Salmoni irrequieti: in Europa fuggono dalle gabbie e minacciano quelli selvatici, in Usa forse autorizzano i pesci geneticamente modificati
Salmoni irrequieti: in Europa fuggono dalle gabbie e minacciano quelli selvatici, in Usa forse autorizzano i pesci geneticamente modificati
Roberto La Pira 21 Marzo 2014I salmoni di allevamento e quelli geneticamente modificati preoccupano consumatori e ricercatori, tra le due sponde dell’oceano. In Europa quelli di allevamento, che hanno un patrimonio genetico diverso da quelli selvatici, fuggono sempre più spesso dalle gabbie, causando squilibri nei branchi selvatici e minacciandone integrità genetica e sopravvivenza. Dall’altra parte dell’oceano la Food and Drug Administration sembra decisa ad approvare il supersalmone dell’azienda AquaBounty, che cresce due volte più in fretta rispetto a quello normale grazie ad un gene che stimola l’ormone della crescita.
L’allarme sui salmoni allevati soprattutto in Norvegia e Gran Bretagna ,viene da un articolo pubblicato su Evolutionary Applications , nel quale i ricercatori dell’Università dell’East Anglia hanno voluto verificare le capacità riproduttive di questi animali, geneticamente diversi da quelli selvatici. L’informazione è ritenuta molto importante, dal momento che attualmente più del 95% dei salmoni esistenti proviene da un allevamento e che ogni anno milioni fuggono dalle vasche e nuotano liberi.
Questi pesci, che esprimono varianti genetiche selezionate per le loro caratteristiche (e non sono quindi propriamente modificati dal punto di vista dell’intero genoma, come accade per il supersalmone) sono molto più aggressivi rispetto a quelli selvatici, crescono più in fretta e sono meno capaci di contrastare i predatori naturali nonché le malattie (abilità tipiche degli animali che vivono liberi e hanno la necessità di adattarsi all’ambiente spesso ostile in cui crescono e sono qundi dotati di un sistema immunitario più maturo e reattivo). In un primo momento, dopo la fuga dalle gabbie i pesci riescono a riprodursi in maniera meno efficiente rispetto agli altri, ma nel tempo si adattano, minacciando così l’integrità e la varietà genetica delle specie esistenti, e rischiando di introdurre tratti genetici meno desiderabili. Per questo motivo si ritiene che uno sbilanciamento dei branchi naturali a favore di quelli di allevamento e una ibridazione possa essere molto pericolosa per l’ambiente e in generale per tutto l’ecosistema marino e fluviale.
Per inquadrare meglio la questione, gli autori hanno verificato le capacità riproduttive degli animali allevati e, hanno ricreato in vitro le condizioni di fecondazione e deposizione delle uova che si ritrovano in natura. Lo studio ha preso in considerazione parametri quali la qualità dello sperma e delle uova, concludendo che non ci sono differenze significative tra le caratteristiche dei pesci allevati e quelle dei pesci liberi, confermando i sospetti più pessimistici: i salmoni di acquacoltura possono riprodursi negli ambienti naturali come gli altri e, data la loro aggressività e la capacità di crescere prima, possono mettere a serio rischio le specie esistenti, ibridandosi con esse e alterando il loro patrimonio genetico. Il dato viene considerato particolarmente preoccupante se si pensa che in alcuni fiumi delle zone dove ci sono più allevamenti, per esempio in Norvegia, i salmoni fuggiti dalle vasche sono ormai stabilmente al di sopra del 50% del totale.
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24