Salsicce vegane vegetariane al rosmarino e cipolla cotte al forno in padella di ghisa.

La Francia dice sì al meat sounding. L’annosa querelle che ha opposto per anni i produttori di sostituti vegetali della carne a quelli di carne classica (bovina e suina ma non solo) sembra essere giunta a una conclusione. Il Consiglio di stato ha infatti stabilito che i prodotti in commercio possono continuare a chiamarsi come i corrispondenti prodotti tradizionali, come nel caso dei burger, delle polpette e delle bistecche, oltreché in quello dei salumi, perché il divieto nazionale approvato per legge nel 2021 va contro il pronunciamento della Corte Europea di Giustizia, che si è espressa sulla materia nello scorso mese di ottobre.

Meat sounding?

I giudici francesi hanno quindi dato ragione alle associazioni quale la European Vegetarian Union o EVU, l’Association Végétarienne di France o AVF, Protéines France e l’azienda Beyond Meat, che si erano appellate contro la legge nazionale, che stabiliva appunto il divieto. Soddisfatti, ovviamente, i rappresentanti delle associazioni come Mathieu Nollet di AVF, che ha sottolineato come la decisione tuteli il libero commercio in ambito europeo. Se infatti i prodotti francesi si fossero chiamati diversamente, sarebbe stato molto difficile venderli in paesi diversi dalla Francia. Anche in Francia, poi, i consumatori avrebbero impiegato parecchio tempo per entrare in confidenza con i nuovi nomi e per capire quali, tra i prodotti cui erano già abituati, si ritrovava nei negozi identico, ma con una denominazione diversa.

Una battaglia persa in partenza

Numerosi sondaggi e studi degli ultimi hanno mostrato che il tentativo di impedire il cosiddetto meat sounding è pretestuoso: i consumatori sanno distinguere benissimo tra un burger vegetale e uno di carne, e a cercare di confonderli sono solo queste campagne, in cui la Francia è tradizionalmente in prima fila. È stata infatti francese l’iniziativa a livello europeo Ceci n’est pas une steak, del 2020, poi finita male, di influenzare la denominazione dei prodotti vegetali a livello europeo, e da quel momento la Francia, come l’Italia, è stata sempre tra i promotori di vari tentativi di ostacolare un mercato concorrente, e temibile.

Nuggets vegetali o di pollo su un tagliere con salse e prezzemolo
Sarebbe opportuno che il governo francese sostenesse le filiere delle proteine alternative alla carne

Il punto vero è infatti che il mercato delle carni paventa la concorrenza di quello dei sostituti vegetali, in costante crescita e in miglioramento dopo una fase di stallo, dovuta alle accuse di offrire alimenti eccessivamente processati. Molte ricette sono state riformulate, così come le etichette il packaging, e ora la tendenza sembra nuovamente volgere a un incremento delle vendite, che i produttori di carne cercano di bloccare.

Le spese legali e il futuro

La sentenza ha anche stabilito che il governo francese corrisponda tremila euro a tutti gli appellanti, e cioè AVU ed EVF, Protéines France e Beyond Meat per le spese legali.

Anche se al momento sembra improbabile, non è escluso che la sentenza non sia l’ultima puntata della vicenda. In teoria, qualora il governo definisse, attraverso una legge specifica, che cosa è carne e che cosa non lo è, potrebbe poi riformulare un divieto, modellandolo sulla legge europea, che ammette eccezioni che rientrino entro limiti definiti. Tuttavia, anche se ci fosse una nuova legge, le vere questioni resterebbero, perché i prodotti rinominati sarebbero vendibili solo in Francia, con tutti i problemi che ciò comporterebbe. E non è detto che le associazioni che promuovono un’alimentazione a base vegetale non si opporrebbero nuovamente, per esempio chiamando in causa i danni economici per tutto il settore, oltreché la confusione indotta nei consumatori francesi.

Inoltre, una legge del genere creerebbe gravi difficoltà a tutto il settore delle carni, perché le definizioni date in Francia potrebbero non corrispondere del tutto a quelle date da altri Paesi, e questo generebbe un caos commerciale assai difficile da gestire. Piuttosto, hanno concluso gli esponenti delle associazioni che hanno vinto, sarebbe opportuno che il governo francese sostenesse le filiere delle proteine alternative alla carne, in nome della salute dei cittadini e della lotta alla crisi climatica.

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