare le loro larve, come cibo per le persone e gli animali produttori di alimenti, è necessario usare matrici alimentari sicure, allo stesso modo di qualsiasi animale da reddito, con vegetali sani, come farina di cereali e farina di leguminose, non usando quindi materiali di scarto e sottoprodotti organici di riciclaggio alimentare incontrollato, se non selvaggio. Una condizione che indubbiamente potrebbe ridurre la competitività di produzione di proteine da insetti rispetto a quelle ottenute da altri animali e, in futuro, da sintesi biotecnologiche.
Un aspetto poco considerato è l’impatto ambientale degli allevamenti intensivi di insetti. È vero che gli insetti emettono molti meno gas serra (anidride carbonica e metano) e che la Life cycle assessment, che valuta l’impatto ambientale associato a tutti gli stadi di vita di un prodotto, per gli insetti commestibili è inferiore a quella delle proteine ottenute da allevamenti di animali tradizionali, ma le larve per svilupparsi ed evolversi devono essere mantenute in ambienti riscaldati a circa 28°C. Inoltre i materiali derivanti dagli allevamenti, prima di essere utilizzati, devono essere sterilizzati. L’energia necessaria per produrre calore di riscaldamento e sanificazione dei residui di allevamento ha un’origine diversa e un’impronta di carbonio più o meno alta in base al paese produttore. Ad esempio gli alimenti d’origine larvale provenienti da allevamenti della Cina probabilmente riscaldati a carbone hanno un’impronta di carbonio superiore a quelle di allevamenti riscaldati con energie rinnovabili.
Attualmente dodici sono le specie di insetti segnalate dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) per un utilizzo nell’alimentazione umana nell’Unione Europea (di cui tre già autorizzati) e un nuovo aspetto non riguarda tanto i prodotti ottenuti, quanto la biosicurezza degli allevamenti industriali. Gli insetti non sono possono essere vettori di infezioni virali per gli esseri umani, ma costituiscono il più grande gruppo di animali sulla Terra in termini di biodiversità di virus capaci di infettare, causare malattia e portare alla decimazione in breve tempo intere colonie. Non è neppure da sottovalutare la capacità di trasmissione dei virus a persone e ad altri animali. Una revisione sistematica della letteratura scientifica sui virus delle specie di insetti di interesse per la nutrizione umana (coleotteri, ditteri, lepidotteri e ortotteri) permette di individuare più di settanta specie di virus, appartenenti a ventidue famiglie diverse. Se la situazione per ora sembra essere rassicurante per il rischio di trasmissione alle persone di virus tramite gli alimenti prodotti da insetti, tutto da stabilire è il rischio di infezioni in allevamenti industriali, considerando che le loro larve sono allevate a temperature che si avvicinano ai trenta gradi, vicini a quella dei mammiferi.
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Professore Emerito dell’Università degli Studi di Parma e docente nella Facoltà di Medicina Veterinaria dal 1953 al 2002
Forse non ci sarò più su questo mondo che sta diventando sempre peggio, dispiace per i nostri nipoti, ma qualora dovessi esserci nel momento in cui il cibo attuale sarà sostituito con gli insetti li mangerò solo quando vedrò mangiarli dai “GRANDI DEL MONDO”, che poi sono molto piccoli. Per fortuna che esiste la “LIVELLA” di Totò.