Da sempre la Ferrero si vanta delle condizioni lavorative che garantisce ai propri dipendenti. Un impegno ricambiato dalla gratitudine della città di Alba e di quanti sono stati dipendenti dell’azienda. A compromettere questa immagine positiva è arrivata qualche giorno fa la protesta delle lavoratrici della Proteco, un’azienda di Castagnito di Cuneo che opera sia nel settore metalmeccanico sia in quello dei servizi per l’industria, e che nel giugno scorso ha rilevato la cooperativa GTPM, che da decenni confeziona per Ferrero cioccolatini di vario genere, uova di Pasqua, ovetti Kinder…).
Secondo il sindacato USB – cui un gruppo di lavoratrici, tra cui molte straniere, si è rivolto per essere tutelato – i dipendenti Proteco incaricati di queste mansioni subirebbero condizioni svantaggiose, molto diverse da quelle dei dipendenti Ferrero. Dal primo maggio 2024 l’azienda applica il contratto multiservizi, quello delle imprese di pulizia, che prevede stipendi minimi più bassi rispetto a quelli previsti dal contratto collettivo dell’agroalimentare: secondo UBS si tratta di 7,29 euro lorde l’ora, che corrispondono a un netto di poco più di 5 euro.
In molti casi, sono previsti periodi di sospensione del lavoro senza stipendio né contributi. “Diverse decine di lavoratrici – afferma Vincenzo Lauricella di USB – operano con contratti a termine che si concludono sempre nello stesso periodo dell’anno. In tal modo, la società scarica l’onere dell’indennità di disoccupazione sull’INPS, e quindi sulla collettività, per poi ricominciare l’anno successivo con un nuovo contratto a termine”. “Oltretutto – aggiunge Enzo Miccoli di USB Piemonte– in questo caso le lavoratrici maneggiano prodotti alimentari, che richiederebbero una formazione e controlli adeguati, anche a tutela dei consumatori”.
Le lavoratrici alla Rai
La protesta, annunciata sulla stampa locale, è approdata in Rai alla trasmissione Agorà che ha mandato in onda giovedì 10 ottobre un breve servizio dedicato alla vicenda dando voce alle lavoratrici, ai sindacati e all’impresa. Anche Ferrero ha fatto sentire la propria voce, con una nota nella quale afferma di agire da sempre nel rispetto delle persone e del territorio in cui opera, e che le aziende adibite al confezionamento esterno sono periodicamente sottoposte ad audit. “Confidiamo”, precisa il documento, “che Proteco si faccia ulteriormente parte attiva di questa vicenda, a conferma della legittimità del proprio operato, anche a tutela della nostra reputazione”.
La vicenda – arrivata in Parlamento con un’interrogazione dell’onorevole Marco Grimaldi – è complessa: USB accusa i sindacati confederali (anche se la Cgil si sarebbe poi dissociata dall’iniziativa) di aver firmato un contratto provinciale che garantisce meno tutele rispetto a quello dei dipendenti Ferrero. La sensazione è che si sia preferito tutelare l’occupazione, forse evitando rischi di delocalizzazione, piuttosto che garantire contratti più remunerativi.
Di tono diverso la risposta dell’amministratore delegato di Proteco, Maurizio Poletti, che abbiamo interpellato: “Il contratto Multiservizi, frutto di un accordo integrativo con CGIL, CISL, UIL”, spiega Poletti, “prevede quattordici mensilità, retribuzione delle ex festività soppresse, ticket restaurant e indennità malattia, e conduce a dei trattamenti economici orari pari a euro 10,35”. Quanto alle mansioni delle lavoratrici, “negli spazi aziendali non avviene alcuna attività di produzione e/o trasformazione di materie prime o semilavorati, ma semplice confezionamento di prodotto finito”, afferma il responsabile Proteco”.
Il peso degli appalti
“In questo caso, si tratta di confezionare in apposite scatole di plastica o cartone i prodotti finiti (alimentari e non) ricevuti protetti da imballo primario”. Quanto alle sospensioni lavorative che contribuiscono a ridurre i compensi, “l’attività di confezionamento è principalmente rivolta alle festività natalizie e pasquali”, afferma Poletti. “La nostra azienda non potrà incrementare il monte ore delle lavoratrici fino a quando non acquisirà nuove commesse stabili e alternative, da realizzare in questo periodo”. Ma quanto “pesano” gli appalti nel confezionamento della produzione Ferrero? Secondo USB l’azienda confeziona all’esterno il 90% della propria produzione, anche se Poletti ricorda una dichiarazione della Ferrero secondo cui solo il 3,5% del prodotto confezionato ad Alba sarebbe affidato a Proteco.
