Aggiornamento del 21 luglio 2016
La Public Health England informa che non è ancora stata rintracciata la causa dell’epidemia di E. coli che ha colpito ad oggi 160 persone, di cui 62 hanno necessitato cure ospedaliere e, purtroppo, due sono morte. Rispetto ai sospetti iniziali sulle insalate miste e rucola provenienti dall’Italia non sono stati trovati riscontri e le indagini sono allargate anche ad altri alimenti. Il focolaio sembra comunque stia spegnendosi, con una diminuzione di casi registrati, ma le autorità sottolineano l’importanza di rispettare buone prassi igieniche per scongiurare il contagio dalle persone infette alle altre. In particolare raccomandano di lavarsi le mani accuratamente con acqua e sapone dopo aver usato la toilette, prima e dopo aver maneggiato alimenti e dopo il contatto con gli animali, sia domestici, sia di allevamento. Per i bambini piccoli è consigliata un’attenta supervisione mentre si lavano le mani.
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8 luglio 2016. Alcuni lotti di rucola e insalata mista italiana sono sospettati di essere responsabili di un focolaio di di Escherichia coli VTEC 0157 che fino ad ora ha colpito 109 persone in Inghilterra. La Public Health England e la Food Standard Agency hanno avviato delle approfondite analisi dopo aver registrato un significativo aumento dei casi dell’infezione nel sud-ovest e sud-est del Paese. Le ricerche per risalire all’origine del problema hanno portato a ipotizzare il coinvolgimento di due aziende del Regno Unito che importano l’insalata e la rucola da ditte italiane, due delle quali situate in Lombardia, due in Campania e una in Basilicata.
L’infezione da E. coli VTEC 0157 è particolarmente aggressiva e può causare una sindrome emolitica-uremica, infatti per un’alta percentuale delle persone colpite da questa gastroenterite è stato necessario il ricovero ospedaliero.
“La trasmissione all’uomo avviene prevalentemente per via alimentare, attraverso l’ingestione di derrate di origine animale contaminate in fase di produzione o lavorazione (carni contaminate e non sottoposte a cottura completa, latte crudo, latticini non pastorizzati) ma anche attraverso ortaggi e frutti coltivati su terreni fertilizzati o irrigati con reflui da allevamenti bovini infetti. Tra le potenziali fonti di infezione, un ruolo sempre più importante viene attribuito alle fonti idriche, siano esse destinate a usi civili, agricoli o per balneazione. Infine il contatto diretto con animali appartenenti alle specie serbatoio e la trasmissione persona-persona (per via oro-fecale) possono giocare un ruolo nella propagazione dell’infezione. Il periodo di incubazione dell’infezione da VTEC è compreso tra 1 e 5 giorni.”*
Le autorità del Regno Unito hanno lanciato un’allerta per l’epidemia che ha colpito il Paese e chiesto informazioni al Ministero della salute italiano che ha inviato una comunicazione a tutte le sedi periferiche interessate per condurre accertamenti e verifiche presso le società coinvolte. In particolare sarà necessario capire se i prodotti sono stati distribuiti anche ad altri importatori e in altri Paesi, ma soprattutto accertare la causa della contaminazione dei vegetali. Per il momento in Italia così come negli altri Paesi non sono stati segnalati casi di infezioni. Vi terremo aggiornati.
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Giornalista, redattrice de Il Fatto Alimentare, con un master in Storia e Cultura dell’Alimentazione
Di solito questo avviene con la rucola selvatica dove i ratti ci urinano sopra attratti dal forte e intenso odore della pianta e il batterio E. Coli si trasferisce. Ma se capita anche con quella di serra o coltivazione controllate c’è da preoccuparsi. Vuole dire che chi se ne occupa pecca di leggerezza e di brutto anche…
Il lavaggio con bicarbonato quindi non è sufficiente a prevenire?
qui avevamo pubblicato un articolo sul lavaggio dell’insalata: http://www.ilfattoalimentare.it/insalata-lavare-busta-izsv.html
Cavolo.
Il batterio ha un motore Honda prestazionale (VTec).
Per quello è così veloce. Ha ha.
Comunque, a parte gli scherzi, è preoccupante la cosa.
Soprattutto, perché io ne consumo abbastanza di rucola, e si trova solo quella confezionata in negozio (come anche dal mio ortofrutta di fiducia).
Sarebbe bene indicare anche il produttore, così da avere una attenzione in più.
L’allerta riguarda esclusivamente lotti destinati al Regno Unito.
Quindi parliamo di una azienda che produce ed esporta esclusivamente per UK?
Oppure, dalle stesse coltivazioni, fornisce anche il mercato nazionale?
Presumo che, in tal caso, sarebbe stato segnalato anche un problema riguardo al territorio italiano.