La Nutella è stata scelta dall’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) per spiegare come funziona il sistema di approvvigionamento e distribuzione nel mercato globalizzato. Il documento stilato da Koen De Backer e Sébastien Miroudot (“Mapping Global Value Chains”), descrive l’azienda Ferrero come il tipico esempio di collegamento tra agricoltura e attività industriale. Sono poche le aziende del settore agro-alimentare che operano a livello mondiale, in grado di approvvigionarsi di materie prime locali da destinare ad un prodotto destinato ad essere distribuito a milioni di consumatori in tutto il mondo.
Nutella globalizzata
Da quali paesi arrivano le materie prime per confezionare la famosa crema alle nocciole? Dove si trovano gli stabilimenti di produzione? Per rispondere a queste domande lo studio ha messo a punto una mappa dei luoghi fulcro, su cui si basa la catena Ferrero per produrre 250.mila tonnellate di Nutella ogni anno, vendute in 75 Paesi. L’headquarter aziendale ha sede in Italia, ma esistono altri nove stabilimenti di produzione sparsi in tutto il mondo: cinque in Europa, uno in Russia, Nord America, Australia e due in Sud America.
Alcune materie prime, come latte e uova, sono acquistate a livello locale, mentre le altre sono importate da luoghi specifici: le nocciole da Turchia, Italia e Georgia, l’olio di palma arriva dalla Malesia e dalla Nuova Guinea, il cacao è nigeriano e lo zucchero viene dall’ Europa (Irlanda, Francia, Belgio, Germania), dal Canada e dal Brasile, infine l’aroma di vaniglia parla francese. La lista dei luoghi della Nutella è molto lunga perché il documento considera anche le filiali che si occupano della rete distributiva.
Un aspetto che emerge da questa ricerca è la scarsa diffusione della Nutella in Asia e in Cina, dove non esistono stabilimenti di produzione. De Backer e Miroudot affermano che: “per quanto riguarda la disponibilità di materie, si nota soprattutto la presenza delle economie in via di sviluppo e di Paesi emergenti, come America Latina e Africa, mentre il settore produttivo è forte in stati già industrializzati”. La Nutella è il simbolo della globalizzazione in campo agro-alimentare, e mostra in modo chiaro i passaggi necessari per produrre e diffondere un alimento nel mondo.
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[åiuta]
redazione Il Fatto Alimentare
A parer mio questa non è crema ‘di nocciole’, ma crema ‘di zucchero e olio vegetale’: sono i due ingredienti principali. Se l’informazione su wikipedia è corretta, il 56% è zucchero, il 19% olio vegetale.
Le nocciole, come inidicato sul vasetto, sono presenti solo per il 13%.
Condivido.
La vera crema di cacao e nocciole non indurisce a basse temperature. La Nutella si.
Troppi ingredienti inutili e troppo commerciale il prodotto
Rigoni d’Asiago e Coop fanno delle creme di cacao e nocciole più buone.
La più buona è quella di Slitti.
Riguarda la quasi totalità dei prodotti inscatolati. La materia prima non va mai oltre una percentuale minima.
Il fatto che l’articolo parli di tutt’altro è un dettaglio superfluo?
x laura
nessuno riesce a copiare la nutella, e tu addirittura gli hai fatto l’analisi con le percentuali.
non è bello essere invidiosi, inoltre l’articolo parlava di tutt’altra cosa, ma ogni scusa è buona per attaccare un’azienda che è il fiore all’occhiello dell’economia Italiana.
Caro Michele, l’invidia non fa parte del mio carattere, ma se tu la riconosci è evidente che è tutta dalla tua parte, peraltro non mi permetto di giudicare le persone come hai fatto tu. Falsamente indichi che io ‘ho fatto l’analisi’, mentre ho riportato dati pubblicati. Puoi informarti anche tu, e rileggi bene quello che ho scritto, non ho mai fatto cenno all’azienda ma al prodotto.
Il titolo indica che è una crema di ‘nocciole’, mentre gli ingredienti principali sono ben altri.
Il prodotto di Slitti contiene il 46% di nocciole. Se la ricetta di Nutella fosse uguale, vi posso assicurare che il raccolto mondiale di nocciole non sarebbe sufficiente. Inoltre, il suo prezzo e’ > di euro 31/kg, ovvero circa 4 volte piu’ costosa di Nutella. Non stiamo parlando dello stesso prodotto, in fin dei conti. Ogni opinione e’ rispettabile, ma mi trovo d’ accordo con Michele.
Basterebbe poco alla Ferrerro raggiungere l’eccellenza anche nella qualità nutrizionale, ambientale se evitasse l’utilizzo di olio di palma. Tant’è che si guarda bene ad indicarlo in etichetta. Vediamo se è in grado di ottenere le stesse performance di gusto e di costi, utilizzado materie prime qualitativamente superiori.?
Tra un anno Ferrero dovrà indicare chiaramente in etichetta l’olio di palma.