Ferrero subappalta per risparmiare
Apparentemente dunque la Proteco applicherebbe un contratto legittimo – ammesso che contratti con minimi così bassi siano accettabili. – Il problema è che in questo modo l’azienda dolciaria risparmia mantenendo al contempo l’immagine di azienda “generosa”. Non si tratta di un caso isolato, e non riguarda solo la Ferrero: “In provincia di Cuneo le imprese impegnate nel confezionamento di prodotti agroalimentari, anche in forma di cooperativa, sono diciotto e impiegano all’incirca 3.000 dipendenti”, spiega Lauricella.
E secondo il sindacato, Ferrero avrebbe già rinnovato per un altro anno l’appalto del confezionamento alla Proteco senza ritoccare la tariffa. “D’altronde, il sistema degli appalti ha proprio questo fine: scaricare i problemi sulla società appaltatrice e, in ultimo, sui lavoratori”, nota Lauricella. Subappaltando il confezionamento, l’azienda di Alba riduce i costi mantenendo la propria immagine di “gigante buono “. Un’immagine che la vicenda Proteco – con le lavoratrici determinate a portare la protesta davanti ai cancelli della Ferrero – rischia di compromettere definitivamente.
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giornalista scientifica
Eccolo qua, l’articolo che qualcuno aspettava ed è arrivato. Da fatto alimentare a fatto politico il basso e’ breve. . Vi siete contraddistinti, nel bene e nel male da mio punto di vista, solo per alimentazione, e adesso fate cronaca? Liberi di scegliere ci mancherebbe, ma è la conferma che il colosso di Alba è un vostro grande nemico e tanti si pongono questa domanda. Lo dico da super partes.
Quando ci sono episodi di cronaca che interessano colossi come Ferrero è difficile ignorarli. I prezzi degli ovetti Kinder come degli altri prodotti Ferrero si posizionano in alto nella scala prezzi e questo elemento dovrebbe garantire una filiera di alto profilo. Queste sbavature non dovrebbero esserci. Se acquisto un capo di abbigliamento firmato e scopro che viene cucito da minori e donne sottopagati in India o Pakistan diventa spontaneo fare delle riflessioni. La stessa cosa mi sembra dovrebbe per i prodotti alimentari
completamente in accordo
Qua ci aspettiamo articoli inerenti l’alimentare e l’alimentazione a 360 gradi quindi anche quello che riguarda i processi produttivi nelle loro interezza.
E le condizioni di lavoro delle persone impiegate nel settore ci rientrano a pieno titolo.
Siti, blog di solo “food and wine” ce ne sono a volontà se uno non gradisce questo genere di articoli.
Non è l’unica colpa fella Ferrero, vogliamo parlare dell’olio di palma? Stiamo parlano della seconda famiglia più ricca d’Italia.
Vi ringrazio per aver segnalato queste aperte violazioni contrattuali e l’abuso dell’indennità di disoccupazione che questa azienda fa a scapito della collettività.
Le criticità riportate sia di tipo economico che contrattuale si aggiungono a quelle della formazione del personale che maneggia alimenti.
è più che giusto riportare alle cronache questi problemi che riguardano aziende, soprattutto perché sono di rilevanza mondiale e si lustrano l’immagine con montagne di investimenti pubblicitari.
Speriamo che il Fatto della PROTECO faccia da apripista x eliminare questi contratti Multiservizi…. Anche la Elpe (dove mio malgrado lavoro)è uguale ex cooperativa che fa’ contratti Multiservizi part-time 24h e poi devi lavorare tutta la settimana…. La Fiorentini Spa / Birko usa la Elpe di Trofarello e Borgaro To.se come sub appalto….
Queste donne, dipendenti della Ferrero, sono il segno tangibile di diritti sociali che debbono essere pretesi perché sono, oggi come oggi, indispensabili. Specialmente contro guerre che fan togliere – grazie ai ns governanti- il ‘pane’ di bocca agli italiani e non solo. Brave donne!
Tecnicamente non sono dipendenti della Ferrero, questi lavori vengono subappaltati (da Ferrero e non solo) per mantenere bassi i costi di produzione
….il lavoratore deve partecipare al risultato economico dell’Azienda! ….e va tutelato nell’intero suo percorso lavorativo ….attraversi controlli degli Organi competenti ….quindi niente scuse!!!!!
oltre alle centinaia di milioni di sorprese kinder che direttamente o indirettamente vengono confezionate in paesi dove la paga mensile e’ di pochissime centinaia di euro mensili.
