Allergie alimentari, aggiornato il documento di indirizzo del Ministero della salute, per sanitari, consumatori e operatori del settore alimentare
Allergie alimentari, aggiornato il documento di indirizzo del Ministero della salute, per sanitari, consumatori e operatori del settore alimentare
Giulia Crepaldi 12 Dicembre 2018Le allergie alimentari hanno un forte impatto sulla vita delle persone che ne soffrono, ma sono un problema di difficile gestione anche per gli operatori del settore alimentare, che hanno il dovere di garantire prodotti sicuri per tutti i consumatori. Per questo motivo, la Direzione generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione del Ministero della salute ha aggiornato il documento “Allergie alimentari e sicurezza del consumatore. Documento d’indirizzo e stato dell’arte”, alla luce delle novità in campo normativo e scientifico, rispetto alla prima versione del 2014.
Il documento si rivolge a tutti gli operatori dei settori coinvolti come medici e addetti all’assistenza sanitaria, ma anche ad aziende alimentari, servizi di ristorazione collettiva e catering, ristoratori, consumatori e pazienti allergici.
Con l’entrata in vigore delle nuove norme europee sulle etichette (Regolamento Ue 1169/2011), che ha sancito l’obbligo di indicare in evidenza 14 categorie di allergeni (*) negli alimenti, è notevolmente migliorata la possibilità di reperire informazioni sulla presenza di sostanze che possono causare reazioni indesiderate.
Tuttavia, moltissime aziende, messe in difficoltà dall’assenza di limiti di legge e valori soglia, hanno l’abitudine di indicare in etichetta la presenza “potenziale” di queste sostanze (“prodotto in uno stabilimento che utilizza…”, “può contenere tracce di…”). In questo modo però si scarica il rischio di eventuali “incidenti”sui consumatori allergici.
Il documento punta i riflettori anche sulla necessità di formare e informare adeguatamente gli operatori addetti alla produzione di prodotti alimentari. Questi soggetti oltre a semplificare il più possibile l’identificazione degli allergeni sulle etichette, hanno però bisogno di test uniformi e affidabili per individuare le sostanze allergeniche.
Lo stesso problema si pone per gli addetti alla distribuzione dei pasti nelle collettività e nei ristoranti (camerieri, addetti alla distribuzione…), che devono essere formati in modo da consentire a un soggetto allergico il consumo di pasti fuori casa senza correre rischi.
In assenza di un sistema di rilevazione degli eventi avversi su scala nazionale e una valutazione del rischio sistematica, non è possibile sapere quanto costa al Sistema sanitario la gestione delle allergie alimentari. Secondo il Ministero, però, garantire ai consumatori di poter escludere con facilità e con certezza l’allergene dalla dieta, comporterebbe una sicura riduzione dei costi di assistenza medica dovuti, per esempio, agli interventi d’urgenza in pronto soccorso e ai ricoveri.
Per consultare il documento in forma integrale clicca qui.
(*) Gli ingredienti allergenici da indicare obbligatoriamente in etichetta sono: cereali contenenti glutine, crostacei, uova, pesce, arachidi, soia, latte, frutta a guscio, sedano, senape, semi di sesamo, anidride solforosa e solfiti, lupino e molluschi.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Questo aggiornamento dello stato dell’arte sugli allergeni, patologie allergiche e pediatriche in modo particolare, diagnostica, analitica e di pronto intervento, è una vera e complessa tesi teorico-scientifica-pratica di tutta la materia.
Mi sarei aspettato qualche commento sull’utilità specifica di una tale opera complessa e completa, ma in mancanza di note a commento presento la mia osservazione.
Spero che qualche istituzione si prenda l’iniziativa di estrarre parti più specifiche e circostanziate per esigenze diverse della filiera produttiva, di somministrazione, pronto soccorso, analisi chimiche, terapia d’urgenza, profilassi e prevenzione familiare ai fattori di rischio.
Perché sperare che ogni soggetto attivo e passivo interessato alla materia, si possa studiare tutto il corpo del trattato per estrarne quanto di sua specifica competenza ed interesse, mi appare difficile da credere.
Tanta conoscenza andrebbe dosata e ripartita per competenze, altrimenti rischia di rimanere archiviata oppure consultata da pochi specialisti già esperti.