Buongiorno, premesso di non essere un fervido sostenitore della politica di destra, anzi il contrario. Mi chiedo però, in tutti questi anni in cui le politiche governative succedutesi hanno sempre più trascurato l’attenzione sociale al cittadino- Sanità, Scuola, Retribuzioni e tante altre situazioni la SINISTRA, deputata per natura al sociale, IN QUALE ALTRE FACCENDE ERA AFFACCENDATA?
sempre e soltanto la solita storia…..abbassare sempre di più i costi di produzione, anzi….è il capitalismo bellezza…e non se ne esce né ora e né mai.
Ma se ci sono periodi molto circoscritti ( Pasqua e Natale) in cui c’è necessità di manodopera, è chiaro che la Ferrero si rivolga a cooperative che possano coprire questo tipo di esigenza, non può mica assumere personale che risulterebbe superfluo per gran parte dell’anno! La cooperativa deve poi dare le adeguate garanzie. E’ stato fatto un titolo che distorce la realtà e solo leggendo tutto l’articolo emergono i fatti. Non c’è alcuno scandalo, se non che mi sembra continui la guerra Nutella: Ferrero è rea, a differenza di molti altri marchi, di non aver abbandonato olio di palma. Mi ricorda altre campagne di informazione in atto da un po’ di mesi. Mi sembra più vendetta che giornalismo, francamente. E me ne dispiace, perché gli obiettivi della testata sono di tutto rispetto.
Anche se si tratta di lavori stagionali appaltati, la Ferrero potrebbe applicare modalità che sono ritenute abituali per i suoi dipendenti.
Poi, non tutti i prodotti Ferrero sono stagionali e si potrebbe trovare un metodo che non penalizzi i lavoratori
Esistono I lavoratori stagionali e la Ferrero ne ha sempre usufruito facendone anche un vanto in quanto potevano condividere il lavoro in fabbrica con il lavoro nei campi…quindi non esistono giustificazioni se non che questa è una pratica per risparmiare sul costo del lavoro
Buongiorno! Grazie dell’interessante articolo! Ringrazio anche tutti i lettori di genere maschile che, a tal riguardo, hanno espresso solidarietà e vicinanza alla protesta delle operaie.
Voglio esprimere anch’io condanna nei confronti della pessima abitudine delle grandi aziende di servirsi di ditte appaltatrici che non rispettano i diritti di chi lavora. Mi domando dove sono i sindacati! Accettare contratti miserabili per paura della delocalizzazione significa non stare dalla parte dei lavoratori.
Già non mi è mai piaciuta la cioccolata Ferrero, piena di olio di palma, ora mi piace ancora meno.
Cordiali saluti,
Lucia Ballarin
Vi ringrazio, articoli molto interessanti. Da circa un anno cambio ogni sera lo Stato nel Wats App mettendo spesso vostri articoli
La qualità di un prodotto per il consumatore consapevole è un insieme, non scindibile, di fattori che sono ben riassunti nei principi della certificazione etica.
Sicuramente a qualcuno può sembrare strano che il Fatto Alimentare focalizzi con un articolo dedicato lo sfruttamento del lavoro nella catena dei sub-appalti.
Forse bisogna avere chiara la linea editoriale che guida la redazione e basterebbe il seguente passaggio ben visibile in fondo a ogni articolo
……Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete….
Poi all’interno della sezione “Chi Siamo” del sito web si rileva
….. Il Fatto Alimentare non ospita banner pubblicitari di catene di fast food, di marchi di acqua minerale, di merendine o snack, di bibite zuccherate, di prodotti dimagranti e di regimi dietetici. Gli inserzionisti che sostengono il sito rispettano la nostra professionalità e non intervengono nella linea editoriale. Per questo motivo abbiamo rifiutato e rifiutiamo le proposte di aziende che chiedono publiredazionali o articoli guidati…..
È evidente che la redazione non opera una sorta di etical-washing con dichiarazioni che si fermano alla superficie ma analizza i fatti in profondità generando una visione critica di tutti i componenti della filiera dell’agroalimentare, dalle materie prime ai lavoratori.
La peculiarità del Fatto Alimentare è quella di operare l’informazione con un mix equilibrato tra qualità dei prodotti, educazione alimentare, analisi dei rapporti sociali e per questo viene apprezzato.
Grazie a tutta la redazione.
Ecco chi ci vuole, donne coraggio, ultra sfruttate che hanno si sono unite contro una multinazionale e sono andate alla Rai. Ben venga chi ha fatto capire l’attuale situazione della Ferrero.E quante come la Ferrero stanno attuando lo stesso metodo, questo deve preoccupare seriamente il consumatore, e il comune cittadino.